Rea è un campionissimo o sono "scarsi" i suoi avversari?

Rea è un campionissimo o sono "scarsi" i suoi avversari?
Carlo Baldi
Il dominio di Rea in Superbike è incontrastato. E’ troppo forte lui, o sono i suoi avversai a non essere all’altezza? Leggete la nostra analisi e fateci sapere cosa ne pensate voi
26 giugno 2018

Guardando le ultime gare del mondiale Superbike, in molti si saranno fatti questa domanda. La facilità con la quale Johnny Rea supera i suoi avversai e vince le gare anche partendo dalla terza fila dello schieramento, lascia qualche dubbio sull’effettivo valore dei suoi avversari attuali.

Le doti del tre volte campione del mondo non penso si possano mettere in discussione. Per lui parlano i risultati, i record che ha raggiunto e superato, ma anche la sua storia. Due anni dopo aver debuttato nel campionato inglese 125, Rea passa nel British Superbike e nel 2008 viene catapultato nel campionato mondiale Supersport con la Honda del team Ten Kate: pur non essendo la sua categoria, lui conquista 3 vittorie e 6 podi e chiude secondo dietro a Andrew Pitt. Nel 2009 viene promosso in Superbike sempre con il team olandese. Nei suoi primi anni nella classe maggiore lo soprannominavo “l’impaziente inglese” (parafrasando il famoso film di Anthony Minghella), perché non si accontentava mai, non faceva calcoli e non si rassegnava ad un mezzo poco competitivo come era la sua CBR. Voleva stare sempre davanti. Guidava come un matto, raggiungeva le prime posizioni, cadeva, risaliva in sella, recuperava e spesso ricadeva, tanto che i più disattenti pensavano fosse uno sfascia carene. Ma i giovani talenti guidano così. Ai tempi della Honda, mi raccontava Carlo Fiorani che non gli facevano provare niente di nuovo, perché se gli montavano un nuovo componente lui saliva in moto e andava come sempre fortissimo. Una volta terminato il test alla domanda: “allora come va?” Johnny guardava dubbioso l’interlocutore e rispondeva: “cosa?.... ah sì... sì va bene”. In realtà non se ne ricordava nemmeno. Lui dava del gas e basta, qualsiasi cosa gli si mettesse a disposizione.


Restò in Honda sino al 2014, vincendo in quell'anno quindici gare e classificandosi al terzo posto, con una moto che dopo di lui solo Nicky Hayden riuscirà a portare al successo una sola volta, sotto la pioggia di Sepang. Stufo di aspettare che la Honda si accorgesse di lui, Rea nel 2015 passò alla Kawasaki, ed il resto è storia recente: da quando guida la Ninja ha sempre vinto il mondiale a suon di record. Appurato che Rea sia un campione vero, cerchiamo allora di analizzare chi sono i suoi avversari, e quali moto hanno a disposizione.


Il suo primo avversario è senza dubbio Chaz Davies, pilota veloce quanto generoso, che ha avuto la sfortuna di arrivare in Ducati nell’era della Panigale. Non voglio discutere il valore di questa moto, ma i numeri dicono che non è vincente. In pochi sono riusciti a portarla sul podio, in molti non sono riusciti a domarla, sono caduti, e qualcuno ha anche smesso di correre. Nei suoi cinque anni in Ducati, il gallese ha invece collezionato 25 vittorie, che stanno a testimoniare tutto il suo talento e la sua grinta. Un grande pilota, ma con un mezzo che, a mio parere, non è in grado di competere con la moto di Rea.

 


Il secondo avversario del tre volte campione del mondo è Tom Sykes, che dispone della stessa moto. Un ottimo pilota, campione del mondo nel 2013 e secondo nel 2012 quando dovette cedere a Max Biaggi per mezzo punto. Però, da quando nel suo box è entrato Rea, Tom non è più stato in grado di lottare per il titolo mondiale. Debole psicologicamente, il simpatico e generoso pilota inglese ha sofferto moltissimo la supremazia del suo compagno di squadra, al quale ha dovuto cedere subito il trono di primo pilota Kawasaki. Johnny ha annichilito Sykes nel box, prima ancora che in pista.


Davanti a Sykes, nella classifica del campionato troviamo Michael van der Mark: un giovane talento che finalmente, così come il compagno di squadra Alex Lowes (quinto in classifica dietro a Sykes), riesce a sfruttare il grande potenziale della R1. I due però, anche vista l’età, stanno iniziando solo ora ad affacciarsi nelle parti alte della classifica. Possiamo quindi dire che dispongono di un mezzo competitivo, ma non sono ancora in grado di competere con Rea.

 


Chi potrebbe essere in grado di competere con il nordirlandese è Marco Melandri, ma per lui vale quanto detto per Davies, con l’aggravante che il ravennate dà il meglio di sè quando dispone di una moto competitiva, ma si abbatte e non fa risultato quando la moto ha dei problemi. Mentre Chaz guida sopra i problemi, Marco fa fatica ad affrontarli.


Un altro ottimo pilota, esperto e veloce, è a mio avviso Eugene Laverty, che però, per quanto bravo, non ha ancora imparato a fare i miracoli e quindi con la RSV4 può puntare al massimo, e quando va bene, ai due gradini più bassi del podio.


Concluderei l’analisi dei piloti in grado di competere con Rea, parlando di Leon Camier. L’inglese ha del talento, ed ora ha raggiunto una grande maturità sportiva, ma si è preso il difficile compito di sviluppare la nuova Fireblade: una moto che lo scorso anno sembrava da rottamare e che invece Leon ha saputo rendere competitiva, ma non certo in grado di dare fastidio al campione del mondo ed alla sua ZX-10R.


In conclusione, quindi, Rea è senza dubbio un grande campione, paragonabile ai piloti che in passato hanno fatto la storia della Superbike: ma al momento non ha avversari in grado di impensierirlo, e chi lo potrebbe fare non ha un mezzo all’altezza della situazione.