Le distribuzioni a fasatura variabile: più prestazioni e meno emissioni

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Dopo essersi affermate in campo automobilistico si stanno diffondendo sempre di più anche sulle moto (Prima parte)
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
30 gennaio 2022

La legge secondo la quale si muovono le valvole, la massima alzata che esse raggiungono e la durata angolare delle fasi di aspirazione e di scarico vengono determinate dal profilo degli eccentrici.

I punti di inizio apertura e di fine chiusura delle valvole dipendono però dal posizionamento angolare delle camme. La fasatura di distribuzione è costituita appunto dagli anticipi di apertura e dai ritardi di chiusura delle valvole rispetto ai punti morti (superiore, ovvero PMS, e inferiore, ossia PMI).

Ferma restando la durata della fase (in gradi di rotazione dell’albero a gomiti), modificando il posizionamento angolare dell’albero a camme si variano sia l’anticipo che il ritardo.

Una fase di aspirazione che dura 280°, a seconda di come viene disposto l’albero a camme può comportare ad esempio un anticipo di apertura di 40° (rispetto al PMS) e un ritardo di chiusura di 60° (rispetto al PMI) oppure un anticipo di 30° e un ritardo di 70°.

Le prestazioni e lo stesso comportamento del motore, ovvero il carattere della sua erogazione, sono dunque legati non solo al tipo di albero a camme che si impiega ma anche a come esso viene disposto all’atto della installazione. Proprio la “messa in fase” della distribuzione costituisce uno degli step più importanti, nel montaggio del motore.

Il profilo delle camme determina la durata delle fasi, la legge del moto delle valvole e la loro alzata massima
Il profilo delle camme determina la durata delle fasi, la legge del moto delle valvole e la loro alzata massima

La coppia erogata dal motore dipende direttamente dalla quantità di miscela aria-carburante che entra nei cilindri ad ogni ciclo. Tale quantità (indicata dal rendimento volumetrico) varia con il regime.
La curva relativa, che ovviamente ha lo stesso andamento di quella di coppia, cresce con la velocità di rotazione fino a raggiungere il massimo, dopo di che scende in maniera più o meno progressiva. La fasatura di distribuzione influenza in misura fondamentale la forma di questa curva, e quindi il regime al quale la coppia raggiunge il massimo e la rapidità con la quale essa successivamente diminuisce.

Fondamentale ai fini delle prestazioni è lo sfruttamento delle onde di pressione e dell’inerzia dei gas, reso possibile dagli anticipi di apertura e dai ritardi di chiusura delle valvole. Una fasatura più spinta (cioè con anticipi e ritardi maggiori) fa sì che il miglior riempimento del cilindro, e quindi la coppia più elevata, venga ottenuto ad alto regime. Il prezzo da pagare è una erogazione più “appuntita”, con sensibile restringimento e spostamento verso l’alto del campo nel quale il motore “tira” vigorosamente. Ovvero una notevole riduzione della coppia ai regimi medi. Al contrario, con una fasatura più tranquilla il miglior riempimento si ha a una velocità di rotazione più bassa e il motore risulta più elastico, con un tiro vigoroso per un arco di regimi di maggiore ampiezza.

Va sottolineata la particolare importanza ai fini delle prestazioni del ritardo di chiusura della aspirazione. Critica, per le emissioni e la regolarità di funzionamento ai bassi regimi, è la durata dell’incrocio, ossia della fase durante la quale la valvola di scarico non ha ancora finito di chiudersi mentre quella di aspirazione ha già cominciato il suo sollevamento dalla sede.
In altre parole, del periodo a cavallo del PMS di fine corsa di scarico durante il quale entrambe le valvole sono aperte (anche se solo in misura parziale) e quindi vi è un collegamento tra l’aspirazione e lo scarico.

La fasatura di distribuzione influenza in misura determinante l’andamento delle curve di coppia e di potenza, come mostrato in questo esempio
La fasatura di distribuzione influenza in misura determinante l’andamento delle curve di coppia e di potenza, come mostrato in questo esempio

Dunque, ciascuna fasatura è ideale solo all’interno di un certo arco di regimi. Se lo sfruttamento dell’inerzia e delle onde è ottimale ai medi, non lo è agli alti, e viceversa. Idealmente ci vorrebbero almeno due alberi a camme, ottimizzati uno per la coppia ai medi regimi e l’altro per la potenza massima.

Proprio per ovviare a questa limitazione sono stati sviluppati i sistemi di fasatura variabile, grazie ai quali è anche possibile ottenere sensibili miglioramenti a livello di emissioni e di consumi (cosa di grande importanza in campo auto).
L’idea di realizzare e impiegare sistemi di questo genere risale a molti decenni fa ma le loro applicazioni pratiche, su modelli di serie, sono iniziate diverso tempo dopo, ovvero negli anni Ottanta.

Nella maggioranza dei casi essi vengono impiegati solo alla aspirazione.

Cambiando la posizione angolare dell’albero a camme rispetto alla ruota dentata di comando (e quindi rispetto all’albero a gomiti) si modifica la fasatura di distribuzione. Per questa ragione all’atto della installazione nei motori da corsa e in quelli elaborati talvolta si impiegano fori asolati per le viti di fissaggio
Cambiando la posizione angolare dell’albero a camme rispetto alla ruota dentata di comando (e quindi rispetto all’albero a gomiti) si modifica la fasatura di distribuzione. Per questa ragione all’atto della installazione nei motori da corsa e in quelli elaborati talvolta si impiegano fori asolati per le viti di fissaggio

I sistemi di fasatura variabile sviluppati sono di vari tipi. Tanto per cominciare possono intervenire in maniera continua o discreta (fornendo cioè due o tre fasature prefissate e passando dall’una all’altra in maniera repentina e non graduale). Inoltre, possono interessare solo la fasatura e non la durata oppure entrambe. Infine, possono cambiare anche l’alzata delle valvole.
Talvolta si impiegano due dispositivi in uno stesso motore, dei quali uno varia la fasatura e l’altro l’alzata.

Pure i dispositivi di azionamento possono essere di differenti tipi. In aggiunta a quelli puramente meccanici ci sono quelli idraulici e quelli elettroidraulici. Nei più semplici dei primi si sfrutta la forza centrifuga, mentre negli altri due si può fare ricorso a una centralina elettronica, e ciò consente di mettere in atto anche strategie di gestione piuttosto sofisticate. (Continua)

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