MotoGP, Clinica Mobile. Ottimismo e recupero

MotoGP, Clinica Mobile. Ottimismo e recupero
La stagione è iniziata con un weekend di gara ricco di emozioni e momenti unici. Ma, purtroppo, abbiamo già i primi infortunati dell’anno: il giapponese Tatsuki Suzuki, della Squadra Corse Sic58, e Albert Arenas, dell’Angel Nieto Team
21 marzo 2018

La stagione è iniziata con un weekend di gara ricco di emozioni e momenti unici. Ma, purtroppo, abbiamo già i primi infortunati dell’anno: il giapponese Tatsuki Suzuki, della Squadra Corse Sic58, e Albert Arenas dell’Angel Nieto Team, entrambi piloti di Moto3. Frattura del polso per il pilota giapponese e frattura della clavicola per lo spagnolo. Il nostro team si è preso cura dei due infortunati durante il fine settimana e, nel caso di Suzuki, stiamo seguendo da vicino la diagnostica per valutare con precisione la lesione e impostare il piano di recupero funzionale più adeguato, affinché possa rientrare in pista al più presto e in perfette condizioni. In Qatar Tatsuki, caduto venerdì, è venuto ogni giorno in Clinica Mobile e ha dimostrato di avere molta grinta e una buona dose di ottimismo. Infatti, il nostro team di medici e fisioterapisti è rimasto colpito dalla simpatia e dall’allegria di questo ragazzo solare, che non smetteva di sorridere e scherzare nonostante il dolore al polso.


Molto probabilmente questo suo atteggiamento accelererà la fase di recupero e il processo di riabilitazione. Per un atleta professionista o uno sportivo amatoriale, un infortunio rappresenta sicuramente un ostacolo dal punto di vista fisico, ma implica anche una risposta sul piano psicologico. Spesso, nel percorso verso la guarigione si tende a focalizzare l’attenzione sulla riabilitazione fisica, ma è necessario stimolare l’acquisizione di un approccio mentale positivo, e fornire all’atleta gli strumenti necessari per gestire emozionalmente i momenti critici, come nel caso di un infortunio.


Nel mondo delle moto capita spesso di assistere a recuperi da infortuni gravi in tempi record. Talvolta sembra addirittura che questi straordinari atleti abbiano dei superpoteri,per guarire da traumi che generalmente costringono le persone “normali” a mesi di riposo. Sicuramente, l’ottima preparazione fisica di base che contraddistingue molti piloti aiuta molto, ma il vero segreto sta nella loro determinazione a voler tornare in pista. Inevitabilmente un pilota infortunato che supera la frustrazione del momento e visualizza se stesso di nuovo in forma e in sella alla propria moto, avrà più possibilità di tornare presto a gareggiare rispetto a chi si scoraggia e si lascia sopraffare da immagini negative, dall’ansia da recupero, dalla paura di non farcela e, nel caso dei nostri piloti, dall’angoscia di perdere una o più gare.


Sicuramente il supporto che il pilota può ottenere dal contesto sociale in cui si trova è essenziale per costruire l’approccio mentale giusto. E su questo punto Clinica Mobile gioca un ruolo fondamentale durante i fine settimana di gara nel paddock. Fin dall’inizio dell’attività di Clinica Mobile, il Dottor Costa iniziò ad aiutare i piloti quando avevano bisogno di un supporto psicologico, e assunse un ruolo di psicologo-confessore in grado di trovare sempre le parole giuste per motivare i piloti nei momenti di sconforto: questo non solo per questioni di salute, ma anche in momenti critici della carriera sportiva, aiutando in qualche modo anche la gente comune e i motociclisti che seguono i campionati da casa, e trovavano nelle sue parole una fonte di ispirazione per affrontare situazioni simili a quelle vissute dai loro eroi, in pista, sulla strada e nella vita.


In un’occasione difficile a tutti sarà capitato almeno una volta di sentirsi dire la classica frase “Pensa positivo!”, che può sembrare una banalità, o comunque una missione impossibile nel caso di infortunio serio, ma che di fatto è una grande strategia.

Affermazioni positive e frasi motivazionali, dette nel momento giusto da una persona competente che ha la loro fiducia, possono aiutare un atleta non solo a trovare l’energia necessaria per affrontare un recupero, ma anche incidere positivamente sulle sue prestazioni in momenti critici. Nel mio lavoro in Clinica Mobile, capita spesso che i piloti cerchino consiglio, non solo per la gestione dei traumi, ma anche per affrontare situazioni difficili.


Nel 2015 Andrea Iannone ebbe un infortunio alla spalla e ci occupammo del suo percorso riabilitativo in pista e a casa. Ricordo che durante un trattamento fisioterapico iniziammo a chiacchierare, e mi accorsi subito che era un po’ scoraggiato. Allora gli parlai dell’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, e lui si mise a ridere e sparò subito una delle sue battute scherzose. Anche se sul momento Andrea non prese troppo sul serio la storia di quello strano uccello esotico, quelle quattro chiacchiere spensierate risollevarono il suo umore.
 


Niccolò Antonelli (pilota con il quale ho un rapporto di fiducia speciale, poiché ho iniziato a seguirlo sul piano medico fin da quando era piccolo), l’anno scorso ha vissuto una stagione sportiva un po’ difficile. Ricordo che il giovedì del weekend di gara in Giappone venne in Clinica Mobile a cercare supporto. Quando vidi la grande lavagna appesa al muro della struttura che ci aveva messo a disposizione il circuito, mi venne l’idea di scrivere una frase che avevo letto in passato per motivarlo, che diceva più o meno così: “Nessuno può tornare indietro e scrivere un nuovo inizio, ma chiunque può partire oggi e creare un nuovo finale”.
 

Quando tornò il giorno dopo per un trattamento, e vide la scritta mi disse: “Che bella frase, Doc!”. E allora gli risposi che quelle parole erano per lui. Emozionato, mi disse che ce l’avrebbe messa tutta per arrivare al podio: avevo scritto la frase giusta, perché Niccolò uscì dalla Clinica Mobile carico e motivato e la domenica tornò dopo la gara a salutarci trionfante, dopo essere salito sul secondo gradino del podio!

E sono proprio queste situazioni che mi fanno amare sempre di più il mio lavoro con i piloti, esseri invincibili che non smettono di farci sognare.

 

di Michele Zasa