I racconti di Moto.it. "Ultimo scoppio"

I racconti di Moto.it. "Ultimo scoppio"
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Avrei preferito avere il vizio delle donne. Magari non sarei in questo burrone totalmente isolato dal mondo. Altroché. Che razza di idea imbecille, andare a fare fuoristrada senza avvertire nessuno, da solo e per giunta di lunedì...
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
2 novembre 2012

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Avrei preferito avere il vizio delle donne.
Magari non sarei in questo burrone totalmente isolato dal mondo. Altroché.
Che razza di idea imbecille, andare a fare fuoristrada senza avvertire nessuno, da solo e per giunta di lunedì.
La moto è un rottame. Non si capisce più nemmeno se è un enduro o un trial; ora che mi viene in mente, non so se l’assicurazione copre eventi di questo tipo. Appena torno a casa chiamo il mio broker.
Sono scivolato giù da questo dirupo quando la moto ha fatto uno strano scoppio, eppure nell’ultima mezzora mi sentivo bene e respiravo a pieni polmoni l’aria della montagna inebriandomi della facilità con la quale andavo su e giù per mulattiere e sentieri. Giurerei che alcuni contadini mi hanno pure fatto ciao ciao con la mano (o erano caprette armate di fucili? Ciò non toglie che ero triste laggiù in città: un uccellino in gabbia a morire di noia), ma andavo troppo veloce ed ero talmente concentrato sulla guida da perdere ogni certezza, non c’ho mica la visione rallentata di Freddie Spencer! Quando torno a casa, mi informo se da queste parti hanno avuto problemi con gli enduristi. Qui c’è un mondo fantastico.
Facciamo la conta dei danni, su: in qualche modo devo fare passare il tempo in attesa che mia moglie noti la mia assenza oppure che qualcuno dal crinale cinquanta metri più su si sporga e mi veda.
Allora, il cellulare: era dentro il marsupio, eccolo qui, liofilizzato. Poco male, ne compro uno nuovo appena rientro.

Fisicamente… oddio, le mani mi fanno male ma ho avuto la fortuna di carambolare lungo uno scivolo naturale mentre la moto sotto di me faceva il carpiato. Le gambe, vediamo un po’… beh, ho il coccige in ebollizione ma penso di non avere nulla di rotto; indubbiamente la fortuna mi ha benedetto, manco un graffio! Quando lo racconterò agli amici, nessuno vorrà crederci. Mi diranno che è impossibile avere solo distrutto la moto e non essermi rotto nulla!

La mia moto, già, la moto… in realtà non è mia… è di un mio carissimo amico, però lui non lo sa… insomma non sono obbligato a spiegare tutto, no? Bon, la riparo e poi gliela faccio trovare nel mio garage esattamente per come l’ha lasciata. Edoardo partiva per la Danimarca, non sapeva dove metterla e io mi sono offerto di custodirla in sua assenza. Mi deve quasi centomila euro, ha poco da innervosirsi se prendo in prestito la sua moto. Certo, magari non si aspetta di rivederla in versione compatta… ma credo che i suoi assegni postdatati nelle mie mani siano un bel deterrente all'incazzatura. Povero Edoardo, salvato dal fallimento dal mio intervento: con un piccolo, comodo, prestito di cinquantamila euro ha saldato tutti i suoi debitori e rimesso in piedi l’aziendina… io ci ho guadagnato un po’, sicuro: ma in questo mondo, in questo momento di crisi feroce, in questa situazione dove dobbiamo aiutarci tutti un po’, chi fa niente per niente? Chi fa sconti? È la vita.

Troppo ripido lo strapiombo per pensare di risalirlo; con nessun albero a fare da appiglio rimango nel fondo di questo burrone cinque metri per cinque che sembra quasi una cella carceraria, intrappolato.
Attendere prego... qualcuno prima di sera passerà. Se Edoardo avesse avuto una sportiva questo non mi sarebbe accaduto: è colpa sua! Porca miseria! Con una sportiva al limite ti schianti contro un muro, senza perderti nei boschi e senza finire in un dirupo rischiando di non uscirne fuori prima di sera; ho anche fame ma devo mantenere la calma: tra qualche oretta, sarò seduto a casa a mangiare e tutto questo freddo sarà dimenticato.

Sarò a casa con mia moglie.
Telefonerò al mio broker.
Restituirò la moto al mio amico Edoardo dopo averla riparata.
Oppure no.
Oppure la motocicletta rimarrà in fondo a questo burrone assieme ai resti di vecchie lavatrici e cerchi ruota arrugginiti di Fiat anni ’80, quando la verità è che da queste parti gli enduristi non vengono mai perché è vietato e i contadini tendono fili spinati tra gli alberi all'altezza del pomo di Adamo.
Oppure non ho nessuno, nemmeno un vero amico e tantomeno una moglie.
E forse il mio broker manco esiste.
Non so nemmeno più se Edoardo è reale. Edoardo, se ci sei, scherzavo: non è colpa tua se sono caduto in questo fossato profondo cinquanta metri, demolendo la moto. Comunque mi devi ancora centomila Euro e una confezione di pillole per l’emicrania, mi fa male la testa.

Le mani sono ok, le gambe pure; la testa invece mi fa un male boia.
Trovo che guidare una moto per i boschi sia fantastico, amo sentire la puzza dell’olio miscela assieme ai profumi delle resine secrete dagli alberi di questi monti. Ci vorrebbe una moto a rumore zero per andare per i boschi senza turbare l’arcadica pace dei monti. Guarda che silenzio. Si sente soltanto un rumorino, un fischio continuo. Che strano, lo sento anche se metto le dita dentro le orecchie.
Ora che ci penso, ero senza casco.
Ora che ci penso, quel contadino era inferocito e assomigliava ad Edoardo.
Ora che ci penso quello poteva essere un fucile.
Meglio che mi stenda qui sulla terra fresca, qualcuno verrà a prendermi. Che belle le nuvole.
Ora che ci penso, è agosto. Ma ho freddo. Tanto freddo.