Nico Cereghini: "Le 5 moto che ho amato di più"

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
GPZ, VFR, 1198, GS ed R1. Semplici sigle, che nascondono però moto di successo che hanno scritto pagine memorabili nel motociclismo degli ultimi 30 anni. Sono loro le mie preferite | di N. Cereghini
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13 gennaio 2010


Ciao a tutti!
Se vi è piaciuto l’argomento della prima moto allora passo alla seconda, alla terza e anche più avanti. Le cinque moto che avete amato di più. E’ una classifica liquida, nel senso che non è scolpita nella pietra e può cambiare perché i ricordi sfumano nel tempo e poi si compongono sempre diversi. 

E’ una classifica liquida, nel senso che non è scolpita nella pietra e può cambiare perché i ricordi sfumano nel tempo

Ma vale la pena di farla. Regola base: niente moto da corsa, che è roba di minoranza. Poi strada o fuoristrada, o ibridi, piccole, o grandi, come si vuole. Massima libertà.
Ogni moto ben inserita nel suo periodo storico perché, viste e provate oggi, molte di quelle che abbiamo amato e desiderato ci farebbero sorridere.

Kawasaki GPZ 900R


Per quanto mi riguarda, uomo da asfalto e di esperienza, voglio limitarmi agli ultimi trent’anni per non finire nella magia degli anni Settanta (che si porterebbero via quasi tutta la rosa), e voterei al primo posto la Kawasaki GPZ 900R dell’84. E’ la prima supersportiva completa della storia (quattro cilindri, 115 cavalli, 245 all’ora), fu anche la prima giapponese veramente a posto nella ciclistica, e quando ci misi il sedere sopra, nella presentazione internazionale a Laguna Seca, mi parve addirittura perfetta. Sulle nostre strade era magnifica.

Honda VFR 750

Al secondo posto infilo la Honda VFR 750, quella bianca del 1986. Il suo motore V4, con la distribuzione a cascata di ingranaggi, resta per me una meraviglia della tecnica e un riferimento assoluto per la qualità della erogazione. E per il sound. Era una moto completa, ottima per il turismo ma anche nella guida sportiva. Per me, la miglior Honda di sempre.

Ducati 1198


Al terzo? Faccio un salto carpiato e passo su una moto italiana e contemporanea. Dico Ducati 1198, un simbolo della nostra creatività, una meraviglia che l’anno scorso mi ha impressionato su strada e anche in circuito. La moto che scende volentieri in pista rientra tra quelle votabili, per quanto mi riguarda. E la 1198 (magari la S) supera, almeno nel mio personale giudizio, tutti i “pomponi” bicilindrici che l’hanno preceduta.

BMW R 1100 GS e Yamaha YZF-R1 (1998 e 2009)


Al quarto e al quinto posto, un po’ indeciso sulla priorità e quindi alla pari, metto due grandi moto: la BMW GS (nella cilindrata 1100, la prima del ‘94 col faro rettangolare) che subito mi sembrò bruttina e invece oggi è bella ed era uno spettacolo da guidare su tutte le strade. E poi la Yamaha R1 1000 nella prima e anche nell’ultima versione. La prima edizione perché mi eccitò per la sua tremenda esuberanza, una bomba da guidare; quella del 2009 invece per la sua assoluta originalità tecnica: la prima supersportiva di serie con gli scoppi irregolari come sulle MotoGP.

A voi la parola. Rispettando tutti i punti di vista. Pronti a cambiare.

Ascolta l'audio di Nico


 

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