Moto Guzzi sbarca a Daytona

Moto Guzzi sbarca a Daytona
Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
La Casa di Mandello sceglie la cornice della Bike Week per rinfrescare la propria immagine negli USA. Guidata da Phil Read jr, figlio dell’indimenticato campione britannico
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
14 marzo 2015

Il rapporto tra Moto Guzzi e Daytona affonda le proprie radici negli anni 80, decade in cui in America sono esplose le gare tra le derivate di serie, che hanno poi portato alla nascita della attuale Superbike. In particolare in quegli anni erano le BOTT (Battle of the Twins) a richiamare l’attenzione degli appassionati sui due classici bicilindrici italiani come il Guzzi o il Ducati. Le special basate su questi due motori si piazzavano sempre ai vertici della classifica, e permisero al preparatore e pilota John Wittner (un ex dentista) di rinverdire i fasti della casa di Mandello del Lario, ritiratasi ufficialmente dalle corse negli Anni Cinquanta.

La svolta avvenne nel 1987 quando Dr. John (il soprannome di Wittner) alleati una special su base Le Mans e vinse la Daytona BOTT con il pilota Doug Brauneck. I due continuarono a vincere e a fine stagione si aggiudicarono anche il campionato AMA Pro-Twins. L’allora proprietario di Moto Guzzi, Alejandro De Tomaso, rimase molto colpito dalle imprese del piccolo team capitanato da Dr. John al punto da invitarlo di persona in Italia per sviluppare una nuova moto da corsa e partecipare alle gare in Europa.

L’esordio avvenne alla Due Giorni Internazionale di Monza, dove Brauneck si piazzò secondo in prova dietro alla Ducati ufficiale di Lucchinelli e fu fermato in gara solo da una rottura quando era da solo in testa, fece clamore. Anche se non vi furono altri risultati o exploit il nome Guzzi era rientrato di diritto nell’Olimpo delle corse, e Moto Guzzi decise di commemorare il tutto mettendo in produzione la Daytona 1000IE, che rimase a listino dal 1992 al 1999.

Più recentemente è stata la stupenda MGS-01 a scrivere un po’ della storia di Daytona, grazie anche al grande manico di Gianfranco Guareschi. La special, realizzata in collaborazione con lo specialista Ghezzi & Brian, fu portata alla vittoria dal “Guaro” sul Triovale della Florida nel 2006 e nel 2007, dove si impose largamente nella ormai classica BOTT.


Ha dunque perfettamente senso la scelta della Casa di Mandello di scegliere nuovamente la cornice della Bike Week di Daytona per riproporsi in grande stile al pubblico americano. L’intera gamma Moto Guzzi era a disposizione dei clienti per un test ride, e proprio sotto la tenda della nuova struttura disegnata per gli eventi outdoor - dove spiccavano le immagini del Brand Ambassador Ewan McGregor - abbiamo incontrato ed intervistato Phil Read Jr., direttore di Moto Guzzi USA e figlio del mitico pilota inglese.


Prima ancora di parlare di Moto Guzzi parliamo di te e del tuo legame con il mondo delle corse. Non credo che tuo padre abbia mai corso con una Guzzi, ma cosa significa per te il marchio?

«Lavoro per il Gruppo Piaggio da sei anni e da un anno seguo la filiale americana. No, mio padre non ha mai corso per la Guzzi, ma crescendo in Inghilterra mi ricordo che le Moto Guzzi erano le racer pure, specialmente la Le Mans. Era la moto sportiva per eccellenza, esotica, veloce, maneggevole, che faceva a pezzi la concorrenza delle moto inglesi».


Beh, i marchi inglesi in quel periodo erano già in pieno declino, no?

«In effetti… Comunque ricordo diversi amici che avevano la Guzzi, la preparavano per andarci a correre o solo per divertirsi in giro, per me il marchio Moto Guzzi ha avuto sempre un grande fascino ecco perché desidero davvero che abbia successo negli Stati Uniti».


Parliamo adesso di Daytona e del grande ritorno.

«È la prima volta che torniamo a Daytona dopo molti anni ma non ci hanno dimenticato: abbiamo ricevuto un’accoglienza molto calorosa dal pubblico dei motociclisti, che sono sempre rimasti molto interessati alle sorti del marchio».


La gamma presentata in Florida era incentrata sulla linea di moto cruiser, ma non mancavano le altre primedonne di Mandello.

«La regina dello show per noi è ovviamente la Eldorado, presentata in anteprima al Salone di Milano e ancora inedita negli Stati Uniti. Lo stesso si può dire per la Audace, anch’essa una novità assoluta Oltreoceano».


