MotoGP, scontro sulla moto unica per pilota

MotoGP, scontro sulla moto unica per pilota
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Dall'Igna propone un regolamento come in SBK, Poncharal e Albesiano rispondono negativamente
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
27 aprile 2020

Una moto per ciascun pilota. Una proposta che viene da Gigi Dall'Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, che sulla falsariga di quanto già applicato alla Superbike qualche stagione fa vedrebbe nell'eliminazione del muletto (anzi, della seconda moto, perché ormai le due moto disponibili per i piloti della MotoGP sono allestite in maniera perfettamente identica e utilizzate come un vero e proprio strumento per confrontare la resa di diverse soluzioni della messa a punto) una soluzione utile a contenere i costi in una stagione che si preannuncia difficilissima da sostenere un po' per tutti.

Una soluzione già del resto utilizzata nelle classi inferiori: Moto3 e Moto2 non dispongono della seconda moto già da diversi anni. E in Superbike - sia pure con l'escamotage del cosiddetto rolling chassis, ovvero una moto semiassemblata e quasi pronta ad essere utilizzata in caso di necessità per ciascun team - la regola tutto sommato funziona dal 2012. Ma imporla alla classe regina della premier series del motociclismo sembra un po' troppo a molti, perché il rischio di compromettere la gara di un pilota per un errore appare davvero troppo elevato.

La pensano così sia Hervé Poncharal, patron del team Tech3 e presidente dell'IRTA, che Romano Albesiano, direttore tecnico di Aprilia Racing. Che facendo riferimenti a problematiche diverse, ma entrambe valide, stroncano la proposta del collega.

"Sono del tutto contrario alla proposta, danneggerebbe lo spettacolo e comunque il formato delle gare andrebbe completamente rivisto" ha spiegato Poncharal. "Non sarebbe pensabile fare le qualifiche subito dopo le FP4, perché se un pilota danneggiasse la moto non potrebbe prendere il via. E lo stesso vale per le gare flag-to-flag, non potendo cambiare moto bisognerebbe interrompere la gara, adeguare l'assetto, cambiare le gomme e ripartire. Non credo che la cosa farebbe risparmiare denaro."

In effetti, anche la soluzione utilizzata dalla SBK (il rolling chassis) potrebbe mettere una pezza alla prima situazione - anche se la moto andrebbe preparata per ogni pilota, con le sue scelte di assetto ma anche di posizione di guida, e chissà quanti altri dettagli - ma sicuramente non alla seconda, causando ogni genere di problema nel caso di gare in condizioni variabili. Per non parlare di cosa potrebbe succedere se entrambi i piloti di un team dovessero danneggiare la moto: l'idea di assegnare il muletto (pardon, il rolling chassis) ai piloti a gare alterne, come si faceva in F1, è una proposta semplicemente impensabile in MotoGP dove in diversi team ci sono due vere e proprie prime guide.

"L'idea di Dall'Igna ha vantaggi e svantaggi, anche se per la MotoGP sarebbe comunque un calo di livello importante" è il pensiero di Albesiano, un po' meno negativo. "Qualche team potrebbe trovarsi a correre senza un pilota di primissimo piano per una caduta durante il warm-up. È vero, in Superbike è stato fatto, ma di fatto c'era la seconda moto, che credo sia necessaria. Cosa succederebbe se Marquez distruggesse la sua Honda durante il warm-up? Vogliamo davvero andare nella direzione della SBK? Mi sembra che si sia cercato di evitarlo, per tanti motivi diversi..."

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