Caso Iannone. L’avvocato: “Andiamo al TAS con grande fiducia”

Caso Iannone. L’avvocato: “Andiamo al TAS con grande fiducia”
Giovanni Zamagni
Il difensore di Andrea Iannone, avvocato Antonio De Rensis, è soddisfatto per il riconosci-mento della contaminazione alimentare: “È la conferma della mia tesi e che Andrea non è dopato”. Adesso, dice, c’è la concreta possibilità di uscirne al meglio in appello. Nessuna certezza sui tempi, ma non dovrebbero essere lunghi
1 aprile 2020

Anche se potrebbe sembrare il contrario, la sentenza è una vittoria per Andrea Iannone.
Per due motivi: 1) viene riconosciuta la tesi della difesa, ovvero la contaminazione alimentare. In altre parole: anche i giudici dicono che Iannone non è un “dopato”, ma l’assunzione di drostanolone è “accidentale colposa”, non dolosa. Una grandissima differenza. 2) Nei 29 casi analoghi precedenti, 29 atleti erano stati condannati per 4 anni. Ecco perché la sentenza deve essere considerata in termini positivi.
Certo, dato che è stato riconosciuto che il pilota non è dopato, uno come me, privo di fondamenti giuridici, si aspettava una assoluzione piena, non una pena di 18 mesi, quindi fino al 16 giugno 2021. Condanna che, se fosse confermata, significherebbe la fine della carriera di Iannone.

Per capirne di più, abbiamo intervistato l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Andrea.

«C’è grande soddisfazione - spiega De Rensis al telefono -: da un punto di vista tecnico sono state accolte tutte le argomentazioni difensive, comprese le foto prodotte di altri piloti, citate nelle motivazioni. Andrea risulta totalmente estraneo a uso volontario di doping e viene asserita la nostra tesi della contaminazione alimentare. Il castello accusatorio basato su foto di Andrea in mutande e citazioni di Wikipedia è stato completamente smontato. Resta la sorpresa per la pena inflitta, ma in questo senso la giurisprudenza del TAS è molto chiara, come testimoniano le decine di atleti prosciolti per contaminazione alimentare, l’ultimo lo statunitense Jarrion Lawson (vice campione del mondo di salto in lungo nel 2017, nda). Per tanto andiamo al TAS con grande fiducia: depositeremo nel mese di aprile il ricorso, sperando che la decisione sia rapida: non dovendo rifare un percorso scientifico - i giudici hanno dato per assodato che è stato contaminato -, non dovrebbero essere troppo lunghi».

Personalmente trovo assurdo che un’accusa basi la sua tesi su foto in mutande o su informazioni raccolte da Wikipedia per giudicare un pilota innocente o colpevole. Non solo: i giudici sostengono che Iannone avrebbe dovuto controllare sul web l’origine della carne, capire se in quei Paesi ci fossero casi di contaminazione.

Ecco, a me sembra fuori dal mondo: nessun pilota, nessun atleta fa una cosa del genere. Siamo veramente nella fantascienza. O uno si dopa o non si dopa. Anche l’accusa ha riconosciuto che non si è dopato. Quindi, per come la vedo io, Andrea doveva essere assolto. Lo pensa anche l’avvocato.

«Sono solito essere molto pragmatico: per me il risultato importantissimo è il riconoscimento della contaminazione alimentare. A questo punto, nel momento in cui viene accolta la mia tesi, mi aspetto zero mesi… Adesso andremo a parlare al TAS dei 18 mesi, ma il tassello più importante è stato il riconoscimento che Andrea Iannone è un atleta pulito: adesso vedremo se sarà il primo pilota al mondo condannato per contaminazione alimentare… Per il momento ci godiamo questo primo risultato della contaminazione alimentare, anche per l’immagine del ragazzo, che, vi assicuro, ha sofferto moltissimo».

Prima di chiudere, De Rensis ci tiene ad aggiungere una considerazione.

«In questa vicenda, sono rimasto piuttosto dispiaciuto dell’atteggiamento verbalmente inutilmente aggressivo avuto dal rappresentante della pubblica accusa (il ceco Stovicek, uno che ha un sacco di conflitti di interessi, nda), che si è addirittura permesso di interrompere il dottor Salomone, chiedendogli se fosse sicuro di quello che stava dicendo. Credo che l’equilibrio dovrebbe essere alla base di qualsiasi vicenda».