SBK 2020, Jonathan Rea: “Correre senza spettatori è una brutta sensazione”

SBK 2020, Jonathan Rea: “Correre senza spettatori è una brutta sensazione”
Carlo Baldi
Rea ci parla di questo campionato strano e difficile, di Redding e dei suoi compagni di squadra. Ritiene che la sua Ninja sia ancora competitiva e quando smetterà vorrebbe fare il coach di un pilota
3 settembre 2020

Alla vigilia di un round che potrebbe essere molto importante nella corsa al suo sesto titolo mondiale, abbiamo intervistato Jonathan Rea per fare il punto su questa stagione molto particolare, che per lui non era iniziata nel migliore dei modi. Abbiamo parlato anche di Redding, dei suoi compagni di squadra e del suo presunto rifiuto alla MotoGP. Johnny ritiene che la sua ZX-10R sia ancora competitiva, tanto da non aver richiesto una nuova moto alla Kawasaki, nemmeno quando ha firmato il suo nuovo contratto del quale non ci ha voluto dire la durata, ma di certo non sino al termine della sua carriera. Un termine al quale per ora non sta pensando. Smetterà quando non sarà più vincente e allora gli piacerebbe fare il coach di un pilota della Superbike.        

Ritieni che questo sia il campionato più difficile da quando sei alla Kawasaki, non solo per gli avversari ma anche per il problema legato al covid 19?

"È difficile dire se sia o meno il più difficile. E’ certamente il più strano a causa del coronavirus. Ad un certo punto sembrava che il campione del mondo 2020 fosse Alex Lowes, perché sembrava quasi impossibile che il campionato potesse riprendere. In seguito sono arrivate le prime voci che parlavano di una possibile ripresa del campionato, forse da agosto-settembre. Ora per fortuna siamo qui, a disputare un campionato vero.  Parlando dei miei avversari, lo scorso anno la V4 era una moto nuova mentre ora il loro team dispone di molti dati e sono diventati molto più forti. La Yamaha può contare su di un pilota veloce come Razgatlioglu, Lowes è partito molto bene e Bautista e la Honda sono competitivi ed hanno già conquistato un podio. Non so se questo sia il campionato più difficile che io abbia mai affrontato in Superbike, ma senza dubbio è il più diverso ed impegnativo. Inoltre correre senza spettatori è davvero una sensazione strana e poco piacevole. Me ne accorgo soprattutto sulla griglia di partenza, dove prima i tifosi si facevano sentire ed ora invece c’è un gran silenzio. Non mi piace."

 

Per quanti anni hai rinnovato con Kawasaki?

"Per alcuni anni..."

 

Sino al termine della tua carriera?

"No."

 

La Panigale V4 sembra superiore alla Kawasaki e la Honda sta mostrando un grande potenziale. Non ti senti svantaggiato pensando magari ai prossimi anni? O sai che arriverà una nuova Ninja?

"Tutte le sere prima di addormentarmi prego affinché mi arrivi una moto nuova. A parte gli scherzi non dipende certo da me, ma dalla Kawasaki Giappone. Posso dire comunque che ogni anno la nostra moto è più competitiva. Certo ha dei punti deboli, ma anche molti altri nei quali è davvero forte. L’anno nel quale la Ducati V2 è stata maggiormente competitiva è stato l’ultimo e questo perché ci vuole del tempo per portare una moto al suo limite. Certo avremmo bisogno di più potenza, ma questo non ci impedisce di vincere. Per quanto riguarda una nuova moto non sempre 'nuovo' significa 'migliore', e poi con la crisi economica conseguente al coronavirus non è semplice mettere in cantiere un nuovo progetto. Ti devo sinceramente dire che sino ad ora io e la Kawasaki non abbiamo parlato molto di una nuova moto."

 

Sykes è stato sino ad ora il tuo compagno di squadra più competitivo, ma da quando sei in Kawasaki solo tu hai vinto con la ZX-10R. Senza di te la Kawasaki non sarebbe vincente.

