MotoGP 2018. Suzuki-Iannone: ecco perché è finita

MotoGP 2018. Suzuki-Iannone: ecco perché è finita
Giovanni Zamagni
Dopo il secondo posto in Australia, Andrea ha lanciato delle accuse contro la Casa giapponese, accuse che il team manager Davide Brivio rimanda al mittente. Il pilota di Vasto è un gran talento, ma paga la mancanza di metodo di lavoro e qualche atteggiamento discutibile
1 novembre 2018

SEPANG – Dopo il secondo posto in Australia, Andrea Iannone è stato piuttosto duro nei confronti della Suzuki, in particolare su tre affermazioni: 1) Il merito della competitività della moto è mio; 2) Non capisco perché Suzuki non mi ha rinnovato il contratto; 3) Abbiamo conquistato tre podi, ma se ci fosse stato più entusiasmo dentro al box, avremmo anche potuto ottenerne di più.


Ha ragione? Com’è la situazione? Cominciamo con l’opinione di Davide Brivio, team manager Suzuki.

 

1) “LA SUZUKI E’ COMPETITIVA PER MERITO MIO”

«Non sono d’accordo. Il modo nel quale abbiamo sviluppato la moto nel 2018 è stato fatto sfruttando una novità importante: il test team. Sylvain Guintoli ha svolto un ottimo lavoro, con il compito di fare selezione del materiale in Giappone, per poi dare i pezzi ai piloti ufficiali. I nostri ingegneri hanno ascoltato tutte le richieste di Rins e Iannone, per altro molto simili. Mi sembra ingeneroso dire che il merito è solo di Andrea: è stato un lavoro collettivo. Un aspetto sul quale Iannone ha spinto molto e ha insistito tanto è sulla parte elettronica: venendo da Ducati, ha visto che eravamo un po’ indietro e lì dobbiamo ancora migliorare: abbiamo fatto dei passi in avanti, ma ne servono altri. Ripeto, dietro alla nostra crescita c’è il contributo di tutti e la messa a punto di base utilizzata adesso da Andrea è frutto di un lavoro fatto durante la stagione da Alex, come ha dichiarato lo stesso Iannone ad Aragon».

 

2) “NON SO PERCHE’ NON MI HANNO RINNOVATO IL CONTRATTO”

“Preferisco non dire niente al riguardo: ne abbiamo parlato tante volte con lui, gli abbiamo spiegato i motivi. Lui li consce: se non li ha capiti, possiamo riparlarne quanto vuole, ma li dovrebbe conoscere”.

 

3) “CON PIU’ ENTUSIASMO AVREMMO CONQUISTATO PIU’ PODI”

«Non è mai mancato l’entusiasmo nella nostra squadra, abbiamo sempre continuato a lavorare a testa bassa. Il 2017 è stato un anno difficile, abbiamo migliorato riuscendo a recuperare una situazione delicata. La nostra crescita è stata costante per tutto l’anno, a conferma che il nostro impegno non è mai venuto meno: nel 2018 siamo partiti con una base migliore rispetto a quella dell’anno scorso e siamo diventati più competitivi durante la stagione: non mi sembra proprio che sia mancato entusiasmo”.

 

ECCO PERCHE’ SI E’ ARRIVATI ALLA ROTTURA

Le parole di Davide Brivio sono assolutamente condivisibili e se si è arrivati alla rottura non è certo per le qualità di pilotaggio di Iannone, considerato da tutti fortissimo, con un talento smisurato. Il talento da solo, però, non basta e in Suzuki è successo quello che era già accaduto nelle squadre precedenti nelle quali Iannone ha corso in MotoGP, ma anche in Moto2 e in 125. A fregare Andrea è il suo carattere, il non mettersi mai in discussione, dare sempre la colpa agli altri quando le cose non vanno bene, trovare sempre una giustificazione anche per un proprio errore madornale (vedi tamponamento del compagno di squadra Dovizioso in Argentina nel 2016). Inoltre, chi ha lavorato con lui – quindi anche i tecnici della Suzuki – rimproverano al pilota la totale mancanza di un metodo di lavoro, confusionario e troppo condizionato dalle scelte altrui (per esempio: si decide di partire nelle FP2 con una certa gomma, ma accade tante volte che Andrea cambi all’ultimo secondo idea vedendo che alcuni rivali montano pneumatici differenti…), l’incapacità di prendere una direzione e portarla avanti, la continua ricerca di qualcuno da seguire anche nei turni di libere e anche quando, come in Australia, è lui a essere superiore agli altri. Non solo: il rapporto con la Suzuki è finito anche per i comportamenti fuori dalla pista, con almeno un paio di lettere di richiamo arrivate dal Giappone. Per tutto, questo, la Suzuki ha preferito rinunciare a un talento come lui. Come avevano già fatto prima di loro la Ducati, il team SpeedUP e altri ancora. Andrea è fortissimo, ma per diventare un campione deve rivedere qualcosa: speriamo non sia troppo tardi.