I Racconti di Moto.it: "C'è un limite a tutto", il finale dell'autore

I Racconti di Moto.it: "C'è un limite a tutto", il finale dell'autore
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
L'ultimo racconto di Antonio Privitera "C'è un limite a tutto" si concludeva con un invito ai lettori a trovare il proprio epilogo alla storia. Ora ecco come l'autore conclude il racconto
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
16 luglio 2013

Punti chiave


Adesso, caro lettore, è il tuo turno. Ti lascio il manubrio di questa storia: portala dove ti pare, il motore è in moto, le gomme sono calde e la strada degli eventi è tutta davanti a te, libera e senza limiti di velocità;
a presto.


Così si chiudeva, con un finale aperto, l'ultimo racconto di Antonio Privitera "C'è un limite a tutto" con un invito ai lettori a trovare il proprio epilogo alla storia. Dopo aver pubblicato i finale dei lettori ecco quello che l'autore aveva immaginato.



Il finale dell'autore


Cari lettori, questo è il mio finale per il racconto “c’è un limite a tutto”. Spero vi piaccia come a me sono molto piaciuti i vostri ingegnosi e divertenti epiloghi.
A bientot.

 
Dall’altra parte del telefono Luigi ha capito che c’è il pavese, colui che, forse segnando irrimediabilmente la sua vita professionale all’interno dello studio Sanguedolce&Partners con il fattaccio delle cinquantamila lire, gli ha inflitto una profonda umiliazione. I suoi colleghi hanno fatto carriera verso le stanze ai piani superiori, lui è invece rimasto al piano terra a sbrigare il lavoro meno gratificante e l’avvocato Sanguedolce non lo ha mai chiamato per metterlo alla prova su una questione interessante, né lo ha mai incontrato da solo per scambiare due parole. Luigi non se n’è mai curato, in fondo il lavoro è solo una parte della vita. Ma adesso, tutto cambierebbe: stanare “il pavese” lo porterebbe dritto verso la gloria e la riabilitazione, già immagina gli sguardi d’invidia dei colleghi e il sorriso dell’avvocato Sanguedolce orgoglioso di ospitare nel proprio studio colui che ha permesso l’arresto dell’ignobile truffatore, personaggio ormai mitico in Italia.


Rapido di pensiero, Luigi chiede tempo per riflettere e saluta il pavese ma, appena chiuso il telefono, crea subito un’altra utenza su Moto.it dove mette falsamente in vendita la sua TX 550 per trecento euro, poi attende.

Un’ora dopo arriva una mail da “sb55” che desidera acquistare il suo TX: pagamento immediato a patto che l’annuncio venga rimosso immediatamente. E’ la prova del nove.
In realtà il pavese – alias “sb55”, alias Santo, alias l’ avvocato Lentini- non ha mai avuto una TX 550 da vendere a Luigi, fa solo il classico banale giochetto di trovare prima l’acquirente e poi la moto da vendergli, magari pagando la moto con un assegno “cabriolet” e Luigi ha capito tutto: risponde dalla sua nuova utenza a “sb55” dandogli appuntamento per l’indomani in un’area di sosta in autostrada per definire la finta compravendita: “sb55”, il pavese, accetta inconsapevole di avere a che fare con la persona cui vorrebbe rivendere la stessa moto della quale sta trattando l’acquisto.
 

L’area di sosta al tramonto è il paddock di un gran premio del sesso: macchine tappezzate di giornali si agitano a motore spento e Luigi teme quasi di essere scambiato per un voyeur; arriva un’auto con un carrello vuoto, è lui.

Il pavese indossa certamente uno dei suoi travestimenti, un distinto signore in abito blu e mani curate, capelli folti, barba appena incolta e sorriso cordiale.
Buongiorno, è lei l’avvocato Russo? – chiede il pavese.
Sono io, buongiorno. Lei è Santo?
Piacere: allora, la moto? Non l’ha portata?
No.
Eh? E che siamo venuti a fare qui? A guardare le coppiette?
Siamo venuti perché tu mi devi cinquantamila lire, e con gli interessi dal 1999 ad oggi fanno seicento euro, bastardo truffatore!
Ma che cosa dice? Sta male? Lei mi sta scambiando per un’altra persona!


