Motogiro D’Italia. Tre epoche di storia in moto, oggi

Piero Batini
  • di Piero Batini
Il meglio dell’Emilia e della Romagna per un Motogiro 2018 full immersion nella più appassionante storia dei motori. E non solo, naturalmente, in una valanga di scoperte. Moto come pretesto, ma anche come fine
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
4 maggio 2018

Bisogna riconoscere che oggi è più facile “toppare” un Evento che indovinarlo. Facile saltarne uno dei centomila che piovono ogni settimana, difficilissimo indovinare quello giusto. Proprio così, sinossi gratuita per dire che sono contento di aver fatto 13 andando in “visita” al Motogiro d’Italia. Molto bello. L’Evento, la Storia che sta alle sue spalle, la tripla storia, il fatto nuovo e sobrio di un affetto per la sua epopea cullato come embrione di una manifestazione che potrebbe non avere limiti di fama e di successo. Perché lo merita e perché i tempi sono maturi per un upgrade colossale.

Intanto è il MotoGiro che da 27 anni ripercorre le strade e la storia di un modo di correre ormai assai più vicino alla mitologia che alla più sfrenata fantasia dei giorni nostri. Non più proponibile in quel format, non a caso bandito il giorno di Guidizzolo, quando all’omologa manifestazione per le sole auto perirono piloti e spettatori, e tremendamente d’attualità, anzi già con un piede nel futuro, nella trasposizione lungimirante e moderna che ritrova fascino e atmosfere in un colpo solo e in un evento multiforme come il Motogiro d’Italia.

Motogiro d’Italia. Dal 1914, 56 Moto per 2.400 chilometri in 4 tappe e solo 18 all’arrivo, lo stop durante gli anni delle grandi guerre, quello quasi fatale dopo la seconda, e la ripresa a fianco delle industrie convertite alla Moto, la vera e propria esplosione del fenomeno dei primi ’50, un crescendo che diventa favoloso dal 1953 quando il Motogiro diventa testimone massimo delle Corse in Moto, appassionante e unico. Si riparte da Bologna, ci sono già tanti e tali motivi da giustificare una scelta che appare “inevitabile”, logica. L’edizione del 1953 segna l’ingresso, dalla parte dei promotori, di Ducati e del quotidiano sportivo Stadio, e sulla scia della Mille Miglia Automobilistica e del boom della motorizzazione di massa, il Motogiro diventa un colossal del Motocislismo agonistico. Fino a 500 partenti, sull’albo d’oro i nomi scolpiti di Leopoldo Tartarini, Tarquinio Provini, Squadre e Piloti “Factory”.

Storia tormentata, di nuovo fermi nel ’57, data purtroppo indimenticabile, nel momento di massimo fulgore, con lo stop definitivo alle mitiche Corse su strada. L’ultimo vincitore del Motogiro “gran premio stradale” è Remo Venturi. A 105 chilometri orari di media con una MV Agusta. Lo stop definitivo è un colpaccio, per tutto il Motorsport.
Pensieri e ripensamenti, ci riprovano, la tiepida ripresa della fine dei ’60 con una formula che già esplora la Regolarità su strada. Ci siamo, fuochino. Nel 1988 Paolo Rossi e un manipolo di nuovi pionieri del Moto Club Terni decidono di rilanciare l’”etichetta” e nasce, rinasce il Motogiro d’Italia così come arriva ai giorni nostri, manifestazione che si lega indissolubilmente alle Moto Classiche e alla Regolarità. Senza soluzione di continuità la Manifestazione continua a crescere e a evolvere, in suo modo speciale, al timone il Moto Club del rilancio con le sue formule e il suo stile originali, le redini della direzione raccolte da Massimo Mansueti. E dalla Famiglia, per la Famiglia del Motogiro d’Italia.

