GP di Catalunya. Rossi: "Lotto contro i 3 più forti del mondo"

GP di Catalunya. Rossi: "Lotto contro i 3 più forti del mondo"
Giovanni Zamagni
Loro sono al massimo della loro carriera, io pago i 2 anni in ducati. Ma non siamo lontani" | G. Zamagni, Montmelò
15 giugno 2013

Punti chiave


MONTMELO’ – Ambiva al podio, ma Valentino Rossi ha chiuso quarto: vista così la sua gara non può che essere considerata deludente, specie considerando che a Montmelò, in passato, ha sempre fatto una differenza mostruosa. Ma Valentino riesce a considerare il lato positivo del GP: i 5”874 subìti da uno strepitoso Jorge Lorenzo rappresentano il distacco più contenuto in questa stagione dal compagno di squadra. Per questo, Rossi considera soddisfacente la sua prestazione.
“L’obiettivo era salire sul podio, invece ho finito quarto: non posso quindi essere soddisfatto della posizione. Ma al di là di questo è stato un fine settimana quasi positivo, perché sono stato veloce in ogni sessione, qualifica a parte. In gara sono partito bene, ma non ho ancora trovato il miglior assetto e bilanciamento della moto, specie per i primi giri, quando sono in difficoltà soprattutto con l’anteriore: non posso entrare forte in curva come vorrei, i primi tre (Lorenzo, Pedrosa e Marquez, NDA) sono più veloci di me. Non di molto, 1 o 2 decimi, ma lo sono : bisogna lavorare sotto questo aspetto”.


Valentino spiega perché vede il bicchiere mezzo pieno.

“Stiamo crescendo costantemente: per esempio, rispetto a Jerez, dove avevo girato come i primi solo nella parte centrale del GP, questa volta ho perso solo nei primi giri, mentre qui da metà gara in poi ho girato come i primi (In realtà non è esattamente così, perché Rossi dopo 13 giri era a 3”6 da Lorenzo, diventati 4”0 al 19esimo, 5”7 al 23esimo e 5”874 al traguardo. E’ anche vero, però, che nel finale Jorge ha continuato a spingere per non farsi raggiungere dalle Honda, mentre Valentino si è limitato ad arrivare al traguardo, NDA). Alla fine, sono arrivato più vicino a Lorenzo rispetto al Qatar: là la posizione era stata migliore, ma, nel complesso, questa gara è stata più positiva, considerando che Jorge ha tenuto un passo mostruoso”.


Perché nei primi giri sei così in difficoltà?

“Si innescano tanti movimenti sulla gomma anteriore, sei sempre vicino a cadere, come è accaduto a Crutchlow (scivolato al sesto giro, NDA), se provo a spingere più forte diventa pericoloso. Il problema è sempre nell’assetto: a inizio stagione ho provato a utilizzare quello di Lorenzo, ma facevo moltissima fatica a guidare la moto. Adesso ci stiamo avvicinando a quello, ma ancora non riesco a usarlo: mi ci vuole tempo, vengo da due anni difficilissimi con la Ducati”.


Sottolinei spesso questo aspetto: i due anni in Ducati come hanno inciso? Si perde l’abitudine a spingere, a lottare per certe posizioni o che altro?

“E’ una questione di feeling con la moto: la M1 può fare cose che io ancora non riesco a fargli fare. In più, queste gomme sono molto differenti da guidare rispetto a qualche tempo fa. Sono questi i motivi, non è che ti disabitui a lottare per certe posizioni”.


E’ anche una questione di stile di guida?

“Non credo: Marquez tocca il gomito per terra in ogni curva, Pedrosa no, ma va forte uguale e anch’io so raddrizzare la moto come fanno loro. La verità è che i tre davanti vanno fortissimo, sono i migliori piloti del mondo, al vertice della loro carriera e della condizione mentale. Loro sono cresciuti ancora passo dopo passo, io sono un po’ più vecchio e faccio fatica. Ma non siamo lontani”.


Hai parlato della loro condizione mentale: hai pensato di chiedere aiuto a uno psicologo dello sport?

“Lo devi fare se ci credi. Io non ci credo”