SBK. GP d'Australia. Cambio gomme obbligatorio per le gare di domani

SBK. GP d'Australia. Cambio gomme obbligatorio per le gare di domani
Carlo Baldi
A causa di problemi che hanno riguardato le gomme di alcuni piloti, durante Gara-2 si effettuerà un pit stop obbligatorio per garantire la massima sicurezza
24 febbraio 2018

Con due comunicati distinti la Direzione gara composta da Gregorio Lavilla in rappresentanza della Dorna, Gian Franco Carloia Race Director e Franck Vayssiè Safety Officer della FIM, ha comunicato che le gare che si disputeranno domani nelle due categorie Superbike e Supersport verranno disputate nel format “flag to flag”.

Per quanto riguarda la Superbike in caso di pista asciutta (e le previsioni sembrano avvallare questa ipotesi) i giri resteranno 22, ma verrà inserito un pit stop, con cambio gomme obbligatorio entro i primi dodici giri, vale a dire non prima del decimo e non dopo il dodicesimo giro. A chi non effettuerà il cambio della gomma posteriore entro i dodici giri previsti verrà sposta la bandiera nera.

In Supersport i giri totali saranno 16 (inizialmente erano previsti 18 giri, poi ridotti a 15) ed il cambio gomme obbligatorio dovrà avvenire tra il settimo ed il nono giro.

Il motivo di queste decisioni è da ricercarsi nei problemi agli pneumatici riscontrati nelle prove della Supersport e nella gara della Superbike.

In Supersport il caso più eclatante ha riguardato il turco Sofuoglu, caduto questa mattina nel corso delle FP3 per problemi alla gomma posteriore, ma anche Mahias ed altri piloti si sono dovuti fermare a causa delle gomme per evitare guai peggiori. In Superbike oltre a Rea che è arrivato al traguardo con la gomma posteriore completamente usurata, Torres ha bucato lo pneumatico posteriore e altri piloti hanno dovuto diminuire la loro andatura sempre a causa delle gomme eccessivamente usurate. Da qui la decisione della Direzione di gara riportata nei due comunicati sopra citati che è stata presa dopo riunioni alle quali hanno partecipato squadre e i piloti.

Ovviamente i pareri sono stati discordanti e non sono mancate le polemiche. Chi durante le prove è riuscito a trovare un assetto che gli ha consentito di sfruttare interamente le gomme e di concludere la gara senza eccessivi problemi, era ovviamente contrario ad effettuare due gare sprint, mentre chi non ci è riuscito ha richiesto a gran voce il pit stop obbligatorio. Sembra che in Superbike tutti i team fossero favorevoli al cambio gomme, fatta eccezione per Ducati e Honda.

La pista e le gomme sono uguali per tutti – hanno commentato nel box della Ducati – e sappiamo che qui a Phillip Island bisogna saper gestire al meglio gli pneumatici. Non è giusto che chi non ci è riuscito si appelli ora alla sicurezza per cambiare le regole a proprio favore. A qualcun questa decisione ha ricordato quella delle alette aerodinamiche della Ducati MotoGP, vietate nel nome della sicurezza.

Stesso discorso e stesse polemiche in Supersport. Alcuni piloti hanno voluto il cambio gomme, mentre altri si sono detti sicuri di poter concludere una gara di 15 giri in sicurezza.

Come sappiamo la pista di Phillip Island è probabilmente quella che più di ogni altra mette alla frusta le gomme. Tutte le case produttrici di pneumatici hanno avuto notevoli problemi sia in MotoGP che in Superbike, da Bridgestone a Michelin a Pirelli. La soluzione del cambio gomme (in quel caso del cambio moto) è stata già utilizzata dalla MotoGP nel 2014, mentre per quanto riguarda la Supersport sino ad ora ci si era limitati ad una riduzione di giri.

E Pirelli cosa ne pensa? Ecco quanto ci ha dichiarato Matteo Giusti, Racing and Product Communication Manager della casa italiana, presente a tutte le gare dei campionati delle derivate.

“Vorrei precisare che in Superbike oggi tutti i piloti hanno concluso la gara. Qualcuno con le gomme particolarmente usurate e con qualche segno di blister. Va considerato che quest’anno la gara è stata più veloce di 12 secondi rispetto all’anno passato, con un ritmo quindi più elevato. E’ evidente che Rea abbia dovuto rallentare negli ultimi giri a causa dell’usura della gomma, ma è altrettanto evidente come invece altri, ad esempio Melandri, pur tenendo un ritmo elevato, non abbiano avuto problemi nel concludere la gara. Restando in ambito Kawasaki, va rimarcato come Sykes abbia stabilito il giro veloce della gara con un tempo molto vicino (22 millesimi) al record della pista, nonostante il suo motore ora disponga di 1.000 giri circa in meno. Inoltre tra le soluzioni che i piloti hanno a disposizione per la gara, c’è la gomma utilizzata lo scorso anno con la quale sono state disputate e concluse due gare di 22 giri ciascuna. Comunque sia, in un confronto con Dorna, FIM e con i piloti, è stato comunque deciso che per l’estrema sicurezza, di mantenere la distanza totale della gara Superbike in 22 giri, inserendo però un cambio gomme obbligatorio. Per quanto riguarda invece la Supersport riteniamo che il problema sia diverso. Gli pneumatici che i piloti della Supersport utilizzano sono quasi identici alle gomme che si possono acquistare su strada, solo con una mescola diversa. In un circuito particolare come quello di Phillip Island (tracciato di vecchia concezione con una configurazione composta da tutte curve a sinistra, in una delle quali le moto restano piegate sul lato sinistro per 20-25 secondi consecutivi) le gomme vengono sottoposte ad uno stress termico importante. Quest’anno ci sono stati alcuni evidenti problemi alle gomme dei piloti Mahias e Sofuoglu. Vorrei precisare che abbiamo portato qui in Australia due soluzioni: una più performante, che è poi quella utilizzata lo scorso anno, ed una meno performante ma più resistente, che però i piloti non hanno scelto. Durante la riunione per la Supersport alcuni piloti hanno affermato di non aver problemi a disputare una gara di 15 giri, ma comunque sia, ascoltati tutti i pareri, è stato deciso di adottare la soluzione del flag to flag obbligatorio. Soluzione che noi ovviamente accettiamo, nel nome della massima sicurezza”.

Domani assisteremo quindi, per la prima volta nella storia dei campionati delle derivate, a due gare interrotte da un cambio gomme obbligatorio. Il pensiero di veder rientrare quasi contemporaneamente tutti i piloti davanti ai rispettivi box ed il caos che potrebbe derivare dalla presenza in pit line di tante persone tra tecnici, piloti, marshall e fotografi ci preoccupa alquanto, e speriamo non succeda nulla di grave. Sarebbe forse stato meglio limitarsi ad una riduzione dei giri di gara, senza penalizzare chi ha lavorato con successo alla ricerca del giusto assetto e della giusta tattica di gara e favorire chi invece quell’assetto e quella tattica non è stato in grado di trovarle.

Ma la soluzione del cambio gomme è senza dubbio più spettacolare e può creare più audience. Il tutto nel nome della “massima sicurezza”. Quella stessa sicurezza calpestata dalla griglia invertita, che in gara2 costringe i piloti più veloci a partire indietro e a rischiare tantissimo per riprendere al più presto le posizioni di testa, pur rallentati da piloti più lenti. Evidentemente la ricerca della massima scurezza non viene sempre perseguita.