MotoGP 2018. Dovizioso: "Ce la giochiamo in entrambe le condizioni"

MotoGP 2018. Dovizioso: "Ce la giochiamo in entrambe le condizioni"
Giovanni Zamagni
Nonostante la caduta all’ultimo giro gli abbia tolto la seconda posizione (che in seguito, per la penalizzazione a Marquez, si sarebbe trasformata in pole), Andrea è convinto di poter essere veloce sia con l’asciutto sia con il bagnato
3 novembre 2018

SEPANG – Stava andando fortissimo, ma ha perso il controllo della sua Ducati alla curva numero nove: Andrea Dovizioso si deve accontentare del quinto posto (poi diventato quarto per la penalizzazione inflitta a Marc Marquez). Cambia poco: Andrea è competitivo sia sull’asciutto sia sul bagnato.


«Non avrei comunque conquistato la pole position, ma il secondo posto sì. Avevo la gomma più dura davanti, ma era troppo dura: era facile perderla. Ma non è un grosso problema, va bene anche la seconda fila: ho fatto un errore, ma per la gara sono tranquillo, siamo competitivi in entrambe le condizioni».

 

Ieri eri il più veloce, oggi com’è la situazione?

«Vinales e Marquez sono cresciuti tanto, hanno fatto un bel passo in avanti. Ma anche Rossi è lì vicino e credo che possa essere veloce pure Zarco. Questo sull’asciutto, mentre sul bagnato i più efficaci sono stati Marquez e Rossi».

 

Giusto anticipare la gara alle 13?

«Chiediamo da tanto tempo lo spostamento, ma solitamente non si fa, perché sarebbe troppo presto in Europa per le televisioni. Questa volta, però, alle 15 ci potrebbe essere la possibilità di non correre: in queste situazioni è sempre un “prenderci”. Secondo me hanno fatto una cosa intelligente».

 

Si dice che la Ducati sia la migliore sull’acqua, ma non c’è nemmeno una Desmosedici in prima fila: un caso?

«Quando ci sono 15 minuti così non è questione di tecnica, ma è più come uno approccia il turno, quanto uno è bravo ad andare subito al limite e Marquez in queste situazioni è sempre il più bravo».

 

E’ questione di talento, o cosa?

«Nasciamo tutti uguali, dipende molto dall’allenamento che hai fatto quando eri piccolo. Quando sei bambino fai delle cose per divertirti, non certo per prepararti ad affrontare queste situazioni, ma alla fine te le porti dietro per tutta la carriera. Come Stoner, per esempio: lui ha iniziato correndo sulla terra, dove trovi condizioni sempre differenti senza provare prima. Un beneficio che ha poi sfruttato in tutta la sua carriera».

 

Ma quindi ci si può allenare per fare così Marquez?

«Adesso è complicato, se non lo farebbero tutti. Certo che Marc ne ha un po’ troppi di questi vantaggi…».