E siamo ai primi di Maggio, alla ventisettesima edizione. Si torna a Bologna per ripartire in un contesto che più che un desiderio di rievocazione segna una vera e propria celebrazione, il riconoscimento di una vocazione. Il regno in una Valle, il Motorismo nella sua Storia centrale. Emilia, Romagna. La Valle dei Motori, la Motor Valley che si unisce al Motogiro strada facendo e caratterizza l’edizione 2018, dando un ordine ai pensieri di più di un secolo, razionalizzando una logica su cui bisogna, è bello riflettere. Su questa Terra miracolata è nato tutto. C’è un fiume di confine, ce lo dice un appassionato competente che ha focalizzato la propria attività nella Storia, Livio Lodi, una vita in Ducati. Di qua un asset sociale ed economico particolari, di là lo stato di necessità di un delicato momento storico che aguzza l’ingegno, la fantasia. Sopra a tutto un velo potente di ingegno, di inventiva, di determinata vocazione a primeggiare, a rincorrere il primato ovunque questo si affacci come proposta di avanzamento, di progresso, di miglioramento allo stato dell’arte. Automobili e Motociclette, e tutto quello che sta attorno ai due fulcri, in sospensione ormai e per sempre tra realtà e leggenda.

150 partenti. La Famiglia del Moto Club Terni, diventato nel frattempo Liberati e Pileri in onore all’onore dei due cittadini più veloci della Regione, la Famiglia dei Partecipanti, sempre più numerosa, legata, fedele, che si riunisce al Motogiro puntualmente ormai ogni anno, i suoi “componenti” che arrivano da tutte le parti del Mondo. C’è un destino, una mèta… circolare che quest’anno abbraccia tutta la Valle dei motori (o si farebbe meglio a dire la Motor Valley?) che dalla “M-V” attinge a piene mani per programma e opportunità, di visita, di strade, di transito e di sosta. Si parte da Bologna, che diamine, e si tornerà a Bologna. Bologna, è solo un un… moto di dire. Si parte e si arriva in un centro planetario della Moto, Borgo Panigale, dai piazzali della Ducati, dalla Fabbrica, dal museo della sua Storia impareggiabile. 150 partenti, 50 membri della “famiglia” organizzatrice, quasi una “balia” ogni tre Concorrenti, 1.600 chilometri in sei Tappe da capogiro, no, da… Motogiro d’Italia al centro dell’Italia dei Motori. Bologna, uno dei vertici di un triangolo-delle-bermuda della Motocicletta che ti risucchia nella sua passione. Bologna, Parma, Rimini, tappe in linea, ad “anello”, solo la prima da Bologna Borgo a Bologna Borgo Panigale, 200 chilometri e qualche sosta, nomi come Modena, Rivara, Sorbara, Carpi, San Martino in Rio, e ancora Ferrari, Maserati, Musei, Autodromi, la Casa. Soste, ripartenze con l’anima nutrita. No, non solo l’anima. Ogni paese accoglie la Carovana come un ospite di riguardo, lo protegge dalla pioggia, capita anche a Maggio, lo rifocilla, una, due… quante volte? Non si finisce mai? Ah, già questa è Terra dove di mangia da Dei, dove ci si potrebbe mettere a tavola i primi giorni, scesi dalla pancia, e starci per tutta la vita… non ci fossero le Moto e le Auto da andare a trovare, scoprire, capire perché proprio da questa Terra incantata e geniale.

Andiamo avanti, piano e seguendo le frecce. Il road book è scritto sui pali, sui semafori, ad ogni angolo di strada e di muro. E poi i controlli orari, le tabelle di marcia, i “test” della Gara di Regolarità. C’è di tutto, un po’ di tutto fatto bene, confezionato per essere svolto non come un compito ma in seno al desiderio di essere guidati in un’avventura di viaggio e di scoperta straordinari. Emotivamente straordinari. Anche le nostre Moto sono così, mai Moto qualsiasi. Sono le nostre, già, le Moto che abbiamo scelto e curato con attenzione, misurandole sulle nostre emozioni di tutti i giorni, per creare e alimentare quelle sensazioni. Anche un modo per farle vedere all’amico che viene dall’Australia, agli spagnoli con le loro storiche due tempi, alla bionda da capogiro che guida l’impossibile, ai coniugi venuti in vacanza nello stesso modo di sempre, in Moto, all’Ingegnere che guida la Vespa e che vive le sue giornate sullo scooter che è diventata quasi una missione. Ognuno ha la sua moto, la SUA! Noi, per l’occasione, una moderna Ducati, un concentrato tecnologico e di Storia, “mezzo” perfettamente in sintonia con questa Storia del tutto particolare e molto bella.

Ce ne andiamo in giro con Pierpaolo Bianchi, con Giampiero Sacchi, miti di un Storia trovati, ben ritrovati. Avanti con un’altra tappa, oggi c’è il sole. C’è sempre il sole in Emilia Romagna, al Motogiro e nella Motor Valley!

 

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