Quali sono dunque le rinnovate aspettative per Moto Guzzi, in un mercato che solo adesso sta iniziando a riprendersi?

«Ci aspettiamo grandi cose dal mercato americano, dove si possono fare ottimi numeri e le cruiser sono il segmento dominante. La clientela è orientato verso i lunghi viaggi, verso il comfort, e ha molto a cuore tradizione e carattere. Moto Guzzi offre tutto questo, aggiungendo al prestigio del marchio anche lo stile italiano, cosa che da queste parti non passa mai inosservata».


Come è stata la reazione del pubblico?

«Abbiamo messo diverse moto a disposizione per i giri di prova, tra cui anche la California 1400 nelle versioni Touring e Custom nei nuovi colori, ed il feedback del pubblico è stato molto positivo. Abbiamo organizzato i test su un percorso di oltre mezz’ora, in modo da dare agli appassionati l’opportunità di provare a fondo la moto, sia passeggiando per il centro che allungando in autostrada, dove possono davvero farsi un’idea delle prestazioni del motore. La reazione generale è stata molto positiva: non si aspettavano una moto così comoda, facile da guidare e piena di dettagli, ma allo stesso tempo potente e dalle ottime prestazioni globali. Il nostro cliente tipo arriva da Harley Davidson, Indian e Victory, moto sulle quali abbiamo un vantaggio tecnico a mio parere, rappresentato dalla gestione elettronica globale».


A livello di prezzo come vi collocate sul mercato?

«Abbiamo guardato a che livello si pongono i nostri concorrenti, abbiamo considerato tutto quello che potevamo offrire ed alla fine abbiamo adottato una strategia di prezzo che invita il cliente a darci fiducia. La gamma California parte dai $15.500 della Custom fino agli oltre $18.000 della super accessoriata Touring. Va considerato che rispetto alla concorrenza offriamo ABS, Cruise Control, controllo di trazione e mappatura variabile, tutti extra che normalmente ci porrebbero molto al di sopra di quel prezzo se confrontato a quanto disponibile sul mercato».


Con la crisi che ancora rallenta la ripresa economica avete in mente di attirare i clienti anche con delle soluzioni finanziarie ad hoc?

«Facciamo diversi finanziamenti attraverso il nostro partner americano, il quale ci dice che il potenziale cliente Moto Guzzi è generalmente nella fascia alta di reddito, per cui da quel punto di vista non dovremmo avere problemi».


A livello di gamma, quali modelli vi aspettate riscuoteranno maggior successo in America?

«La California va molto bene, e da quando abbiamo introdotto il modello Touring due California su tre che vendiamo sono Touring. L’accoglienza per la Eldorado è stata fantastica: il pubblici apprezza il look vintage, i dettagli cromati, le decorazioni pinstripe, la gamma di accessori che la rendono unica. Ci aspettiamo molto da questo modello».


E le altre, come la V7?

«Qui abbiamo fatto debuttare la V7 Racer Verde Legnano SE Limited Edition, di cui importeremo solo 50 esemplari. La V7 come numeri è la gamma che vende di più per noi - ed è pure in piena crescita: le combinazioni date dai vari kit personalizzati sono praticamente infinite. La V7 è una moto leggera e facile da guidare, con un forte carattere vintage che ben si presta alle personalizzazioni in chiave cafe racer. è facile lavorarci sopra ed ottenere qualcosa di unico e il pubblico americano ha risposto con grande entusiasmo sin dalla loro introduzione sul mercato. Il prezzo delle V7 parte da $8.000 pr il modello base, fino ad arrivare ai $10.999 del top di gamma, la Verde Legnano».


E come va la Stelvio?

«Al contrario di quanto succede in Europa, dove la Stelvio ha sempre faticato a farsi notare, qui in America stiamo facendo dei numeri molto buoni. D’altra parte questo è un mercato dove le Adventure Touring sono molto importanti e dove da sempre c’è molta richiesta per motori grossi, valigie laterali e grosse carenature per macinare chilometri in qualsiasi condizione. Per il mercato americano importiamo solo la versione NTX che è il top di gamma, completamente accessoriata».


Come strategia di marketing quali sono le mosse pianificate per il futuro? Tornerete a correre la BOTT o magari farete una Pikes Peaks con una Stelvio completamente preparata?

«Le corse non sono per ora nel nostro programma. Per ora siamo qui per far conoscere il marchio e allargare la base delle nostre concessionarie a tutto il territorio americano. Faremo altri eventi come Daytona per portare le nostre moto davanti agli occhi dei futuri clienti e abbiamo in mente anche una serie di piccoli eventi dove portare alcune concept bike dall’Italia per organizzare dei focus group e individuare potenziali linee di evoluzione della gamma per i prossimi anni».