Moto(.it) e Cinema, un film al giorno: "Best Bar in America"

Marco Berti Quattrini
In occasione della 76ª edizione del Festival del Cinema di Venezia abbiamo scelto le pellicole dove le moto hanno un ruolo rilevante, da protagoniste o da comprimarie
2 settembre 2019

Come da formula: "a insindacabile giudizio" della redazione vi proponiamo quelli che per noi sono i film che un motociclista deve aver visto. In occasione del Festival del cinema di Venezia, che nel 2019 ha raggiunto la 76ª edizione, vi presenteremo ogni giorno una pellicola dove la moto è assoluta protagonista, oppure dove il suo ruolo, seppur piccolo, sia imprescindibile per "recitazione" o per importanza.

Noi iniziamo da "Best Bar in America", un film che esalta l'ideale di libertà dei road-movie e allo stesso tempo è profondamente malinconico  e divertente. Una produzione indipendente per andare a pestare un po' i piedi al main stream veneziano. Ne avevamo parlato qualche anno fa, quando iniziava a farsi largo tra i motociclisti anche qui in Italia grazie al passaparola.

La trama è avvincente e semplice al tempo stesso. Uno scrittore e un veterano tormentato, un po’ loser e un po' bohemien, in sella alla sua moto compie un viaggio epico e un po' grottesco: recensire tutti i Bar d'America. Sembra uscito da un romanzo di Kerouac: perso e incompreso, alla ricerca continua di qualcosa che per lui abbia un senso. Lo incontriamo a bordo della sua vecchia BMW R60/2 con sidecar Velorex, l'unica cosa che sembra avere fiducia in lui e che, per quanto lo faccia penare, non lo abbandona mai. La moto in questo film è una co-protagonista inseparabile, che accompagna il suo "padrone" nel suo viaggio. Per Sanders, inizialmente questo è solo un lavoro, ma ben presto si trasforma in qualcosa di più profondo e diventa un viaggio verso la scoperta della propria anima e verso la libertà.
 

Un ruolo speciale lo gioca Northway, un vecchio ubriacone dotato di lucida saggezza, che diventa la guida dell'uomo non solo per il miglior bar del selvaggio West, ma anche per la scoperta di se stesso, come un moderno Virgilio che accompagna il suo Dante. Oltre a lui, a far chilometri insieme al protagonista si alternano diversi personaggi e diverse storie: tra gli incontri anche quello con il poeta e scrittore americano Jim Harrison.
 

The Best Bar in America è una celebrazione del viaggio - come prima lo è stato Easy Rider prima - non solo geografico, ma anche spirituale, e quale mezzo, se non la moto, avrebbe potuto accompagnare il protagonista? Proprio la moto, quel vecchio ferro lento e malandato che rende tutto il percorso ancora più speciale e significativo.

The Best Bar in America è un road-movie di vecchio stampo, vincitore della prima edizione del Motorcycle Film Festival. Il regista Damon Ristau è riuscito a realizzare con un budget ridottissimo, "inferiore al costo di una nuova Harley", un film non perfetto, ma fatto con il cuore, con personaggi indimenticabili (come Northway, ispirato ad un vero personaggio che ha particolarmente colpito il regista) e paesaggi sconfinati e impressionanti del Selvaggio West. 

Recensione scritta da Giulia Guastoni nel 2015, articolo aggiornato il 2 set. 2019