MotoGP 2018. Rossi: "Ho fatto 30 giri da dio"

MotoGP 2018. Rossi: "Ho fatto 30 giri da dio"
Giovanni Zamagni
Valentino gioisce dopo aver ottenuto il miglior risultato stagionale: “Non ho fatto errori, ho conservato al meglio le gomme e ho fatto dei bei sorpassi. Se gli ingegneri ci danno una mano ce la possiamo giocare, anche se Marquez è più veloce. Il mio segreto? Pensare di avere 10 anni di meno”
15 luglio 2018

SACHSEN – Pensatela come volete, ma Valentino Rossi non smette mai di stupire. Non tanto – non solo – per aver conquistato il secondo posto, ma soprattutto per come è arrivato ad essere così competitivo.

«Negli ultimi dieci giorni ho lavorato duro per ottenere questo risultato. Questa è sempre stata una pista ostica per me e la Yamaha e qui, nel 2017, avevamo sofferto tantissimo. Ma l’anno scorso Folger era andato fortissimo con la M1; ho recuperato i suoi dati, ho studiato le traiettorie che faceva, ho cercato di capire come aveva fatto a essere così veloce. Mi sono detto: se ce la fai lui, lo posso fare anch’io…».

In questa frase, c’è tutto Rossi: a 39 anni, dopo aver vinto 9 mondiali e 115 GP, eccetera eccetera, si mette a studiare Jonas Folger nei minimi dettagli. Tanti piloti, soprattutto per i ragazzini della Moto3 si sentono già arrivati dopo un podio.

 

«E’ stata la mia miglior gara stagionale, non solo perché ho ottenuto il miglior risultato di quest’anno, ma èerchè sono andato forte, ho guidato come dovevo fare, cercando di salvare le gomme all’inizio, ma poi facendo dei bei sorpassi, senza errori, spinto anche dal podio di mio fratello Luca: è stata una extra motivazione, ho pensato che anch’io avrei dovuto arrivare nei primi tre. E dedico questo gol a Don Cesare, che è morto qualche giorno fa: era il parroco di Tavullia, aveva più di 100 anni, era quello che suonava le campane dopo ogni mia vittoria, fin dai tempi della 125».

 

Qual è il segreto della tua eterna giovinezza?

«Mi sento bene fisicamente, sto lavorando bene, sto avendo una vita regolare, ci sto mettendo molto impegno. Albi (Alberto Tebaldi, suo amico da sempre e numero uno della VR46, NDA) mi ha dato un’idea: sto pensando di avere 10 anni in meno, di averne 29, perché se fai quinto e hai quasi quarant’anni, dici: beh, dai, non male a questa età. Invece se pensi di averne dieci in meno non sei contento di un quinto posto. La verità è che sto bene, mi sto allenando bene, il mio corpo reagisce bene: per me è stata una grandissima prova quello che ho fatto l’anno scorso dopo essermi fratturato la gamba. Mi era successo sette anni prima, ma nel 2017 ho recuperato ancora meglio di allora, ero ancora più in forma del 2010. Quello mi ha dato molta fiducia. Dopo la gara di Assen, dove speravo di vincere, o comunque di giocarmela, ho lavorato duro per ottenere questo risultato».

 

Il secondo posto sia in gara sia in classifica, ti dà più gioia o rammarico per non avere una moto più competitiva?

«Non direi rammarico: quello c’è se sbagli. Ma io sto facendo il massimo. E anche a livello politico sto rompendo le palle più che posso a quelli della Yamaha: quando mi vedono ormai fuggono i giapponesi, perché tutti i giorni gli rompo le scatole, li tiro per la maglietta, li esorto. Purtroppo non è servito a niente, ma ci sto provando. Speriamo, il campionato è ancora molto lungo: mi piacerebbe lottare per vincere prima della fine dell’anno. Marquez ha 46 punti in più e va più forte, quindi pensare al titolo è realisticamente dura. Però ci proviamo in tutti i modi, come sempre. Ci sono ancora 10 gare: se i giapponesi ci danno una mano e riuscivamo a risolvere qualche problemino possiamo fare bene. La moto si guida benissimo: l’ho detto subito, fin dalla prima volta che l’ho guidata, così come avevo detto nel 2017, fin dalla prima volta che l’avevo guidata, che quella M1 non era competitiva. Ci basta un pelino: essere così competitivi significa che la base c’è».

 

Valentino, ieri sera pensavi di salire sul podio?

«Io avevo pronostico Marquez e le due Ducati, ma lo avevo detto anche a Barcellona e Le Mans. Ma ogni gara è diversa: a Barcellona era caduto Dovi e io ero salito sul podio, ma qui sono arrivato davanti per meriti, non per errori altrui».

 

E due Yamaha sul podio sono inaspettate?

«Siamo un’ottima squadra, con due piloti che si completano: lui è giovane e aggressivo, io sono più vecchio ed esperto. Se gli ingegneri ci danno una mano, ce la possiamo giocare»

 

A Brno arriverà qualcosa di nuovo come ti avevano promesso?

«Non lo so più. Loro sorridono e mi dicono di sì, quando non riescono a scappare…»