Troy Bayliss: "Ora o mai più"

Troy Bayliss: "Ora o mai più"
Carlo Baldi
"Sono stato io a chiedere a Ducati di poter tornare a correre. So che molti tifosi italiani saranno felici di rivedermi su una Ducati. Spero di trovare subito il feeling con la Panigale per poter spingere forte ed entrare nella top ten"
19 febbraio 2015

Punti chiave

Abbronzato ed in perfetta forma. Troy Bayliss sembra aver fatto un patto con il diavolo e che gli otto anni trascorsi dalla sua ultima gara di Portimao in realtà non siano mai trascorsi. E’ il Troy che ricordavamo. Gentile e disponibile, ma soprattutto appassionato. E’ felice e glielo si legge in faccia. Felice ed esaltato dalla possibilità di tornare a fare quello che gli piace di più e che per alcuni anni non ha potuto fare: correre in moto. Poterlo fare sulla sua pista, con una Ducati e davanti ai propri tifosi è per Bayliss la realizzazione di un fantastico sogno. Non vuole parlare del futuro ed insiste nel dire che questo non è il suo ritorno alle gare, ma solo una bellissima avventura.    

Raccontaci a cosa dobbiamo il tuo ritorno in Superbike 

«Dopo l’infortunio di Davide tutti speravamo che non fosse nulla di grave e che lui potesse correre qui a Phillip Island. Purtroppo il suo infortunio si è poi rivelato più grave del previsto, ma inizialmente in Ducati non sembravano intenzionati a sostituirlo. Sono stato io che ho chiamato Marinelli, che inizialmente era un poco titubante. Poi però ha capito che io ero davvero determinato e considerando che domenica festeggeremo il 25mo anno della Superbike a Phillip Island, che moltissimi tifosi, soprattutto italiani, avrebbero gradito rivedermi in pista con una Ducati e che io conosco ed ho già lavorato con molti dei ragazzi del team Ducati SBK, è apparso chiaro che una mia partecipazione a questo primo round del mondiale Superbike avrebbe avuto un senso. Infine ha anche pesato il fatto che lo sponsor del team (Aruba.it, NdA) avrà senza dubbio un buon ritorno mediatico».

Quindi il tutto è nato da te.

«Si sono stato io a propormi. Mi sono detto: “ora o mai più”. Ho sempre sperato di tornare a gareggiare. E’ stata dura smettere da campione del mondo. Ho lasciato le corse sapendo di essere ancora in grado di vincere e questo è stato difficile da accettare. E poi Olli, il mio figlio più piccolo, non ricorda nulla di quando io correvo e ci tengo a fargli vedere, ora che ha 11 anni, cosa faceva suo padre quando era più giovane. Voglio fargli rivivere una parte importante della mia vita».

L'indimenticabile numero 21 sul cupolino della Panigale
L'indimenticabile numero 21 sul cupolino della Panigale

Come affronterai questo weekend di gare?

«Penso che inizierò a lavorare con il team per prendere confidenza con la moto, perché se troverò presto un buon feeling con la Panigale allora potrò spingere a fondo. Ho abbastanza esperienza per sapere che non devo forzare, ma fare le cose un passo alla volta. Step by step».

Ci saranno molti piloti giovani che daranno il massimo per starti davanti, per battere il mitico Bayliss.

«E’ normale che sia così. Siamo tutti in pista per vincere e per stare davanti ai nostri avversari. Mi aspetto che tutti diano il massimo e so che non sarà facile stare davanti, ma è anche per questo che non vedo l’ora di scendere in pista».

Qual è il tuo obiettivo primario e quali pensi possano essere le difficoltà che potrai incontrare?

«Mi piacerebbe concludere le gare nella top ten e non penso di incontrare particolari difficoltà. Certo fare due gare in un pomeriggio sarà stancante, anche perché ora ho 45 anni. Però non ho trascorso gli anni lontano dalle piste stando seduto a guardare la televisione. Non ho mai smesso di andare in moto ed ho disputato molte gare di dirt track. Mi sono sempre allenato e sono in forma, per cui penso di essere ancora in grado di disputare due manches nell’arco di poche ore».

Mi piacerebbe concludere le gare nella top ten e non penso di incontrare particolari difficoltà

La Panigale che guiderai sarà diversa da quelle che hai provato sino ad ora.

«Si, non l’ho mai guidata nella versione 2015, ma non penso sia cambiata molto. Dovrò darmi da fare e cercare di abituarmici in fretta se voglio andare forte».

Come ti sembra l’attuale livello del mondiale Superbike? Mancano piloti carismatici come te o Biaggi. 

«Il livello è indubbiamente alto. Ci sono molti piloti veloci come Chaz Davies, Johnny Rea, Leon Haslam  o Tom Sykes. Penso sia solo una questione di tempo e che la Superbike sia ancora in grado di creare piloti di carattere, in grado di appassionare i tifosi».

Pensi di correre solo qui a Phillip Island o ti piacerebbe gareggiare anche nelle altre gare alle quali purtroppo Giugliano non potrà prendere parte?

«Non lo so. E’ una domanda che al momento non mi pongo. Molto dipenderà da come andranno le gare di Phillip Island. Di certo domenica sera ci riuniremo con il team e se i risultati saranno stati positivi forse parleremo delle gare successive, ma al momento non ci voglio pensare. Mi voglio godere questo momento e divertirmi con la mia moto. Non penso di tornare a correre, ma solo di sfruttare questa possibilità di tornare in pista davanti ai miei tifosi, con il mio team e con una Ducati».

 

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