Nico Cereghini: “Moto in terra? Ci pensiamo noi!”

Nico Cereghini: “Moto in terra? Ci pensiamo noi!”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Eri fermo e la moto ti è scappata. Da solo non ce la faresti, a tirarla su, ma per fortuna accorrono gli aiuti. Pare tutto risolto, è gente che ci sa fare, invece… | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
11 dicembre 2012

Punti chiave


Ciao a tutti! Quante volte vi sarà capitato; perché è successo a tutti noi, almeno una o due volte nella vita. La moto è caduta per terra da fermo. E adesso voi ve ne state lì un po’ instupiditi, a metà tra la preoccupazione per i danni, che saranno lievi ma certo non mancheranno, e l’incertezza di riuscire a tirar su il mezzo con le vostre sole forze. Ed ecco che qualcuno ha assistito alla scena e per fortuna accorre con l’intenzione di darvi una mano. Ma invece di unire gli sforzi e risolvere la faccenda in un paio di secondi, come sarebbe agevole anche se la moto è pesante, i nuovi arrivati attaccano a discutere. «Bisogna prenderla dal manubrio e dal portapacchi», sentenzia il più esperto; «sì, ma allora prima occorre togliere il bauletto e le borse», aggiunge il perfezionista; «adesso un bello strappo deciso», comanda il più grosso; «no, meglio far piano e dosare lo sforzo», replica l’altro; «tu con il manubrio: se non tiri la leva del freno anteriore, avanziamo con la moto invece di alzarla», «ah sì? allora vieni qui tu, che sei il professore». E alla fine l’operazione, che con gente normale sarebbe già bell’e conclusa, si trasforma in una sorta di assemblea condominiale; il gruppetto si agita, si contraddice, si becca, si sfotte, e alla fine, immancabilmente, spunta quello che se la prende anche con voi: «E com’è che la moto ti è scappata di mano? Sei un incapace. Non l’avrai mica fatto apposta, eh?»; e poi «ragazzi, questo qui ha la faccia del provocatore, che se la sollevi da solo, la sua motoretta. E tu fai una bella cosa: la prossima volta comprati una Vespa».

La cosa più amara, in questa situazione di profonda incertezza sul nostro presente e sul nostro futuro, è che non si sa più come ne usciremo


Ora allargo la scena, e dico che la cosa più amara, in questa situazione di profonda incertezza sul nostro presente e sul nostro futuro, è che non si sa più come ne usciremo, non si capisce chi ha la ricetta giusta e chi no, che cosa è vero e che cosa è falso. Incertezza totale. Un anno fa eravamo sull’orlo del baratro? Forse è vero, pare che fossimo a rischio crack; ma forse non è vero, se nemmeno la Grecia salta per aria. La cura da cavallo che ci hanno somministrato ha risanato il nostro Paese? Forse sì, pare che l’Europa ci guardi con rispetto e la speculazione internazionale abbia allentato un po’ la presa; ma forse no, se il debito pubblico invece di diminuire è aumentato. E avanti così: c’è chi bada allo spread e chi invece sostiene che non conta niente, chi assicura che la riforma delle pensioni era indispensabile e chi sostiene che eravamo appena stati riformati con successo, che dice bianco e chi dice nero, e tutti con la stessa sicurezza di avere ragione.

L’unica cosa certa, purtroppo, è la confusione delle voci: quelli che si erano offerti di raddrizzare la vostra moto ancora sono lì a discutere, e alla fine nessuno sembra occuparsi di voi e del vostro problema. Non so se provate la stessa cosa, ma, oltre alle preoccupazioni, io soffro proprio per questa assoluta mancanza di chiarezze.