MotoGP 2018. Dovizioso: "Tanta roba battere Lorenzo e Márquez"

MotoGP 2018. Dovizioso: "Tanta roba battere Lorenzo e Márquez"
Giovanni Zamagni
Andrea si gode un trionfo pieno di significati: “Ma più che il successo, conta come abbiamo lavorato da venerdì mattina, l’essere riusciti a risolvere, forse, qualche problema nella gestione delle gomme. La sfida con Márquez all’ultimo giro è basata sui sorpassi, quella con Lorenzo sulla velocità”
5 agosto 2018

BRNO – Questa volta, l’occasione l’ha colta al volo, non l’ha persa. Dopo qualche GP complicato, dopo due errori difficili da digerire, per uno come lui, dopo qualche critica di troppo, Andrea Dovizioso torna vincente, conquistando un altro GP con forza, velocità, tattica, intelligenza, lucidità.

 

Ben tornato, Dovizioso!

«No, ben tornato non mi piace, come se avessi fatto schifo fino ad ora…».

 

Ben tornato alla vittoria...

«Beh, allora sì. E’ stato un GP esagerato, dal primo turno di venerdì fino alla gara: in tutto quello che abbiamo fatto, per come abbiamo lavorato, per come abbiamo provato le gomme, per la pole che è ancora più anomala della vittoria. Poi una gran gara! Avevamo tutti grandi problemi: quando le gare sono lente, significa che tutti sono in difficoltà, altrimenti si andrebbe più veloce. Quindi sei lì che “remi”, devi gestirti tra quanta energia usare, quanti rischi prendersi, quanto consumare, senza sapere veramente come ti troverai a fine gara. E’ molto complicato, hai tanti dubbi mentre guidi: fortunatamente, c’erano due schermi in posizione molto interessante lungo la pista, e potevo capire certe cose che non puoi comprendere dalla tabella, dove mi veniva indicato “gruppo 6” (ovvero: sei piloti attaccati, NDA). Ma com’è questo gruppo? Sono al limite, non stanno spingendo, stanno aspettando, cosa stanno facendo? Non lo sai. Essendo stato sempre davanti, negli ultimi combattimenti con Márquez e Lorenzo ero completamente senza armi, non sapevo dove loro potessero andare forte, quali fossero i punti forti e quelli deboli. Inaspettatamente, nonostante il calo della gomma, negli ultimi giri potevo fare 1’56”8, che è un tempo esagerato per come ero messo in quel momento. Questo ha fatto la differenza, perché è vero che loro si sono infilati e hanno provato a lottare, ma stavamo facendo dei tempi buoni, non era una gara lenta e basta. In quel momento stavamo girando forte, ed è stata una bella sensazione: potevo combattere, avevo le mie carte, potevo mantenere un buon passo, impostando io il ritmo».

 

In un finale così combattuto, tu sei stato il pugile rimasto in piedi, contro quello che tutti definiscono come il “dream team” del 2019 della Honda: la tua autostima aumenta?

«Un po’ si, dai. Quando vedi nella tabella che mancano tre giri e ti sorpassano, significa che ne hanno… Non avevo margine, ti chiedi come fai a gestirla: riuscire a rispondere così è tanta roba. Ho sempre risposto con “schiaffi”: le entrate sono state un po’ particolari e non mi sono fatto troppi problemi nella risposta».

 

Ti leggo qualche commento di tifosi presi qui e là su moto.it: si è montato la testa dopo il contatto, non vincerà più nulla; il 2017 è stato un’eccezione a una carriera mediocre; Ducati avrebbe dovuto tenere Lorenzo, non Dovizioso…

«Ma la massa è ignorante, nel senso che non può sapere certe cose, non è dentro all’ambiente. Io non leggo e non leggerò mai certe valutazioni, anche se, naturalmente, ognuno può pensare quello che vuole».

 

Per me questa vittoria ha parecchi significati, conferma la tua forza e il tuo valore; per te che significato ha?

