Crutchlow: Perché in Ducati?

Crutchlow: Perché in Ducati?
Giovanni Zamagni
Il pilota britannico spiega, senza essere troppo convincente, cosa l'ha portato a lasciare una moto competitiva come la Yamaha per una così difficile come la Ducati | G. Zamagni, Indianapolis
15 agosto 2013

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 INDIANAPOLIS – Perché? Perché un pilota decide di lasciare la Yamaha, seppure quella satellite, per una Ducati, seppure ufficiale? La domanda è ovvia, così come viene naturale pensare che siano i soldi – si parla di cinque milioni di euro in due stagioni – ad aver spinto Cal Crutchlow ad abbandonare una moto competitiva per una che negli ultimi anni ha messo in difficoltà tutti i piloti che l’hanno guidata.
“Perché? Mi piace il colore…” ha scherzato come al solito Cal, che avrebbe evitato volentieri domande sulla Ducati. Senza riuscirci, naturalmente.

“E’ stata una scelta molto difficile – racconta – soprattutto per il rapporto che ho con la mia squadra, con il team Tech3. Anche alla Yamaha sono grato, perché mi ha dato una bella opportunità fin dalla SuperSport; ma le situazioni cambiano, ho valutato molto le offerte che avevo sul tavolo e alla fine ho optato per la Ducati: per me è una nuova sfida, nuove motivazioni”.

Crutchlow rimane nel vago.
“E’ chiaro che in questo momento la moto sembra avere qualche problema, viste le difficoltà che sta incontrando Dovizioso, un pilota molto forte, ma la situazione può cambiare. Non sono preoccupato: in passato la Ducati ha fatto molto bene. E’ chiaro che bisogna migliorarla, ma non è quello il mio compito: io darò il 100%, vedremo se basterà”.

Anche Valentino Rossi, al quale viene chiesto cosa consiglierebbe a Crutchlow, preferisce non entrare nel dettaglio.
“Cal voleva a tutti i costi una moto ufficiale, che la Yamaha, evidentemente, non gli dava. In Ducati troverà tante persone che lavoreranno per lui su una moto che sta creando problemi a Dovizioso così come li ha creati a me nella passata stagione. Cal ha uno stile diverso, è un pilota molto forte: credo che all’inizio farà un po’ fatica, perché sicuramente la Ducati è più difficile da portare al limite rispetto alla M1”.