Krummenacher: “Con questa squadra possiamo vincere il titolo”

Krummenacher: “Con questa squadra possiamo vincere il titolo”
Carlo Baldi
Riviviamo con Randy l’impresa compiuta nella gara della SS ad Assen. Da ultimo a secondo, il record della pista, e la conferma della sua forza e di quella del suo giovane team di Ravenna
29 aprile 2018

Partire ultimo ed arrivare secondo. Un risultato già di per sè fantastico in qualsiasi gara, ma che diventa storico se ottenuto nel mondiale Supersport, una delle categorie più difficili e competitive nel panorama delle competizioni motociclistiche.

A compiere questa impresa è stato lo svizzero Randy Krummenacher, del team Bardahl Evan Bros Racing di Ravenna, che domenica ad Assen ha vissuto la giornata forse più incredibile della sua carriera.

Dopo aver chiuso in testa tutte le prove cronometrate ed il warm up, il pilota svizzero (è nato a Gossau il 24 febbraio 1990) si è schierato in griglia sicuro di poter fare bene anche in gara, forte di un ritmo velocissimo.

«Eravamo in griglia, pronti per la gara – afferma Fabio Evangelista, il team manager – ed ho fatto le solite domande: pressione gomme? Benzina? Lo sguardo terrorizzato del tecnico incaricato del rifornimento mi ha fatto capire subito cosa era successo. Non avevamo alternativa – continua Evangelista – dovevamo rientrare di corsa in pit line, fare benzina e tornare in pista, per poterci schierare all’ultimo posto della griglia».

Qual è stata la reazione di Randy?

«Non posso ripetere esattamente le sue parole (sorride) ma dopo i primi attimi di incredulità e disperazione anche lui si è impegnato per fare in fretta e ripartire dall’ultima fila».

Intervistato prima del via da Italia1, Evangelista ha dichiarato che era comunque fiducioso, perché Randy aveva un passo gara fantastico. Quella che sembrava solo una battuta troppo ottimistica ha iniziato a diventare una sorprendente realtà sin dai primi giri, quando lo svizzero ha iniziato a superare i suoi avversari come fossero birilli.

Partito ventottesimo, al termine del primo giro Krummenacher era diciottesimo, per poi salire al dodicesimo posto al secondo passaggio, e al decimo al terzo giro. Poi ottavo al quarto e settimo al quinto Per portare a termine un’impresa ci vogliono talento, coraggio e fortuna. Alle prime due ci ha pensato Randy, mentre la fortuna ha fatto si che il gruppo dei primi non facesse segnare grandi tempi e che nessuno si staccasse per fare corsa a se. Per il pilota del team Evan Bros il momento più difficile è durato dal sesto al decimo giro, quando i primi erano ancora lontani e lui non aveva riferimenti visivi: ma Randy ha stretto i denti ed il manubrio e all’undicesimo passaggio ha stabilito il record della pista olandese, andando ad acciuffare il gruppo dei primi! Era sesto e li vedeva li, davanti a sè: li aveva raggiunti ed aveva la possibilità di sfogare tutta la sua rabbia e la sua determinazione. Esaltato dall’incredibile rimonta, in quel momento ha capito che poteva anche vincere: quarto al dodicesimo giro, Randy è poi salito al terzo, e al penultimo giro era secondo, incollato alla ruota posteriore di Cluzel. Nell’ultimo giro però il francese è stato bravo a chiudergli tutte le porte; inoltre a convincere Krummenacher ad accontentarsi del secondo posto sono state le sue gomme, logorate dalla sua rabbiosa rimonta: secondo, a 291 millesimi dal primo! Una gara storica, tra le più belle della Supersport, una classe spettacolare quanto difficile, che in questo inizio di stagione ha visto quattro vincitori diversi nelle altrettante gare sin qui disputate

Randy, cosa hai pensato quando ti hanno comunicato che mancava la benzina?

«Sentivo che c’era qualcosa che non andava. Mauro Pellegrini (responsabile tecnico del team) non apre mai il serbatoio in griglia e quando lo ha fatto sono andato a vedere anche io e …… non ho visto benzina. Sono stati momenti durissimi, eravamo tutti sconcertati. Abbiamo parlato con Dorna e ci hanno spiegato che la moto doveva tornare in pit line per fare benzina e che poi sarei partito dall’ultima fila. Tutto il lavoro svolto nelle prove e tutte le nostre ambizioni stavano andando in fumo. Quando mi sono riallineato mi sono detto: “Ora devo dare il massimo, sino ad abbassare il record della pista. Se ci riesco posso fare un buon risultato”. In partenza quello era il mio unico obiettivo. Dopo due giri però pensavo di non farcela. Vedevo ancora tanti piloti davanti a me ed ho pensato che non ne avevo superati abbastanza. Invece poi, rivedendo la gara in televisione, ho capito che in due giri avevo superato sedici piloti».

E non hai mai mollato...

«Certo che no. Ho cercato di girare sul passo del 1’38" basso e l’ho fatto per molti giri, sino all’undicesimo, quando ho visto 1’38”108. Era il record! Ormai i primi erano lì ed ho capito che potevo raggiungerli. Però ero sicuro che da li a poco le gomme mi avrebbero mollato, perché non le avevo mai risparmiate. Invece non è stato così: solo negli ultimi giri gli pneumatici erano davvero consumati e non è stato facile continuare a spingere forte. Non ho vinto perché nella rimonta ho speso troppe energie e ho consumato le gomme. Ma non potevo fare diversamente».

E poi Cluzel è stato bravo nell’ultimo giro.

«E’ stato freddo e non si è fatto condizionare dal fatto di avermi alle sue spalle. Ha commesso solo un piccolo errore, ma io ero troppo vicino a lui ed ero sulla sua stessa linea, quindi non ne ho potuto approfittare. Ma è andata bene così».

Esci più forte da questa impresa?

«Io so che quest’anno abbiamo una marcia in più rispetto agli altri. L’ho capito in Australia e ne ho avuto la conferma quando abbiamo vinto a Buriram. Anche ad Aragón avremmo potuto vincere se non fossi caduto. Penso che ora, dopo la gara di Assen, se ne siano accorti tutti».

Merito tuo e del tuo team...

Io penso che il team Evan Bros sia il più professionale nel mondiale Supersport, e se avesse il budget necessario potrebbe far bene anche in Superbike. E’ una squadra privata, è nata solo nel 2012 ed è al terzo anno di mondiale Supersport, ma è composta da persone competenti e appassionate, con una professionalità e una qualità di altissimo livello. Lo scorso anno, quando ci siamo conosciuti, ho capito subito quale poteva essere il loro potenziale e ho dato loro fiducia. Io ho dato fiducia a loro e loro l’hanno data a me. Ed è ancora così. E’ questa la base del nostro progetto: all’inizio ci credevamo solo noi e la mia famiglia. Gli altri pensavano che avremmo potuto al massimo fare qualche podio. Ma invece io so di essere il più veloce e che con questa squadra possiamo vincere il titolo mondiale. E’ una cosa bellissima avvertire la fiducia reciproca, sapere che il tuo team ti apprezza ti porta a dare il 100%. Possiamo vincere come abbiamo fatto in Thailandia o cadere come abbiamo fatto in Spagna, ma sappiamo qual'è la nostra forza e sappiamo che nessun risultato ci è precluso».

Da quello che dici si può capire come in passato non sia stato così...

«E forse ora qualcuno ci sta ripensando. Io non parlo, ma per me parlano i risultati. Ed è una gioia doppia».