MotoGP, Ezpeleta: no alla terza Honda

MotoGP, Ezpeleta: no alla terza Honda
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Il CEO Dorna risponde alle ipotesi. Parla anche di un Mondiale 2020 e del suo valore, ma anche delle tre gare nella penisola iberica: "Non è detto che sarà necessario alternare le piste"
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18 dicembre 2020

Evidentemente l'idea del nostro Zam - prevedere per il 2021 una deroga alla norma che fissa a due le moto ufficiali in griglia - ha fatto tendenza. L'ipotesi deve essere sembrata interessante tanto da guadagnare massa critica e arrivare a Carmelo Ezpeleta, che in un'intervista rilasciata a Motorionline ha pensato bene di sgombrare il campo da qualunque dubbio.

"Le eccezioni sono fuori discussione: non sarà possibile schierare più di due moto per squadra. Honda ha due posti a disposizione per il team Repsol HRC e due per la squadra di Lucio Cecchinello."

In effetti, per quanto realistica da un punto di vista pratico, l'idea avrebbe creato un precedente pericolosissimo in un momento storico in cui invece è necessaria la massima stabilità regolamentare: la sempre maggior professionalizzazione della MotoGP porta infatti ad attaccare i regolamenti come avviene, ad esempio, in Formula 1, dove la... giurisprudenza è diventata importante almeno quanto la ricerca tecnica.

È comunque fuori discussione il fatto che l'assenza di Marquez abbia pesato moltissimo nel Mondiale 2020: inevitabile che, fuori il mattatore delle ultime otto stagioni, siano nate polemiche relative al valore del campionato e del titolo. Insinuazioni che però, come già successo tempo fa, Ezpeleta rimanda al mittente.

"Marquez è caduto a Jerez prendendosi dei rischi, come del resto ha sempre fatto grazie alla sua incredibile abilità. È stato sfortunato, certo, ma non per questo il mondiale è stato meno valido. Nel 1999, per fare un esempio, nessuno ha mai pensato che il titolo valesse di meno perché Doohan è caduto e alla fine il Mondiale è andato a Crivillé. Certo, con Marquez in pista il campionato si sarebbe svolto diversamente, ma sono le regole del gioco."

"Anche le polemiche sul numero di gare disputate, 15 invece che 18, lasciano il tempo che trovano. Quando Dorna ha iniziato il Mondiale si correva su 12 o 13 gare al massimo e nessuno si è mai sognato di metterne in dubbio la validità."

Proprio il numero di gare è l'oggetto di altri ragionamenti fatti da Ezpeleta, perché al netto del 2021 - quando la MotoGP dovrà comunque continuare a fare i conti con il COVID-19 e quindi dovrà correre su un calendario anomalo e pronto ad adottare diversi "piani B" - c'è molta carne al fuoco per il 2022, fra cui la rotazione di tre circuiti sui cinque della penisola iberica (Jerez, Barcellona, Valencia, Aragon e Portimao) che, sulla carta, potrebbe significare che il 2021 sarà l'ultimo in cui si correrà su quattro piste spagnole.

"In realtà l'accordo è un po' diverso: si faranno almeno tre gare sui cinque circuiti iberici disponibili, ma non è escluso che possano essere di più. Mi spiego meglio: in condizioni normali puntiamo ad avere, dal 2022 al 2026, ovvero per i cinque anni per cui abbiamo firmato l'accordo, un calendario con non più di 22 Gran Premi. Ma la cosa non significa che per arrivare a 22 non si possa - o debba (vedasi, per esempio, la rinuncia di Brno, NdR) - arrivare a correre quattro o cinque GP su quei circuiti. Abbiamo ampio margine decisionale..."