Battistella: “In Qatar Marquez è stato pericoloso”

Battistella: “In Qatar Marquez è stato pericoloso”
Giovanni Zamagni
Simone Battistella è il manager di Dovizioso e Bautista, due piloti che hanno iniziato la stagione MotoGP e SBK vincendo. Ci racconta come ha fatto Dovizioso a raggiungere certi traguardi e torna anche sull’ultimo tentativo di sorpasso di Marquez a Losail: “Sono d’accordo con Reggiani: è stata una manovra oltre il limite”
29 marzo 2019

E’ il manager del momento: i suoi piloti, Andrea Dovizioso e Alvaro Bautista, hanno iniziato la stagione come meglio non si poteva. Simone Battistella, da anni a fianco di Dovizioso, spiega il grande cambiamento di Andrea negli ultimi tre anni.

«In termini di risultati - ci racconta - i cambiamenti sono stati grandi, ma i cambiamenti di approccio e di lavoro sono stati abbastanza piccoli. Ci sono stati una serie di fattori che hanno fatto la differenza: per quanto riguarda il risultato, conta naturalmente la moto e la Ducati è cresciuta molto in questi ultimi anni. Poi c’è il lavoro della squadra assieme al pilota e il loro rapporto si è perfezionato sempre di più: il Dovi e il suo gruppo di lavoro si sono amalgamati sempre meglio. A questi fattori si aggiunge una migliore prestazione del pilota, dovuta a tanti aspetti sui quali Andrea ha sempre lavorato, supportato da un gruppo composto da Eugenio Lizama, che segue la parte di preparazione mentale, Francesco Cuzzolin per la preparazione atletica e Dario Boschiero, di Biotekna, per la valutazione psicofisica e le linee guida su alimentazione e allenamento».

«Vengono date delle indicazioni su quale strada seguire per l'alimentazione, l'allenamento e anche per la respirazione. Sono cambiamenti che avvengono a volte in tempi più lunghi e hanno bisogno di una certa disciplina dell’atleta. Si parla di limare decimi, centesimi di secondo, che però possono fare la differenza: Andrea, quando faceva quarto o quinto, sembrava un risultato negativo, ma passare da quei risultati a salire sul podio, a volte basta una differenza minima. Con il lavoro coordinato di tutte queste persone, Andrea è riuscito a colmare certe lacune e trasformarli in punti di forza».

Simone Battistella
Simone Battistella

Per quanto si è visto in Qatar, anche il 2019 sembrerebbe una sfida tra Marquez e Dovizioso: è così, o è troppo presto per dirlo?

«No, è presto per dirlo: il GP del Qatar non ha fornito elementi certi. In tanti sono andati forte, la Suzuki ha dimostrato di essere una molto molto competitiva e Rins è un animale da gara. La Yamaha lascia un po’ perplessi, soprattutto perché il modo di lavorare e le prestazioni dei due piloti sono talmente diverse che è difficile capire com’è la situazione. La Honda ha un pacchetto straordinario e la Ducati è cresciuta, ma a Termas capiremo meglio dov’è in confronto agli altri».

 

In Qatar abbiamo assistito a un’altra sfida all’ultima curva. Secondo Loris Reggiani il tentativo di sorpasso fatto da Marc era pericoloso e, sempre secondo Reggiani, se al posto di Dovizioso ci fosse stato un altro pilota ci sarebbe stato un contatto. Tu come la vedi?

«Sono d’accordo con Reggiani: il modo in cui Marquez ha tentato il sorpasso all’ultima curva è stata l’unica cosa di tutto il GP che non mi è piaciuta. Provarci all’ultimo giro e all’ultima curva è assolutamente lecito, anzi, è addirittura scontato quando si parla di campioni come Marquez, però quest’anno l’attacco è stato molto pericoloso. Mi sono stupito che nessuno abbia alzato la mano, facendo notare questo particolare».

Quindi, il titolo è: “Marquez è pericoloso”?

«No, non in generale. In quella manovra specifica secondo me è stato pericoloso. Questa volta non ha puntato uno spazio tra il Dovi e il cordolo, ma ha puntato Andrea. L’entrata è stata a una velocità molto elevata, tanto che è finito talmente lungo che è andato addirittura sullo sporco. E’ stato l’intuito, l’esperienza, chiamatela come volete, del Dovi di scansarsi e non essere centrato. Il Dovi se ne è accorto in tempo, ha tirato su la moto e Marquez è finito ampiamente fuori traiettoria. Questo significa che ha frenato molto oltre il suo limite e se avesse avuto un impatto con Andrea ci sarebbero state delle conseguenze serie.

E’ una cosa diversa rispetto ad altri episodi, però una cosa simile era già successo un paio di anni fa sul bagnato a Motegi, l’anno scorso in Argentina con altri piloti. Il mio non è un attacco a Marquez, il punto è: l’entrata all’ultima curva è lecita e non giudico il rischio che i piloti si prendono, perché “giocare” con il limite fa parte del DNA di ogni pilota e Marquez in questo senso è un fuoriclasse.
Ammiro moltissimo come riesce a gestire il limite e ad andare oltre. La mia valutazione non è sul rischio che si prende coscientemente, valuto il rischio che un pilota - nel caso specifico Marquez - è disposto a scaricare sull’avversario. Giusto giocare sul filo del rasoio: trovo inadeguato che la lama del rasoio venga rivolta verso il rivale».

Il titolo, allora, potrebbe essere: “Marquez attento, ci sono anche gli altri, non sei solo in pista”

«Il concetto è: Marquez continua a provarci, ma dove non ci siano incroci di traiettorie. Il titolo non lo so…».

La mia opinione è che Marquez ha un controllo talmente elevato della moto che manovre sicuramente pericolose fatte da qualsiasi altro, diventano quasi lecite nel caso di Marc

«Questo sicuramente, come dicevo ammiro la sua capacità, ma mi questo caso specifico se Andrea avesse continuato la sua traiettoria l’avrebbe centrato. E’ chiaro che può succedere di perdere il controllo, ma questi piloti sono troppo abituati alla gestione del rischio rispetto agli avversari: ecco perché queste manovre andrebbero fatte notare. Marquez non andava punito, ma bisognava fagli notare che quella manovra è pericolosa».

Una battuta su Bautista, te l’aspettavi così competitivo?

«Me l’aspettavo fortissimo; anche lui sta lavorando con un metodo simile a quella di Dovizioso. Se lo merita: è un lavoratore e un gran bravo ragazzo».

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