Il fighetto, il bike surfing e i pirla che lo fanno

Il fighetto, il bike surfing e i pirla che lo fanno
Alberto Capra
Il bike surfing, rimanere in piedi sulla sella della moto, è la nuova prova di ardimento del fighetto. Un cimento per dimostrare baldanza e soprattutto stupidità
23 luglio 2015

Tra tutte le mode che il movimento fighetto ha portato alla ribalta, una in particolare mi pare davvero fine a sé stessa. È quel gioco di abilità – non so come altro definirlo – che consiste nel mettersi in piedi sulla sella della propria moto a mo’ di surf, procedendo per alcuni metri in posizione più o meno eretta. So bene che questo tipo di evoluzioni affonda le proprie radici nella cultura chopper e che i primi a prodursi in numeri di questo tipo sono stati quegli stessi biker per cui la motocicletta ha rappresentato uno strumento di rottura verso l’ordine precostituito, in un periodo di particolari tumulti, da un punto di vista sociale.

Detto questo, il solo fatto che un gesto, un modo di fare o un atteggiamento abbia una dimensione storica non ne legittima l’esistenza a quarant’anni di distanza – per quanto la tradizione possa rappresentare un valore, in un mondo così legato al passato come il nostro. Insomma, l’idea di surfare la moto ha di sicuro a che fare con il senso di libertà, di ribellione, con una dimensione che è l’esatto opposto di ciò che il sistema ha cercato di inculcare nelle menti dei giovani fino a un certo periodo. Ma anche il fatto di andare in giro a petto nudo e senza alcuna protezione ha avuto a che fare con questo. Eppure, oggi, siamo tutti d’accordo sul fatto che non sia il caso di guidare con una bandana al posto del casco, o no? Ecco, il bike surfing, o come diavolo lo volete chiamare, invece, pare sia diventato la cosa più figa che possiate fare a bordo della vostra moto.

Ci sono aziende d’abbigliamento tecnico che usano, per le loro campagne, foto di terzetti allegramente disposti in formazione, mentre surfano verso l’infinito e oltre, nel tramonto del deserto. Bello, oh, per carità ma, al solito, la domanda è: perché? Ché se ti stendi con la special, poi, oltre a farti del male, è la volta che ti butti diretto da un ponte per i danni che hai fatto. E poi, diciamocelo, tra tutte le buffonate che i motociclisti amano fare per puro divertimento, questa è proprio la più minchiona di tutte. Non dimostra niente delle doti di guida di chi la esegue, non serve a nulla, è roba da circo, da foca ammaestrata. Pura moda. Allora perché non andare anche all’indietro, o senza guardare, o a testa in giù sulla sella? Perché non invertire le mani sul manubrio? Ve lo dico io perché. Perché a braccia incrociate ci abbiamo provato tutti con il motorino. Ma è bastata una decina di metri per capire che cascare da pirla va bene ma così tanto, anche no, grazie.