«Io do molto importanza a tutto il fine settimana, alle cose che abbiamo fatto, che crediamo – ma lo scopriremo solo più avanti – potranno essere utili anche in altri GP. Abbiamo fatto certe piccole modifiche, crediamo di aver capito certe cose dai dati, e questo ci ha permesso di vincere. Ma non con margine, e per questo non sono ancora contento del tutto: soffriamo troppo il consumo delle gomme, ne soffriamo più di altre moto. Questo non significa che noi abbiamo uno svantaggio: dico solo che su questo aspetto siamo messi peggio. Ma se abbiamo vinto, significa che abbiamo altri vantaggi: qui eravamo più forti in accelerazione, e quando devi salvare la gomma devi limitarti a centro curvo, tirarla su e accelerare, sfrutti al meglio il nostro punto forte. Questo è stato il vantaggio che abbiamo avuto nei confronti di Márquez, che in prova ne aveva di più».

 

La tua è stata una strategia studiata o improvvisata?

«Improvvisata giro per giro, tutta istintiva, a seconda delle sensazioni. Avevo il dubbio che gli altri non fossero al limite, volevo stare davanti per impedire che Márquez imponesse il suo ritmo, mi sembrava che stesse amministrando: infatti mi aspettavo che attaccasse».

 

Dà più gusto battere Márquez o Lorenzo all’ultimo giro?

«Un arrivo all’ultimo giro contro Márquez, sicuramente c’è un sorpasso, non c’è alternativa. Con Lorenzo è un po’ diverso, anche se qui non ci ha provato perché era in bagarre con Marc. In ogni caso, con Marc sai che è una lotta di sorpassi, con Jorge può essere solo una lotta di velocità».

 

Quindi cambia anche la tua strategia nell’ultimo giro?

«Certo. Ma questa volta non eravamo solo in due, io sono stato facilitato nell’ultimo giro. A un giro e mezzo dalla fine ho visto sullo schermo che Márquez stava provando ad attaccare Lorenzo, come mi immaginavo; eravamo al limite, bisognava trovare il momento giusto per prendere un piccolo vantaggio, anche a costo di qualche rischio nel momento in cui si sarebbero dati fastidio. Ed è quello che è successo: Jorge, giustamente, ha detto che era veloce, ma lo ero anch’io, nonostante chiudessi le porte nelle ultime due chicane».

 

Quanto ha contato la nuova carenatura?

«Non lo so, difficile quantificare, non è chiaro quello che succede. Domani, nei test, faremo una comparazione più accurata: non ci ha fatto fare la differenza, ma è un piccolo vantaggio. Grazie alla Ducati, su questi aspetti lavora molto bene».

 

Ti senti più leggero dopo questo successo?

«Sarò monotono, ma non ero in crisi. Mi sento più leggero, ma non per la vittoria, ma per il fine settimana. Conta poco un successo se non hai creato sostanza: credo che questa volta abbiamo migliorato, anche se certi aspetti ci mancano».

 

Rimpianto per i punti persi o speranza di potere recuperare 68 punti su Márquez?

«Il rimpianto c’è per forza, ci sono stati tre zero pesanti, che, come minimo, sarebbero stati tre podi e sarei stato in linea con Márquez. Lui è difficile da battere se sei a posto su tutto: dato che ancora, secondo me, ci manca un aspetto, è inutile pensare al campionato. Lui arriva tutte le domeniche con noi, anche quando non sono le sue piste. Ma il campionato è aperto fino alla fine».

 

Adesso si va in Austria.

«Indubbiamente è la pista migliore dove andare: sicuramente saremo competitivi. Ma mi aspetto Márquez e altri piloti più veloci degli altri anni: la vittoria sarà più difficile da ottenere».

 

Lo scambio di complimenti con Lorenzo a fine gara mette fine alle polemiche fra voi?

«Ho sempre detto e continuo a dirlo che Lorenzo è una brava persona: a volte si fa prendere un po’ da certe situazioni, non valuta bene quello che gli viene riportato dalla stampa. Con lui non ho problemi».