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Sachsenring Event GmbH e Associazione Turistica della regione Chemnitz-Zwickau hanno annunciato che è in preparazione la domanda per il riconoscimento della “cultura del Sachsenring” come patrimonio culturale immateriale. La domanda sarà presentata al Ministro della Scienza, della Cultura e del Turismo della Sassonia entro il prossimo 31 ottobre.
La proposta può sembrare strampalata ma non lo è: fin dalla prima gara disputata nel 1927, intorno al Sachsenring si è sviluppata una “specie” di tifosi molto particolare. La passione per la pista e le sue gare è sopravvissuta agli sconvolgimenti politici e sociali, è radicata nella regione e ha davvero un carattere “intergenerazionale, pacifico e internazionale” come sostengono i promotori. Migliaia di volontari entusiasti si è impegnata, tra le varie cose, nell’organizzazione dell’ospitalità e nella promozione della cultura dell’accoglienza.
La domanda si basa sulla Convenzione Unesco del 2003 per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. In Germania ci tengono e intendono documentare e preservare le tradizioni, le attività partecipative e gli eventi inclusivi del motorsport: la comunità dei tifosi come ambasciatori di una società aperta.
Oggi il Sachsenring è un autodromo moderno che ospita il GP di Germania dal 1998 (pole di Biaggi in 500 e di Melandri in 125), ma quando nacque era una pista di oltre 14 km disegnata sulle strade locali. Pista maledetta, in origine. La prima gara motociclistica risale al 1927, l’anno dopo ci furono così tante vittime da soprassedere fino al 1934. Il primo luglio del ’34, poi, nella gara delle 500 persero la vita tre dei migliori: lo svedese Kalen che era campione d’Europa e pilota Husqvarna, i belgi Demeuter e Haps che con le FN ufficiali avevano appena realizzato la doppietta ad Assen.
La guerra mondiale fermò tutto, si riprese a correre nel ’49. Dal 1961 al 1972 la pista ospitò regolarmente il GP della Germania Est valido per il mondiale e tra i tanti vincitori figurano Ago, Hailwood, Read, Redman, Degner, Nieto e Pasolini. Poi soprattutto gare d’oltre cortina, e l’ultima competizione sul circuito stradale e di validità internazionale costò la vita nel 1990 ad altri tre piloti: Tews in 500, Findeisen nella 250 e Leyer nella 125. Troppo pericoloso, insistere era stato eccessivo, l’omologazione fu fermata definitivamente.
Il 3 ottobre di quel 1990 avvenne la riunificazione: la Repubblica Federale e la cosiddetta Repubblica Democratica (la DDR che democratica non era mai stata) si riunirono dopo una divisione durata oltre quarant’anni. Ma intorno al Sachsenring i tedeschi dell’Est erano accorsi da sempre in numeri eccezionali, si dice che alla fine degli anni Sessanta c’erano 300.000 appassionati a festeggiare Agostini e compagnia. Famiglie intere che accorrevano perché l’evento era una occasione unica di scambio con il mondo occidentale. E non bisogna dimenticare che da quelle parti c’era anche la competenza eccezionale di tecnici con Walter Kaaden, che con pochi mezzi facevano motori super competitivi.
Famoso resta l’episodio dell’11 luglio 1971. A vincere la 500 fu Ago (sulla distanza di 180 km alla media di 167 orari), nella 250 invece trionfò Dieter Braun e al momento della premiazione, quando partì il disco con l’inno della Germania Ovest, il pubblico entusiasta lo cantò a gran voce e con passione. Facendo imbufalire il governo. Dopo l’edizione del 1972, Saarinen davanti a Pasolini, la Germania Est non avrebbe più avuto il suo Gran Premio.
Forse anche le testimonianze di quell’episodio saranno allegate alla domanda di cui sopra. Nonostante tutte le frustrazioni subite, la popolazione locale restò unita, appassionata e libera.