MotoGP. Le pagelle del GP del Regno Unito 2016

MotoGP. Le pagelle del GP del Regno Unito 2016
Giovanni Zamagni
Un bel 10 a Viñales, predestinato. 9,5 a Crutchlow, magico. 9 a Rossi che è sempre lì da 20 anni. 6 a Màrquez, che è tornato ad attaccare, e a sbagliare
5 settembre 2016

MAVERICK VIÑALES - 10

Bravo, bravo, bravo. E’ arrivato a Silverstone convinto e determinato («qui si può vincere»), ed è stato di parola. Ma un conto è dirlo, un altro è riuscirci: ha ottenuto la sua prima vittoria in MotoGP con grande classe e velocità, sfruttando al meglio una Suzuki sicuramente in crescita e competitiva. Ma lui ha fatto la differenza, guidando alla perfezione fin da venerdì mattina. La migliore risposta a chi, ingiustamente, cominciava a metterne in discussione il talento. La prima di tante? Predestinato.


CAL CRUTCHLOW - 9,5

Per me, questo secondo posto ha ancora più valore del successo di Brno, ottenuto anche grazie a un indubbio vantaggio tecnico dato dalla scelta azzeccata delle gomme. A Silverstone è stato diverso: intanto era asciutto, e sappiamo che con le slick è molto più difficile battere quei campioni, e molti altri avevano scelto le sue stesse gomme. Sabato la pole, domenica una gran gara, ancora una volta prima Honda al traguardo, con anche una bella serie di sorpassi. Momento magico.


VALENTINO ROSSI - 9

Il termine di paragone è sempre il compagno di squadra, al quale ha rifilato oltre 15 secondi. Un’eternità, soprattutto se chi ha la tua stessa moto veniva indicato come il “Re di Silverstone”. Ma il vero “Re” del motomondiale continua a essere lui, Valentino Rossi, capace di guidare sopra i problemi e di infiammare ogni sfida della quale è protagonista. Lo scontro ravvicinato con Màrquez è stato entusiasmante: grazie per lo spettacolo. Sempre lì, da vent’anni.


MÀRC MÀRQUEZ - 6

Ha lasciato nel box il "Màrquez 2.0" del 2016, ed è tornato attaccante. Ha infiammato il pubblico con una serie di sorpassi duri quanto spettacolari (e regolari), ma è anche tornato a sbagliare, come quest’anno non aveva mai fatto in gara (caduta di Le Mans a parte). Due dritti in gara, uno voluto quando era alle spalle di Rossi (voluto in questo senso: si è accorto che non ci sarebbe stato, e ha raddrizzato la moto sapendo che c’era l’asfalto all’esterno), un altro determinato da un errore che avrebbe potuto pagare caro. Alla fine, si salva sempre. Non può essere casuale.


DANI PEDROSA - 5

Il suo è stato un fine settimana tutto sommato positivo: per la prima volta quest’anno è stato più veloce del compagno di squadra in qualifica, e in gara è stato sempre lì davanti, a pochi decimi dal podio. Ma pur essendo in posizione privilegiata, non ha mai azzardato un sorpasso e nell’ultimo giro non ha opposto alcuna resistenza contro il compagno di squadra. Che differenza con Crutchlow, che quando si è ritrovato Màrquez alle spalle ha replicato a ogni suo tentativo. Va bene non creare problemi, ma così è stato troppo arrendevole.


ANDREA DOVIZIOSO - 6

Ripete dall’inizio dell’anno (anzi, da qualche anno), che la Ducati è veloce, ma richiede troppo sforzo nella guida. In pochi gli credono, ma a Silverstone lo ha confermato anche il compagno di squadra. Porta la Desmosedici al traguardo: non è granché, ma i fatti dicono che non si poteva fare troppo di più.
 


ANDREA IANNONE - 6

La sua generosità lo porta sempre a spingere, anche quando non ci sono le condizioni (tecniche). Però la sua velocità non è in discussione, e qualche sorpasso è stato davvero da applausi.


ALEIX ESPARGARÓ - 5

Non ha fatto male, ma il confronto con il compagno di squadra lo condanna all’insufficienza.


JORGE LORENZO - 4

Un disastro, una serie di sbagli clamorosi per uno della sua esperienza (e per quella del team). Dopo lo straordinario successo al Mugello ha raccolto 31 punti in sei gare, evidenziando limiti preoccupanti. Chissà cosa staranno pensando in Ducati… Imbarazzante.


DANILO PETRUCCI - 5

Rivogliamo il vero Danilo, questo non è quello che conoscevamo. Poco incisivo, mai veloce, nemmeno sul bagnato.


ALVARO BAUTISTA - 7

Checché ne dica il suo Presidente, lui dà sempre il massimo, portando quasi sempre al traguardo una moto che ha bisogno di fare chilometri. Uno così, che conosce questo progetto dalla nascita, sarebbe probabilmente stato utile anche per il futuro.


ALEX LOWES - 7

Al debutto su una MotoGP, dopo averla provata solo per una quindicina di giri a Brno, ha fatto vedere di avere talento e capacità: scommessa vinta.


STEFAN BRADL - 4

L’esatto contrario del suo compagno di squadra.


SUZUKI GSX-RR - 9

Veloce, stabile, precisa in ingresso curva e in percorrenza, “gentile” con le gomme: a Silverstone è sembrata la moto quasi perfetta. E pensare che è passato solo un anno e mezzo dal suo ritorno nel motomondiale.


HONDA RC213V - 8,5

Un netto passo in avanti rispetto alle ultime gare, come dimostrano i risultati degli “altri”: si può dire che forse per la prima volta in questa stagione, non è stata competitiva solo con Màrquez, ma anche con gli altri piloti.


YAMAHA M1 - 7

Un’involuzione preoccupante: cosa è successo alla moto “dominatrice” della prima parte della stagione? Questa volta è stato Rossi a metterci una pezza, perché la M1 era tutt’altro che competitiva.


DUCATI DESMOSEDICIGP - 7

La velocità non è in discussione, il modo con il quale si fa il tempo sì: se entrambi i piloti finiscono il GP (o cadono) con l’avambraccio destro distrutto dalla fatica, non può essere solo questione di preparazione fisica.


APRILIA RS-GP - 6

C’entra l’obiettivo minimo di arrivare nei primi 10, ma il distacco rimane elevatissimo: 1”722 sul giro secco in gara (Viñales: 2’02”339, Bautista: 2’04”061), 32”084 nel totale del GP. Decisamente troppi.

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