Le fantastiche moto a sei cilindri

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Sono state poche, ma tutte decisamente significative. Dalle Honda da corsa a quelle di serie, dalla Kawasaki, alla Benelli e alla BMW
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
14 febbraio 2021

Per opporsi ai due tempi, le cui prestazioni aumentavano di stagione in stagione, negli anni Sessanta la Honda ha dotato i suoi motori da competizione di un frazionamento sempre più spinto.

È arrivata a realizzare una 50 bicilindrica e una 125 a cinque cilindri che raggiungevano regimi di rotazione dell’ordine di 18000 giri/min e potenze specifiche di circa 250 CV/litro, valori inusitati per i motori a quattro tempi dell’epoca.
In entrambi i casi venivano impiegate quattro valvole per cilindro e la cilindrata unitaria era di soli 25 cm3. Alla fine del 1964 ha fatto scalpore la comparsa della RC 165, una 250 a sei cilindri.

In campo motociclistico non si era mai vista una moto di tale cilindrata con un numero così elevato di cilindri; nella 500 la Guzzi negli anni Cinquanta aveva schierato una V8, ma era a due valvole per cilindro e aveva una cilindrata unitaria notevolmente maggiore.

La Honda 250 a sei cilindri è stata protagonista di epiche battaglie con le Yamaha a due tempi, ha conquistato il mondiale nel 1966 e 1967. Il suo motore aveva un alesaggio di 39 mm e una corsa di 34,5 mm ed è arrivato ad erogare oltre 55 cavalli a 17000 giri/min. Una versione di 297 cm3, da essa derivata, ha dominato la classe 350 sin dalla sua comparsa.

Nella classe 250 l’arma con la quale la Honda ha contrastato i due tempi a partire dalla fine del 1964 è stata la RC 165 a sei cilindri in linea, poi evolutasi nella RC 166. La sua potenza è arrivata a superare i 55 CV a 17000 giri/min
Nella classe 250 l’arma con la quale la Honda ha contrastato i due tempi a partire dalla fine del 1964 è stata la RC 165 a sei cilindri in linea, poi evolutasi nella RC 166. La sua potenza è arrivata a superare i 55 CV a 17000 giri/min

Oltre alla complessità meccanica, al peso e all’ingombro, occorreva anche fare i conti col fatto che questi motori erano raffreddati ad aria; asportare il calore dalle zone critiche risultava quindi assai difficoltoso. Diventava fondamentale un forte contributo da parte dell’olio (e infatti nei fianchi della carena spiccavano le aperture per i radiatori), ma occorrevano comunque adeguati passaggi per l’aria e una generosa alettatura.

Giova ricordare che anche la MV Agusta a suo tempo ha pensato a una architettura a sei cilindri in linea. Nel 1957-58 ha realizzato una 500 che pare erogasse 75 cavalli e nel 1969 una 350 da oltre 70 CV a 16000 giri/min. Entrambe queste moto sono rimaste allo stadio di prototipo (la seconda per via del mutato regolamento, che ha limitato il frazionamento dei motori da corsa).

Per i modelli di serie le cose sono andate diversamente; alcune moto a sei cilindri sono entrate effettivamente in produzione e anche con buoni risultati, tanto tecnici quanto commerciali (beh, non proprio sempre…).

 

La Benelli 750 Sei è stata presentata nel 1972 ed è entrata in produzione dopo circa due anni dopo. In pratica il motore era quella della 500 (copia dell’Honda di eguale cilindrata) al quale erano stati aggiunti due cilindri. La distribuzione era monoalbero a due valvole con comando a catena centrale
La Benelli 750 Sei è stata presentata nel 1972 ed è entrata in produzione dopo circa due anni dopo. In pratica il motore era quella della 500 (copia dell’Honda di eguale cilindrata) al quale erano stati aggiunti due cilindri. La distribuzione era monoalbero a due valvole con comando a catena centrale

Nel 1972 la Benelli ha stupito il mondo presentando la sua 750 Sei, prima moto di serie del mondo a sei cilindri. Entrata in produzione due anni dopo, aveva la distribuzione monoalbero e una potenza che veniva indicata in 71 CV a 8900 giri/min.
Nel 1978 è apparsa la versione di 906 cm3. Dal punto di vista commerciale si è trattato di un mezzo flop, con soli 5100 esemplari prodotti tra entrambe le versioni. Dal punto di vista tecnico, insomma... Il motore non era altro che quello della Benelli 500, copia dell’Honda Four di eguale cilindrata, con due cilindri aggiunti.

Alla fine del 1977 la Honda ha presentato la CBX 1000, che ha iniziato ad essere commercializzata l’anno successivo. Questa moto, oggi molto ricercata dagli appassionati, ha avuto un’ottima accoglienza da parte del mercato.
Il motore a sei cilindri in linea aveva la distribuzione bialbero con quattro valvole per cilindro ed erogava 105 CV a 9000 giri/min.
La cilindrata di 1047 cm3 veniva ottenuta abbinando un alesaggio di 64,5 mm a una corsa di 53,4 mm. Ciascun albero a camme era diviso in due parti che si univano centralmente; quello di scarico, azionato da una catena che prendeva il moto dall’albero a gomiti, comandava quello di aspirazione per mezzo di un’altra catena di ridotta lunghezza. La trasmissione primaria era “mista” (cioè a catena Morse più coppia di ingranaggi).