Luigi esplode in un urlo come un motore da dragster, uno di quelli che hanno un basamento vecchio e robusto ma le termiche nuove e potentissime alimentate da miscele esplosive più pericolose della kriptonite:
Tu sei il pavese, l’avvocato Lentini, quello che rapinava di poche lire i praticanti legali e gli avvocatucoli con la scusa di avere smarrito il portafoglio, quello che ha truffato una gloriosa industria della moto italiana e l’ha ridotta a svendersi ai crucchi! Ti ho fregato: ho la targa della tua macchina, la tua utenza su Moto.it, in qualche modo posso risalire fino alla tua identità; lasci tracce, non sei imprendibile! Per causa tua non ho fatto giri in moto per due settimane e nello studio la mia autorevolezza è rimasta quella di un lavavetri! Porco miserabile, mi hai rovinato la vita professionale… – prende fiato, sta per continuare a travolgere il pavese con quindici anni di rancori…

Te la sei rovinata da solo, Luigi: adesso. – il pavese muta voce e con un gesto plateale si sfila non solo la parrucca ma un’intera maschera in lattice da attore cinematografico, rivelando la sua vera identità: l’avvocato Sanguedolce.

Luigi barcolla, si sente mancare il fiato, la voce, le gambe, e infine sbotta, ma piano e senza gridare:
Non ci credo. Non è possibile…
…e sei venuto pure ad aiutarmi ad accendere quel rottame di Vincent 1000 facendo tanto il sapientone, povero cretino. Ora che vuoi fare, denunciarmi e perdere il lavoro? Vuoi le tue seicento euro? Eccole! Serviti, denunciami pure! – e gli sbatte un pugno di banconote viola sotto il naso-. Peccato, sei l’unico che ha sempre cercato di agire con la propria testa invece di rifugiarsi nel conformismo da soldatini pronti ad immolarsi pur di compiacere me, il capo, il socio anziano, il padrone dello studio. Sarà un caso ma sei pure il solo che ha una motocicletta vera, in mezzo a tutti quei bidet di plastica, ma se anche l’unico avvocato ha visto da vicino il pavese e non potevo correre il rischio che in qualche modo tu mi riconoscessi e per questo ti ho segregato al piano terra a fare fotocopie e a curare i tamponamenti, le liti condominiali, le cause tra pensionati e tra ex. Ma a te va bene, vedo. Devi avere una forza, una presenza a te stesso invidiabile. Lavori per quattro soldi e ti senti felice, che razza di training autogeno fai? Eh? Io invece per uscire fuori il vero me stesso e provare il brivido della vita , faccio questo. Il truffatore. Non ne avrei bisogno, però ci godo. Ho inventato un personaggio, vi riverso tutte le mie energie, la mia fantasia, il mio ingegno altrimenti sprecato. E sapessi che fatica impersonare sempre qualcuno di diverso, dovrebbero darmi l’oscar: in quella macchina ho almeno venti travestimenti e nella mia agenda tengo nota di tutto, il pavese è il mio alter ego e a volte non so più dire chi io sia veramente, se la mia vera essenza è quella di un truffatore o di un avvocato. Ma veniamo a noi, caro avvocato Russo…

Il pugno raggiunge Sanguedolce alla tempia sinistra.
…io ti rovino – dice accasciandosi a terra
Il secondo colpo è un calcio nella schiena che gli toglie il fiato, ma non la combattività. Sanguedolce prova a rialzarsi e Luigi lo attende in piedi per mettergli una mano al collo, sputargli in faccia e dargli una tremenda craniata sul naso, che inizia a sanguinare copiosamente. Il pavese piomba di nuovo sull’asfalto.
Ho amici potenti… sei finito, ridicolo coglione – dice tenendosi il naso con le mani.
Chiedi scusa! – urla Luigi.
Fanculo! Mi hai rotto il naso!
Chiedi scusa!! Sei un disonesto, un truffatore, un sadico!
E tu sei un insignificante motociclista che non ha nemmeno i soldi per una moto nuova!
Quando sarò ricco comprerò una moto nuova! Per ora la mia va benissimo! – prende Sanguedolce da terra, lo infila selvaggiamente al posto guida della automobile colma di travestimenti e col carrello attaccato.
Vattene- Luigi sibila piano.
Il pavese non si muove, sanguina dal naso. Cambia registro.
Russo, posso riempirti di soldi fino a scoppiare, se non fai parola con nessuno di chi io sia… troviamo un accordo… l’alternativa è chiudere lo studio, io in galera e tu a spasso.
Non credo, chi ha smascherato il pavese troverebbe certamente un altro lavoro…
Tu non capisci… non sono solo, c’è una cerchia di persone… ci conosciamo tutti… abbiamo forti agganci con i media, i politici, le forze dell’ordine: io sono solo il pavese, ma c’è chi fa cose peggiori e se saltasse fuori tutto, tu vivresti molto poco.
Quanto vale il mio silenzio? – chiede Luigi.
Centomila euro.
E la Vincent?
È intestata ad un nullatenente: te la faccio volturare.
Ci penso. Ora vattene.
Russo, se mi denunci qualcuno si spaventerà e mi faranno fuori prima che io possa fare rivelazioni, tu mi seguiresti a breve. Sai che scoop scoprire che professionisti, politici, militari, persino uomini pii, hanno il passatempo delle truffe per puro divertimento. La stampa ci sguazzerebbe per anni, moltissime persone insospettabili sarebbero rovinate per sempre, succederebbe una catastrofe.
Avvocato, io è quarant’anni che vivo nella catastrofe… farei di tutto per uscirmene.
Lo so, lo so, caro Russo. Che rabbia vedere un talento come te sprecato a curare cause da principianti, sei uno brillante, sai? Proprio per questa ragione ti ho sempre temuto ed emarginato; devo ammettere che avevo ragione. Mi hai smascherato, hai scritto l’epitaffio del pavese che da oggi sparirà dalla scena. Me ne vado. Finirà come finirà.