"No, non credo. Di certo ci siamo amalgamati molto bene: la moto, io ed il team. Abbiamo formato un pacchetto vincente. Se mi guardo attorno non vedo altre realtà così complete. Il nostro potenziale sarebbe anche superiore se potessimo sfruttare tutte le caratteristiche della nostra moto e le capacità del nostro team. Il nostro motore potrebbe girare molto più in alto ma non lo possiamo fare, così come potremmo disporre di una maggiore potenza, ma dobbiamo utilizzare i motori che il regolamento ci consente. A volte mi sento con le mani legate, ma non ci possiamo fare niente. Queste sono le regole. Per quanto riguarda Sykes nei primi anni era davvero forte. Mi ricordo alcune gare nelle quali era addirittura imbattibile, come ad Assen o a Donington, dove aveva un ritmo pazzesco. Mi ricordo di gare combattutissime qui ad Aragon o in Tailandia. E’ importante avere un compagno di squadra competitivo, perché rappresenta uno stimolo in più. Anche Alex Lowes è molto forte. In Australia non è facile essere subito veloce come è stato lui che ha fatto delle gare eccezionali. Questo significa avere un grande potenziale."

 

 

Redding è giovane e determinato, ma è soprattutto molto costante. Non ha nemmeno uno zero in classifica, dove tu hai solo 10 punti di vantaggio. E’ il tuo avversario più difficile da quando sei in SBK?

"Non credo. Lo scorso anno Bautista non è stato certamente un avversario da poco, anche se forse rispetto a Scott ha commesso più errori. Non dimenticare poi che questo campionato per me è stato difficile. In Australia l’incidente in gara1 mi ha causato uno zero in classifica e a Jerez ho disputato due gare complicate, ed ho ottenuto il peggior risultato da quando sono in Kawasaki (sesto in gara2, ndr). Si, certo, Redding è un pilota forte e determinato, ma come ce ne sono altri in Superbike."

 

E’ vero che alcuni anni fa hai rifiutato una Honda MotoGP? Qualche rimpianto?

"Non ho mai rifiutato una MotoGP. Alcuni anni or sono la Honda mi mise in contatto con il team di Aspar Martinez per una CRT. Penso che quella sia stata una delle peggiori moto mai prodotte dalla Honda, e quindi non ho assolutamente nessun rimpianto. Se mi avessero proposto una moto buona, come allora avrebbe potuto essere ad esempio quella di Gresini, avrei certamente accettato."

 

Rossi ha 41 anni e corre ancora. Tu ne hai solo 33. Quanti altri anni pensi di correre?

"Non ci ho mai pensato. Quando mi sono seduto al tavolo per la trattativa con la Kawasaki in effetti mi sono chiesto se quello sarebbe stato l’ultimo contratto della mia carriera, ma non mi sono mai dato una risposta. Sono in Superbike da dodici anni e sempre ad alti livelli. Ho vinto cinque titoli e molte gare. Questo mi ha comportato tanti sacrifici, specialmente ora che ho una famiglia a casa che mi aspetta. Però mi sento bene con la mia squadra, mi piace l’ambiente della Superbike e mi trovo a mio agio con tutti. Per ora non mi pesano nemmeno gli impegni che devo sostenere al di fuori della pista. Penso che arriverà il giorno nel quale dovrò smettere. Sarebbe brutto avvenisse per un infortunio o perché la tua squadra non ti vuole più. Credo che smetterò quando non sarò più vincente."

 

Quando smetterai vedi un futuro per te nelle corse?

"Non so se resterò nell’ambiente e non so cosa farò quando smetterò. Di certo cercherò di godermi maggiormente la famiglia, però io amo questo lavoro e questa vita. Non ho abbastanza conoscenze per fare il capo tecnico e non sono in grado di gestire una squadra. Se devo pensare ad un possibile futuro in questo ambiente mi vedo più come coach di un pilota. Penso che aiutare un pilota ad esprimere tutto il proprio potenziale ti faccia sentire partecipe delle sue vittorie. Ecco, questo lo potrei fare. Mi piacerebbe e mi permetterebbe di restare ancora nell’ambiente, ad alto livello."