MotoGP 2018. Dovizioso: "Abbiamo portato a casa il massimo"

MotoGP 2018. Dovizioso: "Abbiamo portato a casa il massimo"
Soddisfatto del lavoro fatto, meno della Ducati: "in certe piste facciamo davvero troppa fatica e non possiamo permetterci di fare 6°-7°-8° in certe gare"
22 aprile 2018

AUSTIN – Ancora una volta la Ducati deve ringraziare Andrea Dovizioso, capace di fare una differenza abissale rispetto a tutti gli altri piloti in sella ad una Desmosedici. Uno così dovrebbe già avere il contratto in tasca per i prossimi anni, invece, incredibilmente, non si parla ancora di rinnovo.


«Sono abbastanza bravo a gestire queste situazioni, ma anch’io sono umano: avrei preferito che fosse andata diversamente, che fossimo arrivati già a un accordo. Perché non lo abbiamo ancora trovato? Non dovete chiederlo a me», risponde Andrea evidentemente un po’ infastidito dalla situazione. Meglio parlare di quanto accaduto in pista.


«Da una parte confermiamo tutte le nostre difficoltà in alcune piste, come accadeva nel 2017: questo è l’aspetto negativo. Durante l’inverno lavori, migliori, speri sempre di aver fatto un passo in avanti, ma la realtà è che a centro curva ci manca ancora tanto. Anche qui speravo di essere più vicino, di prendere meno distacco. D’altra parte, però, il quinto posto era il massimo risultato ottenibile: forse, ma è tutto da vedere, se fossi partito meglio e fossi riuscito a liberarmi prima di Zarco avrei potuto provare a battere Rossi. Ma non so se ce l’avrei fatta. Nel 2017 avevo fatto fatica come oggi, ma ero arrivato a Jerez con molti meno punti in classifica, questa volta ci arrivo da primo in campionato. Ecco, questo è il lato positivo».


Ce ne sono altri?

«Sì, il modo nel quale abbiamo lavorato durante il fine settimana. Venerdì eravamo in grandissima difficoltà, ma siamo riusciti a venirne fuori nel miglior modo possibile».


La Honda e Márquez, però, sembrano molto competitivi: c’è da preoccuparsi?

«Da fuori la Honda sembra ulteriormente migliorata. Nel 2017, Márquez a partire da Barcellona ha cambiato passo e durante l’inverno la moto è cresciuta ancora. Perlomeno questo è quello che si percepisce, anche se so benissimo che non bisogna essere così stupidi da pretendere di capire come funziona una moto dall’esterno. E’ chiaro, però, che loro sono più costanti di noi: quello che abbiamo noi non basta per giocarci il campionato. Però non sono preoccupato: in fondo arriviamo a Jerez da primi in classifica».


Come ti spieghi tutta questa differenza con gli altri piloti Ducati?

«Ma la situazione non è cambiata, era così anche nel 2017. Conosco molto bene i pregi e i difetti di questa moto, so quanto sia difficile da gestire in certe situazioni».


Ma con una Honda cosa faresti?

«Non lo so, me lo chiedo anch’io, ma finché non guidi una moto non puoi mai sapere come ti trovi»