Nico Cereghini: “Toccare le moto e poi salirci fa bene”

Nico Cereghini: “Toccare le moto e poi salirci fa bene”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Le avete viste, all’Eicma, le code per salire sulle novità? Erano solidamente ancorate al pavimento, eppure buone per isolarsi alla ricerca delle emozioni più profonde. La passione, la crisi, l’ottimismo | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
12 novembre 2013


Ciao a tutti! Viva Marc Marquez che porta energia e sorrisi, viva il Salone di Milano che ci dà una bella iniezione di fiducia! Perché siete venuti in tanti, mai visto tanta gente all’Eicma, e tutta questa passione è contagiosa e porterà bene. Certo, la crisi è sempre qui che morde –giustamente ce lo hanno ricordato anche a Milano i cassintegrati della Husqvarna- e non basta l’ottimismo per uscirne. Però l’ottimismo aiuta. Sicuro.

C’è qualche immagine che ho fotografato nella mente la scorsa settimana nel gran casino della mostra. E una in particolare: una ragazza che saliva sulla nuova Monster, guardava il compagno incerta mentre si metteva in posizione, scuoteva il capo e scendeva. “Non ti piace?” le ho chiesto io che me ne stavo in disparte a sondare gli umori. “Preferisco ancora la mia Monster” ha detto semplicemente lei. E ho pensato che una delle cose più belle dell’Eicma è proprio questa: che si può salire in sella a tutte le novità e farsi subito una propria opinione. Poi magari quella ragazza avrà l’occasione di cambiare idea, di fare uno step in più; proverà dinamicamente la Monster 1200 e scoprirà che, come mi assicura Claudio Domenicali, anche il più affezionato monsterista “si convince immediatamente del progresso, appena la moto si muove”. Ma toccare la novità, montarci sopra e mettere le mani sul manubrio, stabilisce un contatto che è diventato sempre più importante.

Tant’è vero che per salire sulle moto -alla Ducati come alla BMW e alla Honda e in ogni stand- c’era da fare la fila. Dal venerdì alla domenica andava in replica la stessa scena. Ragazzi, ragazze, giovani uomini e uomini fatti, persino quelli con i capelli grigi: tutti intorno alle moto in un cerchio stretto e compatto, concentrati per non perdere il turno, rapidi a montare in sella per non perdere tempo. Li ho osservati bene, ed era particolare come cercavano immediatamente di isolarsi con la massima concentrazione: gli occhi fissi sulla strumentazione come se vedessero la strada lì davanti, i palmi delle mani sulle manopole, le dita a cercare le leve, le ginocchia a muoversi per conto loro per assaggiare le svasature del serbatoio.

Ormai tutte le case hanno capito che presentare le novità con grande evidenza, ma su un piano inaccessibile agli appassionati, vale zero. Va bene innalzare sotto i riflettori un esemplare, e con la migliore scenografia di contorno, però poi bisogna allinearne almeno altri tre a livello umano. I motociclisti amano il mondo virtuale, ma quando si tratta di moto vogliono toccare, provare l’effetto che fa, e per conoscere il gradimento di una nuova moto bastava studiare il capannello dei visitatori che la circondava.

E’ la passione che è fatta così, una passione che si nutre del contatto fisico. E se sapremo coltivare questa passione, se riusciremo a lavorare sull’abbattimento dei balzelli più pesanti come le assicurazioni, avremo qualche chances in più di uscire dalla crisi.