Nico Cereghini: “Bisogna sempre ascoltare i piloti”

Nico Cereghini: “Bisogna sempre ascoltare i piloti”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il flag to flag di domenica scorsa ha sollevato qualche dubbio: troppo pericoloso correre sul bagnato con le slick? I piloti hanno messo fine alla discussione: è la migliore soluzione possibile. E le scelte di una volta facevano acqua da tutte le parti…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
17 agosto 2021

Ciao a tutti! il GP d’Austria di domenica scorsa è stata una bella botta di vita, dopo il soporifero GP della Stiria corso sette giorni prima e sulla stessa pista.

Parlo della MotoGP, perché abbiamo visto Moto2 e Moto3 vivacissime in entrambe le occasioni. Quella pioggia sul finale, prima timida e poi sempre più forte, ha diviso il gruppo in due e la gara è diventata un derby di quattro giri tra piloti con le rain e piloti con le slick.
Molto interessante e spettacolare, anche se breve.

Si è rischiato troppo? In frenata un forte rischio c’era, decreta Bernardelle in DopoGP, per chi non aveva i coperchi per i dischi in fibra di carbonio.
La regola del flag to flag è in discussione? No, dicono i piloti, dai più esperti come Valentino fino ai rookie: guidare con le slick sul bagnato è un po’ folle, ma le alternative sarebbero anche peggiori. Interrompere la corsa e ripartire, oppure fermare tutti per un simultaneo cambio della moto: due soluzioni che non piacciono e preoccupano.

Io ho una sola regola in testa: bisogna ascoltare i piloti. Lo penso dagli anni Settanta quando i piloti non contavano nulla e con i modenesi gettammo le basi della prima associazione.
Il mio maestro fu il grande Walter Villa, uno che non amava i compromessi e parlava chiaro. Primo: ascoltare i piloti; secondo: elaborare le cose insieme a loro. E fortunatamente è proprio quello che fa la Dorna di Carmelo Ezpeleta: per questa ragione gli sono talmente grato da mettere in secondo piano tutto quello che invece non mi va.

Qualche lettore, beato lui, è abbastanza giovane da non ricordare cosa succedeva prima del flag to flag.
Ai tempi eroici normalmente si procedeva imperterriti anche negli uragani, tanto cambiava poco in termini di sicurezza. Poi si passò alla regola non scritta che dava facoltà ai piloti di testa di alzare la mano e rallentare, qualora le condizioni della pista diventassero troppo pericolose. Tutti nei box e poi si decideva che fare.

Con questa mossa, l’organizzatore lasciava ai piloti la responsabilità e le conseguenze, e a ben guardare era l’unica occasione in cui i piloti avevano voce in capitolo.

Successivamente, dopo infiniti pasticci e tante discussioni, si è arrivati al recente passato: in caso di pioggia, la direzione gara sospendeva la corsa e si ripartiva quando possibile, stilando la classifica finale sui tempi combinati della prima e della seconda frazione.
Una soluzione sensata, ma difficile da seguire sia per il pubblico sia per le squadre che dovevano segnalare al pilota la posizione. Dopo qualche anno si è allora pensato di tener buona soltanto la seconda frazione, fosse anche una garetta folle di quattro o cinque giri. E’ quello che oggi si continua a fare per le altre classi, e che non piace.

Certo, Dorna ha pensato soprattutto allo spettacolo quando ha introdotto insieme alla FIM per la sola MotoGP (nelle altre classi c’è una sola moto per pilota…), la regola del flag to flag. Carmelo aveva in testa le televisioni e i loro palinsesti, lo spettacolo deve avere un orario certo per l’inizio e per la fine.
E la formula è imperfetta, presenta una certa dose di rischio, qualche volta può generare condizioni potenzialmente micidiali come è avvenuto domenica allo Spielberg.
Ma ai piloti piace più di qualsiasi alternativa analizzata. E bisogna ascoltare i piloti.