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Google sta per lanciare quella che definisce "la rivoluzione" nel modo in cui i motociclisti pianificano i loro viaggi. L'integrazione di Gemini, l'intelligenza artificiale di Big G, in Google Maps promette miracoli: basterà parlare con il telefono (o l'interfono) e l'AI troverà esattamente quello che cerchi. Niente più tap infiniti, filtri da selezionare, categorie da spulciare. Solo la tua voce e un assistente virtuale che capisce tutto al volo. Sulla carta, il sogno di ogni viaggiatore su due ruote. Nella pratica? Beh, qui le cose si complicano.
Perché mentre Google ci vende la visione di un futuro ipertecnologico dove l'AI fa tutto per noi, c'è un elefante nella stanza di cui nessuno vuole parlare: l'affidabilità. O meglio, la mancanza di affidabilità. E quando si viaggia in moto, un'informazione sbagliata non è solo fastidiosa, può rovinare un'intera giornata. O peggio.
Facciamo finta per un momento che funzioni tutto perfettamente. Siete sulla statale, è mezzogiorno passato, lo stomaco inizia a brontolare. Togliere i guanti, tirare fuori il telefono, digitare, filtrare, confrontare. Chi viaggia in moto sa che è una rottura. Con Ask Maps, la nuova funzione che Google sta testando, tutto questo dovrebbe sparire come per magia.
Basta un tap sul chip sotto la barra di ricerca e via: "Trova un ristorante di pesce aperto ora, con parcheggio sicuro per la moto, entro dieci chilometri". L'intelligenza artificiale processa tutti i parametri contemporaneamente e ti serve su un piatto d'argento una lista già pronta. Niente più smanettamenti con filtri multipli, niente più confronti manuali tra decine di risultati. Solo una conversazione naturale con un assistente che, almeno in teoria, capisce perfettamente cosa vuoi.
E se viaggiate in gruppo? Ancora meglio, dice Google. C'è chi mangia solo vegano, chi è intollerante al lattosio, chi vuole portare il cane, chi cerca un posto con vista panoramica. Gestire tutte queste variabili con la ricerca tradizionale è un incubo. Con Gemini dovrebbe essere un gioco da ragazzi: elenchi le esigenze, l'AI fa il lavoro sporco e ti propone solo i luoghi che soddisfano tutti i criteri. Troppo bello per essere vero? Probabilmente sì.
Ma aspettate, c'è di più. Google non vuole solo che l'AI cerchi informazioni per voi. Vuole che l'AI agisca per voi. Si chiama Computer Control ed è la vera bomba (in tutti i sensi) di questa rivoluzione. L'intelligenza artificiale potrà prendere il controllo delle app Android, compilare moduli, prenotare hotel, acquistare biglietti. Il tutto mentre voi state facendo altro sul vostro telefono, beatamente ignari.
Come? Google ha creato un display virtuale in background dove Gemini lavora come un folletto invisibile. Voi controllate le previsioni meteo per il weekend, e nel frattempo l'AI cerca un B&B lungo il vostro percorso preferito, confronta i prezzi, valuta le recensioni e completa la prenotazione. Senza disturbarvi, senza interrompere quello che state facendo. Fantascienza? No, è quello che Google sta sviluppando proprio ora.
Tranquilli, ci tengono a dirci che hanno pensato alla sicurezza. Solo app pre-installate con permessi speciali, autorizzazioni esplicite per ogni funzione, possibilità di monitorare in tempo reale cosa sta combinando l'AI. Tutto sotto controllo, promesso. Ma siamo pronti a fidarci?
Ecco dove casca l'asino. Chiunque abbia usato Google Maps in viaggio sa che non è infallibile. Anzi. Orari di apertura sbagliati, ristoranti chiusi da anni ancora segnalati come attivi, strade indicate come percorribili ma in realtà interrotte, spietate ZTL, parcheggi che esistono solo nella fantasia dell'algoritmo. Capita, capita spesso. In auto è frustrante, in moto fa innervosire ancora di più.
Arrivare a un hotel che Maps dice aperto ma che in realtà ha chiuso sei mesi fa, quando sei a 300 chilometri da casa, con le valigie cariche e magari la pioggia che inizia a picchiettare sul casco, non è esattamente il massimo. E se è stata un'intelligenza artificiale a prenotare quell'hotel basandosi su dati obsoleti? Chi paga? Chi si prende la responsabilità dell'errore?
Perché questo è il vero nodo: l'AI si fida ciecamente dei dati che ha a disposizione. Non dubita, non fa controlli incrociati, non chiama per verificare. Se il database dice che quel ristorante è aperto, l'AI ci crede. E lo prenota. Magari addebitando pure la carta di credito. E quando scoprite che è tutto sbagliato, buona fortuna a farvi rimborsare da un algoritmo.
Parliamo chiaro: affidare a un sistema automatico transazioni economiche è un bel salto nel buio. Prenotare il traghetto per la Sardegna? E se l'AI sbaglia data o tratta? Comprare biglietti per un evento? E se interpreta male la richiesta e prenota per il giorno sbagliato? Riservare una camera in un hotel lungo la Route 66? E se finisce per prenotare in una catapecchia perché l'algoritmo ha dato priorità al prezzo anziché alla qualità?
Non sono scenari da fantascienza, sono rischi concreti. E più l'AI diventa autonoma, più questi rischi aumentano. Google sta cercando di correre ai ripari con le App Functions di Android 16, un sistema che permette agli sviluppatori di definire limiti precisi a quello che l'intelligenza artificiale può fare. Una soluzione intermedia tra il controllo totale e il caos, ma che comunque non elimina completamente i pericoli. E poi c'è la questione privacy.
Facciamoci una domanda scomoda: ne abbiamo veramente bisogno? Google sta integrando l'intelligenza artificiale ovunque, da Lens a Circle to Search, da Maps a ogni singola app del suo ecosistema. Ma quante di queste funzioni risolvono problemi reali?
Per noi motociclisti, alcune cose potrebbero essere utili. Interrogare Maps vocalmente mentre sei fermo a un semaforo, trovare con una richiesta tutto quello che ti serve lungo il percorso, evitare di perdere tempo in ricerche complicate con i guanti addosso. Ok, queste sono comodità concrete. Ma lasciare che un algoritmo prenoti hotel, compri biglietti, gestisca i tuoi soldi? Qui si entra in un territorio scivoloso.
Un consiglio di un amico motociclista che ha già fatto quel viaggio, che conosce i tuoi gusti e sa cosa ti piace, varrà sempre infinitamente di più di mille suggerimenti generati da un'AI. L'esperienza umana, la conoscenza diretta, il passaparola tra appassionati: queste cose non si possono replicare con un algoritmo, per quanto sofisticato. Poi, magari, verremo smentiti...
Fonte: Tom's Hardware
Immagine: Automarket.pl