Ecco cosa è successo tra Lorenzo e Ducati

Ecco cosa è successo tra Lorenzo e Ducati
Giovanni Zamagni
Come era ovvio, Jorge rinuncia anche al GP della Malesia, sostituito da Michele Pirro. Ripercorriamo cosa è accaduto tra il pilota e la Casa italiana da venerdì 5 ottobre, quando è caduto in Thailandia, a oggi. Si poteva fare qualcosa di diverso?
3 novembre 2018

SEPANG – Dopo le FP1, non c’era nessuno disposto a scommettere un solo euro sulla possibilità che Jorge Lorenzo disputasse il GP: non solo per il tempo sul giro, lentissimo, ma anche e soprattutto per come Lorenzo stava sulla moto, per la sue difficoltà a muovere la mano, per la sua evidente (e comprensibile) poca voglia di rischiare e aggravare la situazione. Nonostante questo, Lorenzo è tornato in sella anche nelle FP2, con gli stessi risultati, per poi dire a fine giornata: «Solo domani prenderemo una decisione». Passata la notte, la situazione, inevitabilmente, non è cambiata e prima delle FP3, finalmente, è stata ufficializzata la rinuncia del pilota spagnolo, sostituito da Michele Pirro. Inevitabile. Per capire meglio le decisioni prese, proviamo a ripercorrere quanto accaduto dalla caduta di venerdì 5 ottobre a Buriram fino a oggi, sabato 3 novembre.


 

GP THAILANDIA: LORENZO CADE IN PROVA

Durante le FP2, Jorge Lorenzo cade violentemente alla curva 4 per un problema tecnico, ammesso in seguito dalla Ducati. Lorenzo viene trasportato al centro medico dove viene evidenziata una incrinatura della punta del radio, valutata di piccola entità, tanto che Jorge viene giudicato “fit”, idoneo per correre. Il pilota della Ducati, però, avverte dolore e per questo va all’ospedale di Buriram, dove viene riscontrata una piccola frattura, guaribile in 15 giorni.

 

GP GIAPPONE: ALTRA VISITA IN OSPEDALE

Jorge decide di rimanere in Thailandia, anche perché quattro medici differenti, tra i quali il dottore di fiducia della Ducati (dott. Fabio Catani), ritengono che non sia necessario un rientro in Europa. Lorenzo fa una settimana di trattamenti, poi il lunedì precedente il GP del Giappone inizia ad allenarsi e, a quel punto, avverte ancora dolore. Avverte la Ducati e il mercoledì si decide per un’ulteriore indagine che evidenzia la lesione al tendine del legamento “scafolunare”. Non si tratta di una rottura, ma di una lesione di circa il 40%: Lorenzo effettua un turno, capisce che non ce la fa e dopo aver parlato con Mir, opta per l’intervento chirurgico a Barcellona, dove viene operato martedì 23 ottobre. Secondo il medico spagnolo, per una persona “normale” ci vogliono tre settimane per il recupero, ma dopo nove giorni, venerdì 2 novembre, Lorenzo prova a pilota la sua Ducati, ma non ce la fa. «Se sono in queste condizioni non è per colpa mia» ha sottolineato venerdì sera Jorge, ma il suo non voler rinunciare subito al GP ha fatto sorgere illazioni sul fatto che dietro a questa “non” decisione ci fosse un problema economico.


Il team manager Davide Tardozzi assicura, però, che non è stato questo il motivo che ha portato a Jorge a rimandare la (scontata) decisione a sabato mattina. «Lui ha tenuto un gesso per 8 giorni e quando lo togli è normale che il primo giorno la mano ti faccia male. Era successo lo stesso con Jorge Martin in Austria in Moto3: aveva faticato moltissimo venerdì, ma poi sabato e domenica la situazione è migliorata. Così Jorge, d’accordo con il suo manager (il manager di Martin è lo stesso di Lorenzo, NDA), ha voluto aspettare per capire se ci potesse essere un miglioramento: non c’è stato e così ha rinunciato alla gara» è la tesi di Tardozzi.

 

CONCLUSIONI

Prima di trarre le conclusioni, una premessa importante: ormai si è capito che Jorge Lorenzo dice sempre la verità, nel senso che dice sempre quello che pensa, senza doppi giochi o secondi fini. Poi uno può non condividere le sue parole, ma questo è un altro discorso: sicuramente è sempre sincero. Detto questo, le mie considerazioni sono queste:


1) Personalmente, dopo quanto accaduto in Thailandia, sarei tornato in Europa a fare fisioterapia, magari sottoponendomi a ulteriori accertamenti per evidenziare quello che poi è emerso successivamente. E’ vero, però, che se più medici ti dicono che non c’è nessuna contro-indicazione a rimanere in Thailandia, quello che ha fatto Lorenzo non è contestabile;


2) Non so se fosse possibile affrettare il recupero, se Jorge se la stia prendendo con troppa “calma”; anche se così fosse, sarebbe assolutamente comprensibile: non dimentichiamo che Lorenzo è stato “scaricato” dalla Ducati e che si è fatto male per un problema tecnico della moto. Perché dovrebbe accelerare il recupero, magari compromettendo l’inizio del suo futuro in Honda? Secondo me non avrebbe nessun senso.


3) La Ducati doveva fare qualcosa di diverso? Forse, ma non più di tanto: in questo la MotoGP è molto differente dagli altri sport, i piloti hanno ben più potere decisionale di altri sportivi.

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