Nico Cereghini: “Ago sbaglia su Rossi”

Nico Cereghini: “Ago sbaglia su Rossi”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dice che ai suoi tempi anche lui faceva un po’ di cross, ma senza esagerare per non prendere rischi. E lui è stato un precursore dell’allenamento: ma oggi la preparazione è tutta un’altra cosa
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
5 settembre 2017

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Ciao a tutti! L’incidente capitato a Valentino la settimana scorsa è una brutta tegola, e c’è poco da aggiungere alle tante parole già dette e già scritte. Ha sintetizzato bene il nostro Zam: l’allenamento con la moto per Rossi è indispensabile, lo tiene in forma nel fisico e nella mente, e lo diverte; Vale non sarebbe arrivato al ventiduesimo anno di carriera se non avesse potuto dedicare tutte le sue giornate alla passione che ha fin da ragazzino. Il Dottore è fatto così, prendere o lasciare. E non è fatto tanto male, se ha vinto nove titoli e ancora entusiasma le folle. Dispiace molto, perché il campionato era ancora aperto anche per lui e però mi fermerei qui, vorrei evitare le solite banalità: mi limito a ragionare intorno a un tema sollevato da Agostini in una intervista all’Ansa.
 

"Sono cose che possono accadere - ha detto Ago - e non so cosa sia successo, se andavano a tutta oppure no; anch'io ai miei tempi mi dilettavo in qualche esibizione di motocross, ma ovviamente senza strafare. A me dicevano di non rischiare".


L’amico Ago è dispiaciuto come tutti, ma a mio parere confonde un po’ le cose. L’allenamento, per cominciare. Amavo moltissimo i piloti come Hailwood e Ago, sono i miei miti, ma la maggior parte di loro non si allenava proprio, molti si trascuravano del tutto, alcuni fumavano tanto come Pasolini, altri bevevano troppo. Massimo rispetto per Ago, che può vantarsi di essere stato il primo ad affrontare professionalmente la preparazione fisica, ma le sue esibizioni crossistiche hanno lasciato poche tracce. Tranne pochissime eccezioni, quei piloti non sapevano fare nulla nell’off road, per il semplice motivo che la tecnica del cross o del trial o della regolarità a loro non serviva. Le moto che guidavano in pista chiedevano molto sul piano della forza fisica, perché erano pesanti e poi si partiva a spinta e le gare erano lunghe; e c’era certamente un grande stress a livello di coraggio e concentrazione, perché le piste veloci e pericolose non davano tregua. Andare al limite era difficilissimo anche allora, naturalmente, forse ancora più difficile; ma ho guidato la MV 500 tre cilindri di Ago e ho corso con la Suzuki RG 500, la prima GP due tempi di serie: da giornalista e pilota dilettante mi sono qualificato in seconda fila nelle mie prime due partecipazioni mondiali del ‘76. L’ho potuto fare perché la guida di quelle moto era semplice. Non si parlava di frenate con la moto di traverso, di “pendolo” in impostazione di curva per agevolare l’ingresso, di derapate controllate con la moto sovrasterzante per meglio chiudere la curva. Il primo che mise la moto da GP di traverso fu Jarno Saarinen, e infatti veniva da un altro mondo, dalle corse sul ghiaccio. Chi di noi faceva un po’ di cross o di trial voleva semplicemente divertirsi, per passione.


Voglio dire insomma che nel frattempo, da Ago a Valentino, tutto è cambiato, e i protagonisti di oggi ci dicono che la guida moderna della moto da corsa chiede al pilota anche quel tipo di preparazione, con le moto da off road. Marc Márquez è un fenomeno del dirt track, inoltre pratica spesso motocross ed enduro; il Dovi è un crossista, Valentino ama guidare la moto di traverso e saltare. Sono pochissime le eccezioni, come Lorenzo; che infatti guida un po’ alla vecchia maniera. Non è questione di “non strafare e di non rischiare”: se vuoi sfruttare le moto di oggi devi allenarti così.

Agostini su Rossi

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