MotoGP 2020. Rossi: “A Jerez ho sempre sofferto negli ultimi anni”

MotoGP 2020. Rossi: “A Jerez ho sempre sofferto negli ultimi anni”
Giovanni Zamagni
Valentino torna sull’opaca gara di domenica scorsa: “Il problema è sempre lo stesso. Non riusciamo a far lavorare le gomme. E con il caldo, su questa pista, per me è ancora peggio. Con Munoz tutto ok, abbiamo capito che dobbiamo cambiare qualcosa nel metodo di lavoro e nelle moto”
23 luglio 2020

Troppo brutto per essere vero, o prestazioni alle quali dobbiamo abituarci? Dopo un GP di Spagna disastroso, Valentino Rossi spera che il GP di Andalusia sia differente, molto differente. Il problema è sempre lo stesso: riuscire a sfruttare le gomme Michelin come riescono a fare gli altri piloti Yamaha.
“Dobbiamo trovare qualcosa per risolvere la situazione. Correre sullo stesso circuito a una settimana di distanza è piuttosto strano, ma potrebbe anche essere un vantaggio per provare a essere più competitivi”.

Puoi dire qualcosa sulla rottura che ti ha costretto al ritiro?
“Non so bene cosa sia successo, la Yamaha sta cercando di capire qual è stato il problema (il motore è stato spedito in Giappone, NDA) Speriamo di poter lavorare in un modo normale per questo GP”.

Il cambio di capo tecnico, per il momento, non ha portato i vantaggi sperati.
“Abbiamo provato a cambiare per risolvere il problema, ma abbiamo bisogno di tempo, è stato solo il primo GP: personalmente sono contento della situazione nel box”.

Il tuo problema mi ricorda quello di Lorenzo l’anno scorso: la Honda vinceva con Marquez, lui non finiva nei 10. E’ un po’ così?
“Ogni anno ha la sua storia. All’inizio, Lorenzo non andava nemmeno troppo male con la Honda, poi ha perso fiducia dopo le cadute. Noi, per qualche motivo, che sia la guida o la messa a punto, non facciamo lavorare le gomme. Questo fa una grande differenza, dobbiamo trovare una soluzione. Va anche detto, che qui a Jerez ho sempre faticato negli ultimi anni e con il caldo è ancora peggio per la mia situazione. Abbiamo capito che dobbiamo cambiare qualcosa nella moto e nel metodo di lavoro: sarà interessante vedere se saremo più competitivi.

Se tu fossi il team manager di Marquez, lo faresti correre?
“Impossibile giudicare da fuori. All’inizio sembrava un brutto infortunio, ma è già qui dopo soli tre giorni. Bisogna capire se può guidare la moto, ma io non so esattamente cosa gli sia successo”.

Ma potrebbe essere pericoloso per se stesso e per gli altri?
“Ripeto: non si può sapere da fuori qual è la situazione. A vedere la caduta e la situazione nelle ore successive, sembrava un infortunio molto grave e che stesse fuori molto tempo. Invece è qui. Questo è un aspetto positivo, ma ognuno deve pensare a se stesso”.

Tanti infortuni e tutti che provano ad accelerare il recupero: una scelta dovuta al campionato così corto?
“Brutto vedere tanti infortuni, in troppi si sono fatti male. Per quanto riguarda i recuperi, tante volte abbiamo visto nel motociclismo i piloti tornare molto velocemente. Per diversi motivi: perché i piloti sono coraggiosi; perché fisicamente sono molto ben allenati; perché hanno dietro di loro medici di altissimo livello. Ma è anche vero che il campionato corto mette ancora più pepe ai recuperi”.

E’ stato fatto un intervento per le sanzioni con bandiere gialle: qual è la tua opinione?
“Vogliono più attenzione da parte dei piloti, migliore la sicurezza. Sono preoccupati perché tante volte si è visto i piloti spingere forte anche se sventolano le bandiere gialle ed, effettivamente, è pericoloso, come si è visto anche nell’episodio con Miller e Rins coinvolti (durante le QP, Miller è caduto alla 11 e un attimo dopo è scivolato anche Rins, con il rischio che la sua Suzuki centrasse il pilota della Ducati, NDA). Ma è anche vero che spesso le bandiere gialle sono molto lontane, bisogna trovare un moto per riuscire a vederle meglio”.

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