L'appello dei dipendenti della ex Husqvarna

L'appello dei dipendenti della ex Husqvarna
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Mentre la nuova Husqvarna ha avviato la produzione in Austria, resta irrisolta la vicenda dei dipendenti dello stabilimento italiano. Che hanno scritto questa Lettera aperta
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23 ottobre 2013

Punti chiave

I dipendenti della ex Husqvarna di Cassinetta di Biandronno hanno intitolato “Un urlo nel deserto” la lettera aperta che riportiamo qui sotto. Della cessione di Husqvarna da parte di BMW abbiamo scritto qui. La maggior parte dei 240 dipendenti dello stabilimento varesino sono attualmente in cassa integrazione straordinaria e al momento non si vede una soluzione positiva quando questa scadrà. Dopo la vendita da parte di BMW, c'era stato anche un'apertura da parte di Giovanni Castiglioni, della MV Agusta, sul futuro dello stabilimento quando sembrava che potesse esserci un aiuto dalle Istituzioni per salvaguardare l'occupazione.



E' trascorso diverso tempo da quando abbiamo cercato di far sentire la nostra voce di protesta per la dismissione del sito produttivo di Cassinetta.
In questi giorni leggiamo su internet di un'intervista rilasciata da Pierer  alla testata tedesca  Motorrad e riportata sul quotidiano “La Provincia di Varese” nella quale si parla della ormai ex Husqvarna.
Chi non vive quotidianamente il “dramma” della perdita del posto di lavoro, evince che la situazione sia ormai risolta e normalizzata. 
Non è però così; andiamo ad analizzare alcuni passaggi dell'intervista:
Pierer afferma che lo stabilimento di Biandronno  è in ottime condizioni e che non lo vuole vendere in quanto un giorno potrebbe tornare utile per produrre addirittura 30/40.000 moto all’anno ma che il costo elevato del lavoro in Italia non lo permette.
Visto che la situazione del mercato è quella descritta da Pierer perché il Governo  continua a non emanare delle leggi che tutelino i lavoratori italiani e sgravino le imprese dalle tasse elevate?
Il sacrificio di 250 posti di lavoro senza leggi immediate non sarà servito ne a noi ne ai nostri figli!!!
Pierer afferma “I miei collaboratori mi hanno riferito che con i lavoratori di Biandronno l’accordo è stato raggiunto e tutto è risolto”. Non è vero. L’accordo siglato dai sindacati con la direzione è positivo per l’azienda che si vuole liberare dei lavoratori a prezzi di saldo!  Piuttosto l’idea del sindacato alla base dell’accordo è avere più tempo per trovare soluzioni  produttive alternative per dare continuità occupazionale ai dipendenti.  Quelle soluzioni che la stessa direzione ha dichiarato di cercare firmando un documento al Ministero dello Sviluppo Economico di Roma, salvo poi venirne meno coi fatti. E lo stato italiano cosa fa per farlo rispettare? A parti invertite quello austriaco avrebbe permesso questo trattamento ai propri cittadini?
Significativo è anche il passaggio in cui Pierer si lava la coscienza dando la colpa ai soci indiani di Ktm sul non mantenere la produzione in Italia. Ma se Husqvarna è di proprietà della Pierer Industrie e non di Ktm, perché gli indiani impongono questa clausola nell’operazione altrui? Ma per favore!
Fatte queste dovute precisazioni ci poniamo anche questi perché:
Perché è calato il silenzio sulla vicenda Husqvarna?
Perché le forze politiche che tanto si sono prodigate all’inizio sono svanite nel nulla?
Probabilmente questo sarà l’ultimo comunicato per fare sentire la nostra voce che oggi è un grido nel deserto, però, ci piace pensare che gli organi informativi divulghino la vera realtà e che le Istituzioni locali,regionali e di Stato riprendano in mano la situazione di quell’operazione chiamata dall’Onorevole Maroni “una vera porcata”.  Ricordiamoci anche che a perdere non saranno solo i dipendenti Husqvarna, ma un'intera nazione, l’Italia presa in giro dai tedeschi, dagli austriaci e prigioniera delle proprie leggi.
Noi continuiamo a credere nel vostro aiuto!
Grazie a tutti.

I dipendenti  dell’ex Husqvarna Motorcycles