MotoGP, Casey Stoner: "I piloti di oggi sono troppo orgogliosi"

MotoGP, Casey Stoner: "I piloti di oggi sono troppo orgogliosi"
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
L'australiano parla dei colleghi di oggi, del loro approccio e delle metodologie d'allenamento. E, indirettamente, di come potrebbe aiutarli
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
15 giugno 2020

Sembra proprio che Casey Stoner soffra la nostalgia del paddock della MotoGP. Dopo essere uscito sbattendo la porta, stanco del contorno mediatico, ha comunque... soddisfatto il suo bisogno di guidare lavorando come collaudatore per Honda e poi Ducati, lasciando però entrambe con qualche polemica.

Di recente, però, l'australiano due volte campione del mondo ha lanciato messaggi al mondo della GP, sostenendo (sicuramente a ragione) di avere ancora molto da dare, se non più come pilota, sicuramente come coach o comunque in veste consulenziale. Il primo episodio è stato durante l'intervista con il connazionale Chris Vermeulen, ma più di recente è venuta fuori anche in una serie di dichiarazioni riportate dal francese Paddock-GP.

Sulla scorta della sua esperienza agonistica - a occhio diremmo più in Ducati che non in Honda - Stoner accusa infatti i piloti di oggi di pigrizia e di... eccesso di orgoglio, nella distribuzione dei compiti fra casa costruttrice e pilota. "Tutti chiedono che la moto si adatti al loro stile di guida, il problema è che modificare il comportamento di una moto richiede tanti soldi e impegno da parte del costruttore, senza peraltro avere garanze in merito ai risultati. Al contrario, se il pilota adatta il suo stile alla moto, i risultati possono arrivare molto più velocemente e con soddisfazione."

La situazione ricorda sicuramente quella che Casey si è trovato ad affrontare in Ducati, dove per trovare un vantaggio competitivo sugli avversari l'ingegner Preziosi - assistito da Bridgestone - sviluppò una Desmosedici dalle caratteristiche quantomeno particolari, che per rendere al meglio richiedeva una guida estrema che solo Stoner ha saputo tradurre in pratica. Sfruttandone i pregi, per lo più motoristici, e nascondendone le idiosincrasie ciclistiche che... mandarono al manicomio tanti dei suoi compagni di squadra. Merito soprattutto dell'allenamento in fuoristrada, che affina sensibilità e versatilità.

 

 

"Anche quando correvo io molti non capivano l'importanza dell'allenamento con il cross. È qui che ho imparato a gestire la potenza, anche in bagarre: lì ci si trova spesso molto vicini, e in questo senso è piuttosto simile alla velocità. Ed è lo stesso con le discipline come il flat track, dove contano i minimi dettagli: bisogna andare a cercare il grip, gestirlo, saperlo ritrovare quando si perde aderenza. E lì non si può contare sull'intervento dell'elettronica. Ecco come ho imparato a sfruttare le caratteristiche della Ducati..."