MotoGP. Come si affronta un nuovo circuito

MotoGP. Come si affronta un nuovo circuito
Giovanni Zamagni
La preparazione di una moto per un pista dove non si è mai corso prima è una sfida. Antonio Jimenez, capo tecnico di Marco Melandri al team Gresini ci spiega come si fa | G. Zamagni, Aragon
17 settembre 2010

Punti chiave


ARAGON – Pista nuova, tutta da scoprire per piloti e tecnici. Come si lavora quando non si hanno dati e riferimenti a disposizione? Lo spiega Antonio Jimenez, capo tecnico di Marco Melandri al team Gresini.

«Naturalmente, il primo parametro da sistemare è quello del cambio. Si guarda quanto è lungo il rettilineo e con i riferimenti dell’ultima curva e delle altre piste si fa una stima della sesta marcia. Inizialmente, la fai sempre un po’ più lunga, per evitare che si arrivi al limitatore, con conseguenti danni per il motore. L’esperienza ti aiuta: nel primo turno di libere, abbiamo verificato una differenza di 1-2 km/h tra la velocità ipotizzata e quella reale. In pratica, con la sesta marcia eravamo vicini alla perfezione. A quel punto, lavori sugli altri rapporti, adattandoli alle curve del circuito. Parti con una configurazione standard e poi, piano piano, la modifichi: nel primo turno di libere eravamo vicini all’85% alla configurazione ideale».


Quando il pilota entra in pista per la prima volta, lavora in modo differente rispetto al solito?
«Per iniziare si usa un assetto approssimativo. Noi siamo partiti dalla messa punto dell’ultima gara (Misano, ndr), adattandola al tracciato: qui ci sono molte curve lunghe, in appoggio, e quindi abbiamo montato una molla un po’ più dura per l’ammortizzatore posteriore. Rispetto al solito, il pilota deve girare un po’ di più, stare di più in pista, perché deve anche imparare traiettorie e punti di frenata che non conosce. Insomma, al box si lavora di più dopo il turno».


Tra la prima e la seconda ora di libere, che interventi vengono fatti.
«Noi eravamo già abbastanza a posto, quindi ci siamo concentrati soprattutto sul propulsore, sull’erogazione e sul freno motore, parametri sempre piuttosto delicati da mettere a punto».


Qui ci sono quattro turni da 45 minuti invece che tre da 60 minuti: qual è il tuo giudizio?
«Sinceramente, a me è mancato l’ultimo quarto d’ora per provare una gomma nuova. Insomma, nel complesso direi che sono meglio tre turni da un’ora: l’unico vantaggio dei quattro turni è che lavori al venerdì mattina e non stai a fare niente nel box. L’ottimale,comunque, sarebbero quattro turni da un’ora: non credo che sia questo a incidere sui costi e lo spettacolo ne beneficerebbe».


Impossibile dargli torto.