SBK 2019. Bautista: “Rea ha cercato il contatto. Fortunato a non cadere”

Carlo Baldi
Ecco le nostre interviste ai due protagonisti di Gara-1 a Buriram. Il loro duello, che oggi ha provocato qualche scintilla, si ripeterà domani in Gara-2, e soprattutto nella spettacolare gara sprint
16 marzo 2019

Non ci sono dubbi che i due protagonisti di questo campionato Superbike 2019 siano loro: Álvaro Bautista e Jonathan Rea. Lo spagnolo ha stupito sia per la facilità con la quale è riuscito a portare subito al limite la sua nuova Panigale V4, che per la capacità di tenere dei ritmi elevatissimi anche per il quattro volte campione del mondo Rea, che sino a prima dell’arrivo di Bautista sembrava imbattibile.


A Phillip Island i due si erano contesi la prima posizione solo per sei dei dieci giri della gara sprint, mentre qui a Buriram, anche a causa di alcune errori di Bautista, si sono contesi la vittoria per molti giri: ma ancora una volta Álvaro ha dimostrato che attualmente lui e la V4 possono tenere un ritmo insostenibile per chiunque altro.


E mentre Rea afferma di non vedere come la Kawasaki possa tener testa alla nuova arma letale della Ducati, Bautista afferma candidamente che ci sono ancora molte cose da migliorare sulla sua moto, che potrà quindi essere ancora più competitiva.

Rea appare più sconsolato che arrabbiato: sa di essere inerme, e si sta accorgendo sempre più che i suoi sforzi e quelli del suo team non servono a nulla contro il binomio Bautista-V4. Arriveranno sicuramente circuiti diversi da Phillip Island e Buriram (già dal prossimo appuntamento al Motorland Aragón) ma la supremazia del pilota spagnolo e della sua moto appaiono al momento inattaccabili.


Di certo Rea ed il suo team non si arrenderanno facilmente, e in alcune gare non mancheranno i duelli tra il nordirlandese e lo spagnolo, tra chi ha dominato per anni questo campionato e chi è arrivato a sconvolgere i suoi piani e la sua egemonia.

Subito dopo Gara-1 di oggi a Buriram abbiamo intervistato entrambi, ed ecco cosa hanno affermato.


 

Alvaro Bautista

All’inizio ti sei complicato la vita...

«Sono partito bene, ma alla prima curva sono arrivato un poco lungo e ho perso la prima posizione. Poche curve dopo ho provato a passare Jonathan, ho staccato forte, ma ho tenuto una traiettoria normale: lui è arrivato molto veloce ed ha cercato il contatto. Mentre stavo chiudendo la curva l’ho visto arrivare, e ho dovuto alzare la moto per non cadere: sono stato veramente fortunato, perché ero quasi in terra ed ho avuto tanta fortuna a restare in piedi. Sembrava di essere su una moto da cross, con la ruota davanti che si è anche staccata da terra. A quel punto ho cercato di restare concentrato, sono arrivato alle spalle di Lowes e l’ho superato subito, mettendomi alla caccia di Rea. Johnny stava girando più o meno con gli stessi tempi miei, e allora ho incrementato il mio ritmo per andare a prenderlo: una volta raggiuntolo, ho mantenuto quel passo e ho visto che lui perdeva terreno».

 

Oggi in gara la tua Panigale V4 non sembrava a posto come in prova....

«Sì, è vero. La mia moto oggi non era perfettamente a posto. Facevo fatica a fermarla e perdevo molto in staccata, e di conseguenza anche in accelerazione, che rappresenta invece il nostro punto di forza. In alcune curve ho dovuto girare largo perché non riuscivo a chiuderle: dobbiamo capire perché questo sia successo, perché questa mattina in prova e in Superpole la moto invece era perfetta e quindi, non so cosa sia cambiato... Dobbiamo valutare i dati della gara».

 

Difficile per le Kawasaki tenere il passo della V4?

«E’ una moto nuova, ancora da sviluppare. Ha una grande potenza e a un osservatore disattento potrebbe sembrare che questo renda tutto facile. Sì, in rettilineo siamo veloci, ma le piste hanno più curve che rettilinei. Dobbiamo ancora migliorare molto in staccata e in curva. Arriveranno circuiti meno favorevoli a noi e maggiormente favorevoli alle Kawasaki, e quindi ci dobbiamo far trovare pronti».

 

E’ stato più difficile oggi rispetto a Phillip Island...

«Le gare in Australia sono state qualcosa di straordinario, nel senso che non hanno rispecchiato i reali valori in campo. Non tanto per le mie vittorie, che ci possono stare, ma per come sono venute e per i distacchi che ho accumulato. Qui le cose sono già diverse. I miei avversari sono più vicini e sono in molti che possono ambire al podio».   

 

In Superpole sei arrivato a 1’9 decimi dalla pole di Márquez in MotoGP: una bella soddisfazione con una moto di serie...

«Non credevo di poter scendere sotto l'1’32": è stato un giro quasi perfetto, e sono contento perché significa che ho imparato a sfruttare la gomma da qualifica, cosa che in Australia non ero riuscito a fare. Rispetto alla MotoGP mi trovo in una situazione completamente diversa. In GP non ho mai avuto una moto che mi permettesse di puntare alla vittoria, mentre qui in Superbike ci sono tutti i presupposti per poter vincere il campionato».  

 

Qui in Superbike ci sono tutti i presupposti per poter vincere il campionato

Jonathan Rea

 

Sei deluso?

«No. Mi sono sentito davvero a mio agio sulla moto, e abbiamo ottenuto il massimo dal pacchetto a nostra disposizione. Non vedo l'ora che arrivi domani. Sono davvero orgoglioso del lavoro fatto assieme al mio team, e in gara mi sono divertito. Adoro correre a questo livello, ma sfortunatamente il risultato non riflette tutto il nostro impegno e il nostro lavoro. Possiamo fare un piccolo miglioramento domani, ma sento che oggi abbiamo ottenuto il meglio dalla nostra moto».

 

Nel finale hai tirato i remi in barca?

«Negli ultimi giri non c'era motivo di continuare a spingere, così ho iniziato a pensare a portare a casa 20 punti. Oggi il secondo posto era la cosa migliore che si potesse ottenere, e sono stato contento di aver preso tanti punti».

 

Per domani cosa ti aspetti?

«Sono davvero ansioso che venga domani, soprattutto per disputare la gara sprint. Penso di poter guidare come ho fatto oggi, con grande intensità per tutti e dieci i giri, senza problemi, e forse potremo lottare per la vittoria sino all’ultimo giro».

 

Bautista ha detto che nel primo giro tu hai cercato il contatto

«Non credo proprio. Io ho mantenuto una traiettoria interna e lui era arrivato largo ed ha cercato di chiudere la curva mentre arrivavo io. Ritengo sia stato semplicemente un incrocio di traiettorie».

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