MotoGP 2018. Rossi: "Poteva essere una giornata storica"

MotoGP 2018. Rossi: "Poteva essere una giornata storica"
Giovanni Zamagni
Dopo la vittoria del fratello Marini, la conquista del titolo di Bagnaia e il successo del suo team, Valentino sognava il gradino più alto del podio: “Sarebbe stata una vittoria storica. Sicuramente ho fatto un errore, ma non so bene perché sono caduto. Una grande delusione: per qualche giorno bisogna nascondere corde e sgabelli per non fare stupidate…”
4 novembre 2018

 

SEPANG – Avrebbe potuto essere una giornata storica, si è trasformata in una delusione cocente. Lo ammette lo stesso Valentino Rossi.


«E’ stata una gara fantastica, la migliore dell’anno. Se avessi vinto, sarebbe stata una giornata storica, la più bella della mia carriera, perché in Moto2 ha vinto per la prima volta mio fratello (Luca Marini, NDA), ha vinto per la prima volta il titolo Pecco Bagnaia, per la prima volta la mia squadra (SKY-VR46, NDA) ha conquistato il mondiale. Se ce l’avessi fatta anch’io sarebbe stata indimenticabile».

 

Invece cosa è successo?

«Non lo so, la devo rivedere bene, ma è chiaro che quando cadi è perché hai fatto un errore. Dalla moto a me non è sembrato di aver fatto niente di differente e in quella curva (la numero uno, NDA) solitamente scivola perché si chiude l’anteriore, invece io ho perso il posteriore».

 

Forse eri un pelo largo.

«Non lo so, a me non è sembrato. Stavo spingendo, mi sentivo bene sulla moto, anche se ero cosciente che mi avrebbe preso. Quando avevo 1”3 di vantaggio, ho pensato che se allungavo ancora un pochino ce l’avrei fatta, invece sulla lavagna ho visto 1”1, poi 0”9, poi 0”6 e sapevo che saremmo arrivati fino all’ultimo a giocarcela. Purtroppo, però, sono caduto».

 

Avevi in mente una strategia per la sfida finale con Marquez?

«La strategia era una sola: andare alla morte. Ero forte, potevo giocarmela: speravo mi raggiungesse il più tardi possibile per poi dare il tutto per tutto alla fine».

 

La notizia buona è che la Yamaha è tornata competitiva.

«Abbiamo fatto un passo in avanti, ma negli ultimi giri siamo sempre un po’ in difficoltà: anche Vinales, in Australia, era calato tanto alla fine, ma era da solo, mentre io avevo dietro Marquez».

 

Zarco, però, non ha le vostre novità, eppure nei GP dove voi ufficiali siete stati veloci, lo è stato anche lui; a me viene il dubbio che tutti questi miglioramenti della Yamaha non ci siano stati, che la competitività sia dovuta ad altro. Cosa ne pensi?

«Noi abbiamo stravolto la messa a punto per far lavorare meglio la gomma posteriore e abbiamo migliorato, ma durante l’inverno ci vuole un aiuto da parte della Yamaha. Ho parlato con i giapponesi, stiamo lavorando: dopo una gara così, su una pista tosta e con un gran caldo, hai la speranza che basti poco per tornare davanti. E’ probabile, però, che sia più l’assetto a fare la differenza, che Zarco sia veloce per questo. In ogni caso, nel software abbiamo fatto un passo in avanti, adesso bisogna farlo anche nell’hardware (nel motore, NDA)».

 

Marquez ha detto che questa gara gli ha ricordato quella del Giappone con Dovizioso: sia a Motegi che qui eravate entrambi al limite, con grandi rischi per tutte e due. Sia in Giappone che in Malesia è finita allo stesso modo: lui ha vinto e tu e Dovizioso siete caduti. Significa che per batterlo bisogna andare oltre il limite?

«Lui ha vinto nove gare, è quello che va più forte di tutti. Io mi sentivo veloce, ho spinto, ma sono caduto. Il passo in avanti, però, c’è stato ed è evidente».

 

Marquez ha detto che ha corso con la extra motivazione della penalizzazione e con la voglia di batterti.

«Soprattutto questo: sono contento di essere una extra motivazione per Marquez».

 

La delusione per la caduta è compensata dalla vittoria di Luca e dal titolo di Pecco?

«Bisogna essere bravi a dividere le emozioni. La vittoria di Luca, il titolo di Pecco, il successo del team sono state così emozionanti che una persona normale sarebbe stata 3-4 ore sfinita a piangere su una sedia. Io, invece, ho corso una gara: è stata una motivazione, sapevo che se avessi vinto sarebbe stato straordinario. Ma la delusione rimane: stasera e domani dovrò nascondere corde e sgabelli per non fare stupidate…».