Per diverso tempo la Z 1300, apparsa nel 1979, è stata l’imponente ammiraglia della gamma Kawasaki. Il motore a sei cilindri in linea aveva la distribuzione bialbero a dodici valvole ed era raffreddato ad acqua. La trasmissione finale era ad albero
Per diverso tempo la Z 1300, apparsa nel 1979, è stata l’imponente ammiraglia della gamma Kawasaki. Il motore a sei cilindri in linea aveva la distribuzione bialbero a dodici valvole ed era raffreddato ad acqua. La trasmissione finale era ad albero

La Kawasaki Z 1300 è comparsa nel 1979 e si è subito imposta all’attenzione per le dimensioni e per la potenza. Si trattava di una moto poderosa, ma non certo di impostazione sportiva (come dimostrato anche dalla trasmissione finale ad albero).
Il motore era raffreddato ad acqua e aveva la distribuzione bialbero con due valvole per cilindro, inclinate tra loro di 66°. Le canne dei cilindri erano riportate in umido. Le misure di alesaggio e corsa erano 62 x 71 mm e la potenza veniva indicata in 120 CV a 8000 giri/min. In questo motore spiccava l’impiego di ben tre catene Morse (due per la trasmissione primaria e una per azionare la distribuzione) e di una a bussole per comandare la pompa dell’acqua.

Molto più recente è l’entrata in scena di un’altra moto a sei cilindri in linea, la BMW K 1600, tuttora in produzione. Il suo motore bialbero a 24 valvole ha un alesaggio di 72 mm e una corsa di 67,5 mm; la cilindrata totale è di 1649 cm3. Il raffreddamento è ad acqua e la bancata dei cilindri (con canne integrali) è ricavata nella stessa fusione del semibasamento superiore. La potenza è di 160 CV a 7500 giri/min.
La ricerca della massima compattezza ha portato a risultati straordinari; lo spessore della parete tra le canne contigue è di 5 mm e la larghezza totale del motore è di 560 mm soltanto.

La BMW 1600 Concept 6
La BMW 1600 Concept 6

Oltre a quelli in linea esistono anche motori nei quali i sei cilindri sono a V o contrapposti. La prima di tali architetture è molto popolare in campo auto, ma nel nostro settore è stata adottata solo dalla Laverda per un motore da competizione e dalla tedesca Horex. Quest’ultimo è un marchio storico che è stato rilevato e fatto rivivere nel 2010, quando è stata presentata la VR6 di 1218 cm3, entrata in (limitatissima) produzione poco più di un anno dopo. Il motore è un sei cilindri a V stretto (15°) con unico blocco cilindri (amovibile e dotato di canne integrali) e unica testa nella quale sono alloggiati tre alberi a camme.

Le valvole sono tre per cilindro. I condotti di aspirazione sono rivolti verso l’alto mentre quelli di scarico “sfociano” tutti anteriormente. Per la versione base vengono dichiarati 163 CV a 8800 giri/min. Fin dall’inizio è stata prevista una versione sovralimentata mediante compressore centrifugo a comando meccanico, da circa 200 cavalli.

Per il rilancio dello storico marchio, la Horex ha puntato su di un motore a sei cilindri a V stretto (15°) di 1218 cm3. Nella testa, costituita da un’unica fusione, sono alloggiati tre alberi a camme e 18 valvole (3 per cilindro). I condotti di aspirazione sono rivolti verso l’alto mentre quelli di scarico sono rivolti in avanti
Per il rilancio dello storico marchio, la Horex ha puntato su di un motore a sei cilindri a V stretto (15°) di 1218 cm3. Nella testa, costituita da un’unica fusione, sono alloggiati tre alberi a camme e 18 valvole (3 per cilindro). I condotti di aspirazione sono rivolti verso l’alto mentre quelli di scarico sono rivolti in avanti

La Laverda 1000 a sei cilindri è stata presentata alla fine del 1977 e ha corso al Bol d’Or del 1978. Il motore a V trasversale di 90° aveva un alesaggio di 65 mm e una corsa di 50 mm ed erogava circa 140 CV a 11000 giri/min.
Avrebbe potuto essere il capostipite di una serie di modelli a V “modulari”. L’idea era ottima ma purtroppo non se ne è fatto nulla a causa anche degli elevatissimi costi di industrializzazione che il progetto comportava.

La Honda ha realizzato un motore a sei cilindri orizzontali contrapposti che è entrato in produzione nel 1988 per la sua supertourer GL 1500. Dotato di una distribuzione monoalbero a due valvole per cilindro, aveva un alesaggio di 71 mm e una corsa di 64 mm ed erogava 100 CV a 5200 giri/min.
In seguito questo motore ha subito due importanti rivisitazioni che hanno interessato dapprima la cilindrata, portata a 1800 cm3, e poi anche la distribuzione.

Il 6 cilindri contrapposti della Honda GL 1800
Il 6 cilindri contrapposti della Honda GL 1800