Nel nuovo Codice della Strada è fondamentale la tutela dei motociclisti

Nel nuovo Codice della Strada è fondamentale la tutela dei motociclisti
Lo affermano gli onorevoli Garofalo e Gandolfi, della Commissione Trasporti. Fra gli utenti deboli della strada da tutelare ci sono naturalmente anche i ciclisti e i pedoni. Si lavora alla modifica dell'articolo 2 del CdS anche con l'Ancma
9 aprile 2014

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 A proposito della riforma del Codice della Strada, l'onorevole Vincenzo Garofalo, membro della Commissione Trasporti, considera prioritario tutelare gli utenti deboli, fra i quali ci sono ovviamente i motociclisti. Nel corso della presentazione del volume #dakarsottocasa (raccoglie i tweet dei motociclisti sulla situazione delle nostre strade) ha affermato: «Occorre considerare i motociclisti e i ciclisti come utenti deboli della strada, modificando l'articolo 2 del Codice della Strada. Se non interveniamo su questo non riusciremo a fare una vera rivoluzione culturale». La modifica di questo articolo sarebbe fondamentale poiché consentirebbe lo sviluppo di infrastrutture dedicate alle due ruote.

Sulla stessa lunghezza d'onda è anche l'onorevole Paolo Gandolfi, anche lui componente della Commissione Trasporti, che ha aggiunto: «È fondamentale semplificare il testo, che è ancora figlio della motorizzazione di massa. Le riforme degli ultimi quindici anni hanno portato a una riduzione degli incidenti e della loro dannosità, ma i progressi non sono stati uniformi. Le modifiche al Codice della Strada hanno funzionato benissimo con le autostrade, che sono diventate un esempio per tutta Europa. Al contrario, nelle aree urbane si può fare molto di più per i motociclisti, ma anche per i ciclisti e i pedoni».

Nel presentare al governo il testo della riforma, è importante il contributo di Ancma, che ha promosso il libro @dakarsottocasa. «Questa raccolta di tweet vuole portare l'attenzione sulle strade killer - ha raccontato l'autore, Vincenzo Borgomeo - è assurdo che più della metà degli incidenti che vedono coinvolti mezzi a due ruote avvengano negli stessi punti».

Secondo il Maids (Motorcycle Accidents In Depth Study), in Italia le infrastrutture inadeguate sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Nel 2012, gli ostacoli accidentali o fissi sulla strada hanno causato la morte di 88 motociclisti e il ferimento di altri 1.920, cioè il 30% del totale (fonte Istat). Il costo sociale degli incidenti che vedono coinvolti mezzi a due ruote è stimabile in circa 8 miliardi di euro, dei quali più di 600 milioni sono imputabili alle infrastrutture.


Le statistiche di incidentalità riferite al 2012 evidenziano come in Italia il livello di sicurezza offerto ai motociclisti stia gradualmente crescendo: il totale le due ruote coinvolte in incidenti si ferma a quota 64.823, in diminuzione rispetto all'anno precedente (-13,8%). In termini di gravità delle conseguenze, le vittime su ciclomotore (122 persone) fanno registrare la contrazione più significativa, con un -26,1% rispetto al 2011, mentre il numero dei feriti è diminuito del 6,9%. Negli ultimi 5 anni (ultimo anno di riferimento: 2008) il numero delle vittime è diminuito del 31,5%. Con riferimento al 2000, la riduzione di vittime tra gli utenti dei motoveicoli è stata ancora più significativa, -37,6%. 

Fonte Ansa