Capirossi e Dovizioso: "Ecco il segreto di Stoner"

Capirossi e Dovizioso: "Ecco il segreto di Stoner"
Giovanni Zamagni
A Jerez è tutto pronto. Il campionato entra nel vivo e l'uomo da battere è Stoner. E' chiaro dalle dichiarazioni degli altri piloti che lo studiano e analizzano il suo particolare stile di guida | G. Zamagni, Jerez
31 marzo 2011

Punti chiave


JEREZ – Atterri all’aeroporto di Jerez de la Frontera, nel profondo sud della Spagna, e ti si riempie il cuore di gioia: cielo azzurrissimo, 26 °C di temperatura, una limpidezza spettacolare. Poi, mentre ti avvicini al circuito, i pensieri postivi aumentano: in prossimità del tracciato, tutti i parcheggi sono pronti ad accogliere migliaia di motociclisti, per quello che è qualcosa di più di un semplice GP, ma piuttosto una festa lunga tre giorni, che ti coinvolge e ti fa sentire partecipe di un avvenimento unico.
Una volta dentro al circuito, si inizia con il solito tran-tran, ma per essere giovedì ci sono più notizie del solito. Anche negative, purtroppo, come quella che riguarda Dani Pedrosa, che lunedì o martedì sarà costretto a
tornare sotto i ferri, per rimuovere la placca e le viti dalla spalla sinistra, infortunata lo scorso ottobre a Motegi, in una caduta causata da un problema tecnico. Nella conferenza ufficiale, Pedrosa appare nervoso, come è normale che sia, infastidito dalle continue domande sulle sue condizioni fisiche.
“Da quando sono arrivato in circuito – commenta un po’ acido – ho iniziato a pensare solo ed esclusivamente a questa gara, dove in passato sono sempre andato forte. Vorrei concentrarmi solo sull’aspetto sportivo e perciò vi chiedo di farmi solo domande sul GP”.
Non è così e Dani, suo malgrado, è costretto a dire che: “Non so ancora chi sarà a operarmi, non so se questa pista mi potrà creare più o meno fastidi rispetto a quella del Qatar, non so a cosa sia dovuto questo aggravarsi della situazione”.

Al suo fianco, Casey Stoner è decisamente più sereno, anche se a Jerez non è mai andato particolarmente forte: colpa sua o della Ducati?
“Questo è un circuito un po’ critico per me – conferma – e sicuramente rappresenta un’importante verifica della nostra competitività. Ma dopo la vittoria in Qatar sono decisamente motivato e credo che con la Honda potrò fare meno fatica che in passato, perché con questa moto ho più feeling sull’anteriore, più trazione sul
posteriore e una migliore accelerazione”.

Ma a Jerez va forte anche Jorge Lorenzo, che qui debuttò nel 2002 appena compiuti 15 anni e l’anno scorso trionfò per la prima volta in MotoGP.
“Me la ricordo bene la prima gara – racconta -: all’inizio prendevo tre secondi, poi due e poco alla volta mi sono avvicinato ai migliori e adesso sono campione del mondo della MotoGP! La nostra moto ha fatto un passo in avanti e questa pista dovrebbe essere più favorevole rispetto a quella del Qatar”.

Prima di loro aveva parlato Shuhei Nakamoto: il numero due della HRC ha fatto il punto della situazione dopo il terribile terremoto/tsunami che ha sconvolto il Giappone.
“Nell’area di Tokyo la situazione è quasi tornata alla normalità e anche la HRC ha ripreso a lavorare con i soliti ritmi. Il problema dei ricambi è stato scongiurato: abbiamo aggiunto dei nuovi fornitori. Il circuito di Motegi ha subito dei danni all’asfalto, all’anello di velocità e alla tribuna principale: tutta roba di non grande entità, ma questo ci ha costretto a rivedere alcuni piani, come i collaudi della nuova “mille”. C’è stato un ritardo, andremo in altri tracciati giapponesi: speriamo di recuperare il tempo perso. Motegi verrà sistemato per il 2 ottobre (quando è stato messo in calendario il GP del Giappone, nda), ma non so come sarà la situazione generale per allora”.
Insomma, sono ancora molti i dubbi sulla disputa del GP.


Non ne ha invece Loris Capirossi sulle qualità di Casey Stoner.
“La mano infortunata in Qatar – svela il pilota del team Pramac – non è al 100% ma non dovrebbe darmi troppo fastidio a guidare. Purtroppo l’inizio in Qatar è stato disastroso e credo che la situazione sia abbastanza complicata: c’è molto da lavorare. La Ducati ha un grande potenziale, ma con un limite molto limitato per essere veramente competitivi. Se vai ad analizzare le prestazioni di Stoner dell’anno scorso e del 2011, vedi che con la Desmosedici dava un secondo ai suoi compagni di squadra, ma con la Honda non dà un secondo a Pedrosa: questo significa che Casey riusciva a sfruttare al meglio la Ducati con il suo stile di guida. Ho analizzato attentamente la sua telemetria dell’anno scorso: lui usa tantissimo il freno posteriore, ma, complessivamente, stacca presto e poco. Una cosa facile a dirsi, ma difficilissima a farsi: io non ci riesco”.
Quindi aveva ragione Marco Melandri quando criticava la Ducati? La risposta è velenosa.
“No, non aveva ragione, perché siamo professionisti e devi sempre provare a fare il massimo in qualsiasi condizione, non mettersi le mani in tasca come ha fatto lui nel 2008”.


Anche Andrea Dovizioso ha studiato la telemetria di Stoner.
“Sono rimasto stupito – afferma – dal suo angolo in curva: sta tutto fuori dalla moto, ma piega pochissimo e raddrizza molto rapidamente. Guidare in questo modo da un grandissimo vantaggio, specie con queste gomme Bridgestone”.