Vogliamo andare anche noi alle Olimpiadi

Vogliamo andare anche noi alle Olimpiadi
  • di Alfonso Rago
Riflessioni semiserie mentre la grande festa dello sport a Londra si avvia all'epilogo: come mai, tra discipline tra noi quasi clandestine come il badminton, non c'è spazio per le due ruote a motore?
  • di Alfonso Rago
8 agosto 2012

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Lo confessiamo: impossibile resistere al richiamo delle gare, evitare di leggere i risultati fino all'ultima specialità, conservare un olimpionico (questo sì) aplomb quando a a salire sul gradino più alto del podio è un atleta di casa Italia. Il fascino delle Olimpiadi è anche questo: racchiudere in due settimane, o poco più, tutti gli sport praticati su quella palla tonda chiamata Terra. Una pazzesca marmellata di atleti, uniformi da gara, regole e riti scaramantici che portano all'Olimpo della gloria. Ovvio che si facciano ogni quattro anni, per conservarne la magia e preservarne l'unicità. Festa assoluta dello sport, si diceva: ma siamo sicuri che la lista dei presenti sia completa, che siano stati invitati proprio tutti? Chi ama, come noi, le due ruote a motore, in questi giorni somiglia a quei ragazzi un po' sfigati, quei nerd costretti a invidiare la gioia altrui da lontano, come chi fosse escluso dalla festa di fine anno a scuola, non invitato al ballo di classe. Per il motociclismo, considerato nella sua accezione sportiva, alle Olimpiadi non c'è spazio.


Qualcuno potrebbe obiettare che è giusto così, visto che si tratta di sport a motore e, come accade per le quattro ruote, facente parte di ambiti diversi. Forse non tutti sanno che, a differenza delle auto che sono iscritte alla CSAI, la Federmoto è parte integrante del Coni. E chi in questi giorni si sia trovato dalle parti di viale Tiziano a Roma, dove ha appunto sede il Comitato Olimpico Nazionale, non avrà potuto non notare il contrasto tra l'atmosfera giustamente elettrica che regna presso le tante Federazioni impegnate a Londra - con tricolori appesi alle porte, poster degli atleti medagliati e televisori accesi h24 per

Eppure, qualche anno fa (ai tempi della presidenza Zerbi), c'era stato un progetto per portare il motociclismo, almeno come sport dimostrativo, all'interno delle Olimpiadi

seguire le gare - e il tono silenzioso ed austero che per contrappasso identifica subito gli uffici della FMI. Qui niente Olimpiadi, quindi niente stress, ma forse anche un po' d'invidia per chi trepida, si esalta ed esulta davanti alle prestazioni dei suoi tesserati. Eppure, qualche anno fa (ai tempi della presidenza Zerbi), c'era stato un progetto per portare il motociclismo, almeno come sport dimostrativo, all'interno delle Olimpiadi. Si parlava del trial, ma potevano essere anche l'enduro o lo speedway, tutte specialità altamente spettacolari e dai costi non proibitivi per le strutture delegate ad ospitarle. Le scelte poi furono altre, a favore di discipline emergenti come la mountain bike o la vela, accolti tra gli sport olimpionici come segnale dell'apertura a nuove specialità accanto a quelle classiche ed immortali, anche se un po' démodé (volete un piccolo elenco? Lotta greco-romana, sollevamento pesi, pugilato dilettantistico e via citando), visto che di loro ce ne ricordiamo ogni quattro anni. D'altro canto, se ora si danno medaglie a chi gioca a beach volley, ai professionisti del tennis e del basket, agli eleganti cavalieri del dressage, perché non aprire le porte del'Olimpo anche alle due ruote a motore?

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