MotoGP. Casey Stoner: “La Ducati è da Mondiale”

MotoGP. Casey Stoner: “La Ducati è da Mondiale”
Giovanni Zamagni
L’ex iridato, in veste di collaudatore, ci racconta dei suoi test e delle sue… prospettive di lavoro. Esprimendo valutazioni anche sulla competitività della Desmosedici che ha provato
3 febbraio 2016

Sorprendente Stoner. O forse no, perché da un talento come lui ci aspettavamo questo ed altro, fatto sta che chiudere la terza giornata di test con il quinto tempo assoluto, ad una manciata di centesimi da Crutchlow e Marquez non è cosa da tutti. Figuriamoci da uno che non sale su una MotoGP da mesi, che non guida la Ducati da cinque anni e che le Michelin le ha provate, con scarso amore, solo nel suo anno d’esordio quasi otto stagioni fa.

Ci facciamo raccontare la sua terza giornata di test. Casey, com’è andata oggi?

«Come sapete, il meteo non ci ha aiutato – siamo arrivati qui e abbiamo dovuto aspettare fino al dopopranzo per girare con la pista in condizioni decorose. Prima abbiamo fatto due uscite, con grandi differenze in termini di assetto per capire le differenze e poi abbiamo fatto due ulteriori aggiustamenti prima che cominciasse a piovere, costringendoci ad accorciare il programma del pomeriggio».

«Nel pomeriggio abbiamo faticato a scaldare la gomma posteriore e quindi a trovare grip. Abbiamo dovuto giocare un po’ con l’assetto per trovare una base che ci permettesse di lavorare per capire l’anteriore Michelin, che alla fine è stato praticamente l’unico lavoro che abbiamo svolto nella giornata».

«Siamo un po’ delusi perché nessuno è riuscito a passare troppo tempo in pista oggi – quando la traiettoria si asciugava uscivano tutti, e non è esattamente il momento migliore per stare là fuori e raccogliere dati. Insomma, non sono certo le condizioni ideali ma eravamo tutti nelle stesse condizioni, quindi…»

Ti aspettavi di essere così veloce, e di avere la tenuta fisica necessaria dopo tanto tempo?

«Beh, ho sofferto» ride Casey. «Onestamente sono in una forma migliore di quanto non immaginassi dopo tanto tempo senza salire in sella, e allo stesso tempo non ci aspettavamo di essere così competitivi perché non abbiamo lavorato cercando l’assetto ideale, abbiamo invece fatto tanti esperimenti per capire cosa succede sulla moto andando in ogni direzione».

«Avevamo un programma molto preciso che oggi purtroppo è stato rovinato dal meteo, ma naturalmente essere riusciti ad essere costantemente veloci è una bella soddisfazione sia per me che per Ducati».

In questo test Valentino ha provato delle appendici aerodinamiche per la sua Yamaha scartandole ancora una volta. La tua Ducati invece è piena di alettoni – cosa cambia? La moto diventa più pesante da far voltare?

«In questo momento non trovo la moto pesante, non avendo riferimenti perché non ho provato la moto senza alettoni – più avanti toglieremo gli alettoni e poi li rimetteremo per capire bene tutte le differenze in termini di comportamento. Non riesco quindi a trovare difetti, non sento la moto pesante nei cambi di direzione, credo che magari i piloti che vengono da Ducati non sentano grandi differenze. In questo momento ritengo quindi che apportino solo dei vantaggi, perché quando guidavo la Ducati anni fa avevano grandi pregi e solo qualche piccolo difetto, che credo che nel frattempo siano stati eliminati».

Paolo Ciabatti ha detto di aver già concordato con te il compenso in caso dovessi decidere di correre…

«No, onestamente non ho in programma di correre» ride di nuovo Casey. «La cosa migliore che posso fare in questo momento è girare il più possibile, prendere confidenza con la moto in maniera che quando inizieremo a fare confronti diretti sapremo esattamente quello che stiamo facendo e ci verrà tutto naturale per poter pensare ai prossimi step. Finora le cose sono andate bene, ad ogni tentativo abbiamo avuto risposte precise, in un senso o nell’altro. Ora si tratta solo di discutere per bene tutto quello che abbiamo imparato per definire il programma dei prossimi test».

C’è stato un momento di questi test in cui hai pensato “beh, mi piacerebbe tornare a correre”? E se non è successo cos’è che ti frena? Il pericolo, la pressione, il costante fastidio della stampa? Insomma, cos’è che ti permette di essere felice limitandoti a provare?

«Il mio ruolo è completamente cambiato in questo momento, non sono un tecnico ma di fatto nella veste di collaudatore devo assumere anche il ruolo di tecnico. A molti piloti interessa solo portare avanti la moto, migliorarla – io invece trovo molto interessante capire bene ogni modifica che facciamo, cosa comporta, perché funziona o non funziona. Quindi inizierò a studiare molto attentamente il loro lavoro, perché ci sono tanti sistemi molto complessi al lavoro su questo genere di moto».

Quindi in sostanza vuoi fare il tecnico?

«Beh, forse non mi metterò a fare il meccanico a tempo pieno» sorride Casey. «Ma se non fossi stato impegnato a correre qualche anno fa mi sarebbe piaciuto prendere una laurea in ingegneria, quindi è bello imparare tutte queste cose».

Ducati quest’anno punta al titolo. Considerando che sei tornato dopo una lunga inattività e hai staccato un tempo nei primi quattro, credi che se fossi uno dei piloti ufficiali potresti puntare al titolo con questa moto?

«Credo che finora la moto sia stata più che soddisfacente, e si tratta comunque della versione dello scorso anno – non vedo l’ora di provare un po’ delle novità di quest’anno per vedere quali sono le differenze. Onestamente non penso davvero di correre, quindi non posso rispondere a questa domanda ma direi che la Desmosedici sia decisamente una moto da mondiale».

«Credo che con qualche altra evoluzione, qualche passo avanti qua e là per sistemare i punti deboli penso che sarebbe una moto molto, molto competitiva. Non ha grossi punti deboli, fa alcune cose molto bene, ne fa altre un po’ meno bene – stiamo cercando di migliorare in quei punti per renderla un pacchetto completo».

Proverai in Qatar?

«Certo».

Cosa ne pensi delle Michelin? Come credi che debba cambiare lo stile dei piloti per adattarsi alle nuove gomme?

«Finora non ho trovato grossi problemi. Il primo giorno probabilmente ero abbastanza sensibile a questa cosa, perché le gomme avevano causato un po’ troppe cadute e non sapevo bene cosa aspettarmi. C’è un punto della piega, appena dopo i 45°, in cui l’anteriore sembra cadere un po’, non andare d’accordo con il posteriore almeno con alcuni dei profili che abbiamo provato, cosa che tende ad innervosire un po’ certi piloti che non si sentono quindi del tutto a loro agio alla curva cinque, che è molto veloce in entrata. Quando la moto si alleggerisce non ama quel genere di profilo, diventa un po’ nervosa – credo che sia il momento preciso in cui l’anteriore vorrebbe mollare e mandarvi per terra».

«Le cadute sono state tutte molto simili, in quel frangente, negli ultimi giorni, per cui sono stato abbastanza cauto. In generale direi che la stabilità in frenata non sia la stessa che con le Bridgestone, ma hanno un sacco di pregi. In ingresso curva si può forzare, entrare un po’ più tardi, è più agile e al posteriore c’è davvero tanto grip. Credo che ogni cosa abbia pregi e difetti, in generale, ma finora il feeling è molto positivo».