Chi è Fabio Quartararo. Un talento ritrovato brilla nella MotoGP

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
La sua pole di Jerez (la più giovane della storia in MotoGP) ha stupito, ma il francese ha stabilito anche due giri veloci in gara con la Yamaha M1. E’ un talento. Anche il padre correva in moto, e a rilanciarlo in Moto2 è stato Luca Boscoscuro, che ci dice…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
27 maggio 2019

E’ il più giovane pilota della MotoGP, ha compiuto i vent’anni ad aprile. Precoce: è stato anche il più giovane vincitore del CEV, il campionato spagnolo, e per lui nel 2015 hanno addirittura cambiato le regole di approdo in Moto3.

Poi in realtà si era un po’ perso, ma oggi Fabio Quartararo è già, per tutti, la rivelazione dell’anno nella top class: dopo cinque gare ha già conquistato una pole e due giri veloci, e non dimentichiamoci che a Jerez era secondo alle spalle di Marquez quando al 14° giro il cambio della sua M1 si è bloccato.

Francese di Nizza, ma di origini siciliane, anzi palermitane. I Quartararo sono tantissimi nell’isola, il nome dice che una volta erano vasai, molti sono emigrati tra le due guerre nel sud della Francia.
Il padre, Etienne, è stato pilota: compare 17° in griglia nel GP di Francia 1986 al Castellet, classe duemmezzo; per il piccolo Fabiò la prima motina a quattro anni , poi le prime gare, e presto il trasferimento in Spagna: a nove anni il pilotino vince la 50 nella Promovelocidad Cup, poi la 70, la 80, e a tredici anni conquista la Pre Moto3 nel campionato del mediterraneo. Era il 2012, l’anno dopo esordisce nel CEV e vince il relativo titolo a soli quattordici anni e 217 giorni, ripetendosi l’anno dopo con nove vittorie su undici gare. “Pura dinamite” lo definì Solomoto. E a questo punto è per tutti El Diablo, e passa al campionato mondiale.

Non ha ancora sedici anni quando, sulla Honda Moto3 nei primi test di Jerez, si conferma fenomeno.
Quel 2015 è la stagione della consacrazione: sale subito sul podio in America con il secondo posto, e si ripete ad Assen, si prende anche due pole position, ma poi un incidente a Misano lo costringe a saltare due gare. Alla fine è decimo, dal team Estrella Galicia passa al team Leopard sulla KTM, e sembra un progresso, mentre invece si perde e finisce tredicesimo con due quarti posti come migliori risultati.
Per il 2017 passa in Moto2 con la Kalex del team Pons: è veloce, spesso velocissimo in prova, ma non raccoglie più di un misero sesto posto, tanto che la considerazione generale scende. Ma non per Luca Boscoscuro, che dal talento di Fabio è colpito, e lo vuole sulla sua Speed UP. Cosa gli era piaciuto del francesino? E come lo ha recuperato?

«L’ho voluto fortemente – ci conferma Luca Boscoscuro - perché ero certo del suo talento. Per molti lui era soltanto un bluff perché veniva da due stagioni mediocri dopo un esordio col botto. Altro che bluff! Certo, andava curato, bisognava ricaricargli le batterie. Chi lo gestiva non aveva capito che gli occorreva stabilità, e cambiare team e moto ogni anno non poteva che nuocergli…».

La squadra di Luca ha fatto il capolavoro, e naturalmente Boscoscuro avrebbe voluto trattenerlo un secondo anno, per farlo maturare e vincere ancora di più. Ma in ogni modo i rapporti sono rimasti ottimi.

«Lui viene a salutarci sempre, c’è affetto e stima. Umanamente è un bravissimo ragazzo, anche troppo buono. Come è una bella persona anche suo padre. E come pilota ti posso dire che sa sempre quello che sta succedendo sulla moto. E’ molto sensibile nella messa a punto, pulitissimo nella guida, ti replica lo stesso tempo per venti giri di seguito. Un talento altissimo, gli serve soltanto continuità».

Stagione 2018 con Speed UP. Alla settima gara, Barcellona, ecco la prima pole e la bella vittoria contro un motivatissimo Oliveira. Poi Fabio è secondo in Olanda e vince ancora in Giappone, dove però, maledizione, viene squalificato per la pressione irregolare delle gomme.
Adesso tutti sanno quanto vale Quartararo e lui è già un pilota da MotoGP: Wilco Zeelemberg lo ha intercettato, il francese correrà nel team Petronas Yamaha SRT sulle M1 con Franco Morbidelli.

«Alla velocità di una MotoGP - diceva dopo il primo contatto con la M1- ci si abitua abbastanza in fretta. Più spaventosa è la frenata. Con i dischi in carbonio si frena più o meno dove frenavo con la Moto2 pur arrivando molto più veloce, in certi casi anche 50 kmh più veloce…».

Molto rapidamente Fabio ha trovato il suo ritmo, ancora una volta la Yamaha si è confermata la moto più facile per un rookie. Ma non si deve pensare che i piloti più esperti trasferiscano volentieri le loro esperienze sui giovani.

«Tra i piloti Yamaha – ha detto a Motosport - si discute poco della moto, anche con Morbidelli si scambia poca tecnica, però ogni pilota ha a disposizione i dati degli altri tre. Ricordo che in Qatar, confrontando i miei dati con quelli di Viñales, capii che potevo essere molto più efficace nell’ingresso di curva, con i freni ancora in mano. Lì Maverick faceva la differenza».

E naturalmente c’è Rossi, un riferimento non soltanto per i piloti Yamaha...

«Valentino? Pochi anni fa – ha sorriso - lo aspettavo per ore davanti alla sua hospitality per una foto, e non avrei mai creduto di poter correre insieme a lui. La MotoGP è sempre stata il mio sogno, e stare dietro a Rossi, come mi è successo ormai diverse volte in prova, è sempre una emozione fortissima».

Chiudiamo con l’analisi delle sue prestazioni in queste prime cinque gare della stagione 2019.
Alla prima gara in Qatar, Fabio è quinto in griglia, purtroppo però il motore si spegne poco prima del via e l’incidente lo costringe a partire dalla corsia box; finisce sedicesimo e suo è il giro più veloce, il terzo.
Poi il GP d’Argentina (dove finisce ottavo) e delle Americhe (settimo), due gare un po’ in ombra.

E’ la prima gara europea a Jerez a rilanciarlo: Quartararo entra nella storia, è il più giovane poleman della MotoGP (batte un primato di Marquez); poi in gara è secondo dietro a Marc ed è molto veloce quando il cambio della Yamaha si pianta al 14° giro. In Francia infine, dopo una partenza un po' complicata dalla decima posizione in griglia, recupera forte fino all’ottavo posto e stabilisce al ventesimo passaggio il giro record della gara di Le Mans. Ora Mugello.