Nico Cereghini: “La moto bella e la moto brutta”

Nico Cereghini: “La moto bella e la moto brutta”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Riflessioni filosofiche dopo il giretto in un grande mercatino. La moto di ieri e quella di oggi sono oggetti molto diversi eppure sappiamo distinguere quella bella da quella brutta. Però mi chiedo: in base a cosa? | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
19 febbraio 2013


Ciao a tutti! Immaginatevi un prato bello grande, quasi quanto due campi da calcio, poco fangoso nonostante la neve caduta di recente. E poi riempitelo di tende, furgoni, casse, vecchie moto, carter lucidi e carter arrugginiti in una bella giornata di sole. Ecco Novegro, mostra-scambio annuale di veicoli d’epoca alle porte di Milano che si è tenuta questo fine settimana. Bene, io non sono un grande frequentatore di mercatini, le moto nuove mi danno più gusto delle vecchie, ma questa volta ci sono andato volentieri per incontrare qualche amico. E naturalmente ho sentito un tuffo al cuore.

Mi è bastato vedere un vecchio Morini Corsaro 125 mal tenuto. Pareva proprio il mio di tanti anni fa, aveva perfino il manubrio rialzato che impugnavo sulla Como-Bellagio; quel carter, quella leva dell’avviamento arcuata, quel bel cilindro, quella sella che ti spaccava il sedere dopo cinquanta chilometri. Un attimo dopo già sentivo l’odore del lago a primavera, e rivedevo i musi lunghi degli amici che prendevano la paga con le loro 250.

Che bellezza, mi sono detto, ma come saranno allora i mercatini di domani? Qualche rivenditore metterà in fila tutte le brutte scatole dei serbatoi nascosti sotto la sella che si usano oggi?


A Novegro ci sono soprattutto gli specialisti, quelli che vendono le forcelle o i fanali, quelli che maneggiano ogni vite della Vespa 50. Nel vedere una lunga fila di serbatoi ben allineati sono rimasto incantato. Serbatoi tondi, serbatoi squadrati, quelli piccoli delle stradali e quelli enormi delle enduro, lunghi come sigari per i cinquantini sportivi e profondamente sagomati per le medie dei bei tempi, serbatoi rossi, gialli e neri. Che bellezza, mi sono detto, ma come saranno allora i mercatini di domani? Qualche rivenditore metterà in fila tutte le brutte scatole dei serbatoi nascosti sotto la sella che si usano oggi? E vedrò allineati sull’erba questi enormi gruppi ottici poliellissoidali?

Le moto di una volta avevano tutto in vista. Motore, telaio, ammortizzatori, fanale, parafanghi. Mica erano tutte belle, c’erano naturalmente anche le brutte. Quando ti capitava sotto gli occhi quella giusta, allora restavi a bocca aperta sul dettaglio spettacolare –che fosse la forma del serbatoio o la potenza della testata o la purezza della linea del carter- e lo trovavi ben inserito nell’equilibrio generale. Noi, che siamo quelli oltre i cinquanta, così abbiamo formato il nostro gusto: sull’armonia di elementi nettamente separati e molto diversi tra loro. Oggi tutto è cambiato e persino sulle Ducati, che mantengono il motore in vista come elemento caratterizzante, si fatica a vedere l’architettura completa del bicilindrico ad elle. Il cilindro posteriore si vede poco o niente sulla stessa Monster.

E voi allora come fate? Questa è la mia curiosità. Come decidete che una moto è bella e quell’altra è brutta? Cosa vi colpisce di più? So che non è facile rispondere a un quesito così complesso, ma sarebbe bello provarci. Cercate l’insieme e l’equilibrio generale oppure siete alla ricerca di aspetti meno scontati? E per favore precisate di quale generazione siete.
 
Foto di Max Morri