MotoGP rovinata dalla “Race Direction”

MotoGP rovinata dalla “Race Direction”
Giovanni Zamagni
Perché si è arrivati a tutto questo tra Rossi e Marquez? Colpa della Direzione gara, totalmente assente e incapace di prendere una posizione netta e precisa. E così i piloti si sentono autorizzati a regolare i conti in pista
9 novembre 2015

VALENCIA – Alla fine, perché si è arrivati a tutto questo? Tralasciando motivi personali tra Valentino Rossi e Marc Marquez (chissà, magari è accaduto qualcosa tra i due di grosso che noi non conosciamo), la causa scatenante sembra essere il GP d’Argentina e, ancora di più, quello d’Olanda, come ripetuto più volte dallo stesso Valentino. Rivediamo quanto è accaduto.


A Termas de Rio Hondo, Marquez era stato al comando dal primo al 23esimo giro, quando venne raggiunto da Rossi, che andava nettamente più forte (7-8 decimi al giro): Marc provò a resistere al sorpasso, ci fu un contatto e lo spagnolo cadde.


Ad Assen, era stato Rossi a tentare la fuga, in testa dal primo al 19esimo giro, per poi essere passato da Marquez al 20esimo giro e tornare in testa al 24esimo. All’ultima chicane dell’ultimo giro, lo spagnolo aveva provato l’attacco, i due si erano toccati nuovamente, Rossi aveva tagliato la chicane, vincendo il GP. «Alzamora ha confermato che ce l’ha con me perché, secondo lui, gli ho fatto perdere il mondiale» ha detto più volte Rossi.

LE COLPE DELLA RACE DIRECTION

Al di là se sia vero o meno, c’è una certezza: in quei due episodi avrebbe dovuto intervenire la “Race Direction”, la Direzione Gara, la vera colpevole di tutto quanto accaduto in questo finale di stagione piena di tensione. In Argentina come in Olanda, la Race Direction - composta da Mike Webb, Javier Alonso e Franco Uncini - avrebbe dovuto intervenire, prendendo posizione contro uno o l’altro pilota. A Termas de Rio Hondo, Marquez era caduto: perché? Per una manovra irregolare di Rossi? Allora Valentino andava punito. Viceversa, Marc era finito a terra per aver fatto qualcosa di irregolare? Bisognava intervenire.

Non interessa con quale pena, non è questo che importa in questo momento, ma bisognava emettere una sentenza su quanto accaduto. Stessa cosa in Olanda, anzi, peggio. Rossi ha vinto tagliando una chicane: perché? Perché Marquez ha tentato un sorpasso irregolare, provocandone l’uscita. Allora va punito. Viceversa: Marquez non ha fatto nulla di irregolare, allora Valentino va penalizzato, perché non si può trionfare saltando l’ultima curva. Invece, tutto come se niente fosse: i due, in quella occasione, erano stati perlomeno richiamati in direzione gara (non se ne poteva fare a meno), ma non era stata presa alcuna posizione. Sbagliatissimo: entrambi i piloti si sono sentiti in qualche modo danneggiati, non tutelati e si è arrivati a una sorta di resa dei conti in pista.

La “Race Direction” ha sbagliato anche a Sepang, intervenendo tardivamente, ma, soprattutto, ha ignorato la richiesta della Yamaha di chiamare Rossi e Marquez prima del GP. Ma anche a Valencia, a mio modo di vedere, non si è agito alla vigilia come la situazione avrebbe richiesto. La “Race Direction” avrebbe dovuto dire: “Cari piloti, vi teniamo sotto controllo, qualsiasi azione sospetta verrà analizzata e punita. Uno si fa da parte per agevolare la rimonta di Rossi? 10 secondi di penalità (dico una cifra a caso). Ci sono sospetti sulla condotta di gara di un pilota? Sappia che verrà chiamato in Direzione Gara e dovrà dimostrare, con la telemetria o qualsiasi altra dato da noi richiesto, di aver fatto di tutto per vincere (o fare secondo, terzo, quarto…). Purtroppo, non è successo niente di tutto questo: inconcepibile. «L’anno prossimo la Race Direction verrà sostituita da tre uomini scelti dalla FIM» ha detto ai microfoni di SKY durante il fine settimana il presidente Vito Ippolito. Speriamo che sia effettivamente così: meglio tardi che mai, la direzione gara deve essere indipendente, non pagata dalla Dorna.

QUALE SOLUZIONE?

Il problema è che la situazione non sembra avere una risoluzione: ormai è tardi, l’acredine tra Rossi e Marquez ha raggiunto livelli incontrollabili e non più gestibili. Come se ne esce? L’unico che può fare qualcosa, per importanza e carisma, è Carmelo Ezpeleta, cercando di far ragionare i due, prima individualmente, poi assieme, cercando se non proprio un accordo, una tregua. Ma, al momento, sembra impossibile che i due abbiano voglia di parlare, di comunicare, di trovare una via d’uscita. E’ vero che il mondiale è finito, che il tempo ammorbiderà i toni, ma la paura è che il 2016 sarà tutt’altro che semplice.