SBK 2018. Le pagelle del GP d'Italia

SBK 2018. Le pagelle del GP d'Italia
Carlo Baldi
Lode a Rea, 8,5 a Sykes e 7 a Melandri e Fores. Otto Davies che resta il “cuor di leone” dei ducatisti
14 maggio 2018

Imola è una delle roccaforti della Superbike, non solo perché in riva al Santerno si è fatta la storia di questo campionato, ma anche per la conformazione della pista, un tracciato per piloti veri, dove il coraggio e l’abilità di guida prevalgono spesso sul mezzo meccanico.


Tanta gente sulle tribune (76.317 nei tre giorni, quasi 3.000 più della Thailandia) e nel paddock, con piloti che (come Chaz Davies) tre ore dopo la gara erano ancora in tuta, sudati fradici, a firmare autografi e a sorridere per i selfie dei loro tifosi. Un’ennesima prova di come la presunta “morte” della Superbike sia solo una leggenda mal raccontata.


Rea e la Kawasaki hanno dominato entrambe le gare dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, che le tanto vituperate regole della Dorna non hanno stravolto il campionato, ma hanno dato la possibilità a chi non guida una Ducati o una Kawasaki di essere più competitivi. Se poi nessuno, per incapacità o per sfortuna, lo ha ancora fatto, questo non dipende dal promoter spagnolo e nemmeno dalle due case, che per fortuna continuano ad impegnarsi e ad investire nei loro team.


Dopo le batoste rimediate in Australia ed in Thailandia in Kawasaki non si sono certo pianti addosso, ma si sono rimboccati le maniche per tornare davanti a tutti. I valori della prima parte del campionato, quando le rosse italiane sembravano le favorite, si sono ribaltati. Ora aspettiamo la risposta della casa bolognese, che non penso sia rimasta insensibile alle due sberle prese proprio sul circuito di casa.


E le altre? Yamaha è sempre più rallentata dai suoi due piloti, che mostrano ormai da tempo più ombre che luci, mentre la Honda farebbe meglio a fare una gita a Lourdes. Camier non ce l’ha fatta (ancora troppo debole e dolorante) ed il suo sostituto Jason O’Halloran è caduto in gara1 dopo due giri fratturandosi la tibia. Ce l’ha fatta invece Eugene Laverty ma purtroppo per lui ha ritrovato la stessa Aprilia che aveva lasciato, quella che se cerchi di andare forte ti butta in terra. Progressi zero e tanta delusione nel team Milwaukee che il prossimo anno cambierà aria e porterà a qualche altra casa i soldoni dello sponsor. Stesso discorso per il team Althea, ormai stufo di aspettare un’elettronica che sembra non arriverà mai e che obbligherà l’ambizioso Genesio Bevilacqua a cambiare aria. Alti e bassi nel team MV che assieme a Torres riesce comunque a rendere sempre appetibile la stessa minestra.


Nelle altre classi abbiamo assistito all’addio del pluricampione Sofuoglu, destinato a importanti compiti istituzionali nel proprio Paese, alla vittoria della wild card “made in CIV” Matteo Ferrari nella Superstock 1000 ed al secondo trionfo in gara di Ana Carrasco. Bello vedere un donna che vince nella giornata della festa della mamma. A proposito: auguri a tutte le nostre meravigliose mamme!
 


LE PAGELLE

Jonathan Rea – voto 10 e lode – Doppietta, pole position e record di Fogarty eguagliato (59 vittorie in gara). Vince nonostante le nuove regole che limitano la sua Ninja e nonostante la stupida inversione di griglia di gara2. Assieme al suo team ha saputo ribaltare in pochi round una situazione che sembrava irreparabile per lui e per la Kawasaki. Un campione di assoluto valore destinato a battere altri record e a scrivere la storia della Superbike.


Chaz Davies – voto 8 – Sente il calore dei propri tifosi e si impegna al massimo per non deluderli. Purtroppo per lui si trova davanti un Rea in formato Superman, che non gli da scampo. Terzo in Superpole e secondo la domenica, commette un errore solo nella gara di sabato e lo paga a caro prezzo. Ma resta il “cuor di leone” del popolo dei ducatisti.
 


Tom Sykes – voto 8,5 – Sbatte anche lui contro il “mostruoso” Rea, ma se non altro ha il merito di essere il primo degli umani sia in Superpole che nella gara di sabato. Domenica la sua moto fa i capricci, ma poi VdMark gli mette il podio su un piatto d’argento e lui lo prende al volo. Certo sfigura davanti a Rea, ma non è il solo.


Marco Melandri – voto 7 – Imola non è mai stata la sua pista preferita (non ha mai vinto con nessuna Superbike) ma dopo i test di Brno, che sembra abbiano risolto molti dei problemi della sua scorbutica Panigale, ci si aspettava di rivedere il Melandri australiano o comunque una prova di carattere al cospetto dei suoi tifosi. Così non è stato. VdMark gli ha negato un altro terzo posto, ma quest’anno da lui ci aspettiamo qualcosa in più di buoni piazzamenti.
 


Xavi Fores – voto 7 – Un altro weekend passato in mezzo ai piloti ufficiali. Spesso sembra essere lui l’ufficiale Ducati, tanto che in classifica è a soli 7 punti da Melandri e a 13 da Sykes. Lui e il team Barni Racing sono la dimostrazione che in Superbike un team gestito bene, con tecnici in gamba e un pilota valido ed ambizioso può puntare in alto. A chi invece non ha le stesse capacità non resta che lamentarsi.


Michael van der Mark – voto 5 – Dov’è finito il pilota visto ad Assen? Dodicesimo in Superpole e sesto in gara 1, domenica sbaglia e trascina con se l’incolpevole Melandri. Un'altra prova deludente per un pilota che guida una Yamaha ufficiale.


Alex Lowes – voto 5 – vale lo steso discorso fatto per VdMark. Lowes non butta in terra nessuno (questa volta nemmeno se stesso) ma siamo certi che ci sono piloti che farebbero meglio di un decimo ed un sesto posto con questa R1.


Michael Ruben Rinaldi – voto 7,5 – Non si monta la testa, ma migliora e matura gara dopo gara. Due volte settimo al traguardo, domenica prova l’ebbrezza di condurre la gara per due giri, prima di venire riassorbito dal gruppo e chiudere settimo come in gara1. La sua moto non è tanto diversa da quelle dei due ufficiali, ma non dimentichiamoci che il ragazzo è al suo primo anno in Superbike.


Leon Haslam – voto 6 – Fatica più del previsto e paga con l’ultima posizione un errore nel finale di gara due. Una prova al di sotto delle aspettative, ma che servirà senza dubbio all’inglese per tirare fuori gli artigli nel prossimo round di casa a Donington.
 


Lorenzo Savadori – voto 6 – Lui ce la mette tutta, ma questa Aprilia sembra essere sempre più una malata inguaribile. Nelle prove staziona spesso nelle parti alte della classifica, ma poi in gara non può fare i miracoli e quando ci prova cade. Speriamo non bruci il suo talento nell’attesa che l’Aprilia gli dia una moto competitiva. Ci piacerebbe tanto vederlo alla prova su di un'altra moto. Magari una Yamaha………


Jake Gagne – voto 4 – Voluto dallo sponsor il povero Jake ha collezionato 17 punti in dieci gare. La Superbike ha bisogno di piloti validi e non i raccomandati.


Matteo Ferrari – Kevin Sabatucci - voto 10 – Li prendo come simbolo dei tanti piloti di casa nostra che si sono presentati a Imola come wild card ed hanno fatto vedere che il nostro motociclismo gode di buona salute. Matteo corre nel CIV Superbike con la speranza di riuscire a battere il maestro Pirro, ma intanto si è tolto la soddisfazione di mettere tutti in fila nell’Europeo Superstock. Kevin ha 19 anni è in testa al CIV SS300 e a Imola è salito sul terzo gradino del podio in una gara combattutissima.