Un avvocato Sanguedolce distrutto, avvia il motore della sua automobile guardando Luigi negli occhi.
Luigi pensa che questa sarebbe un’altra, ennesima occasione persa. Accettare l’accordo con Sanguedolce lo renderebbe ricattabile, dipenderebbe da lui per tutta la vita e chi sa mai se qualcuno un giorno non avesse voglia di eliminare uno scomodissimo testimone? No, la soluzione è un’altra. Questa volta Luigi decide di non cascarci più, di fare il salto, a quarant’anni può avere sotto il sedere la moto più bella mai costruita, la Vincent. Tieniti forte Luigi, da oggi in poi si balla.
Fammi entrare in macchina, Sanguedolce.

I quotidiani locali del mattino seguente dedicarono al suicidio dell’avvocato Sanguedolce un semplice articoletto nelle cronache locali. “L’avvocato dei Vip si toglie la vita col monossido di carbonio”, “Tragedia per Sanguedolce, l’illustre single sessantenne muore in auto dentro il garage di casa”, “Ignote le ragioni per il suicidio dell’avvocato Sanguedolce, la città in lutto piange l’emerito principe del foro”, e così via.
Russo partecipò ai funerali scrutando tutti gli intervenuti, cercando di scoprire chi potesse fare parte del network della truffa. Perché da quel giorno, dal quel fottutissimo giorno in cui aveva suicidato Sanguedolce, non solo si era impadronito della Vincent HRD 1000 Black Shadow ma anche di tutta una vita. Un baule di travestimenti, i dati del computer e del tablet di Sanguedolce, le sue agende erano nelle mani di Russo, abile nel schivare ogni sospetto e nuovo corpo ospite per il pavese.

Luigi non cambiò mestiere, non diede nell’occhio, restaurò il TX e tenne la Vincent per il proprio piacere personale fino a quando non rintracciò il nullatenente cui era intestata dal quale la acquistò formalmente in cambio di una cifra accettabile racimolata con la nuova incredibile truffa dell’avvocato Lentini: l’ignobile giro di parcheggi per moto abusivi nei marciapiedi del centro di Milano.


Il preferito dell'autore


 

Finale 5, di Marcus '52

I mille in contanti. Gatta secca.
Dall’archivio dello Studio Luigi stampa su carta intestata la lista delle truffe. Poi chiama Marco, amico Appuntato della Finanza (e pilota di un 3 ½ epico): becchiamo il Pavese e poi dal Giudice!
Vecchio lindo magazzino: di fianco al TX un pallido Pavese, davanti la carta intestata. Reazione inattesa. Gatta secca di quella meretrice! Sanguedolce delle mie scatole lo dovevo capire dal nome che mi avresti fottuto! E via di peggio. Alle urla Marco entra (in divisa) ed il Pavese stramazza.Muoia l’infame con me!
E salta fuori il magazzino di moto d’epoca che neanche in Paradiso, con tutti i (poco) legittimi libretti intestati allo Studio Sanguedolce & Partners. Solo la Vincent legalmente acquistata, oltre ad un CB750 bello da piangere… Ora lo stimato avvocato Russo, titolare della Sanguedolce&Partners, ogni mattina avvia la Vincent al primo calcio ed il Maresciallo Caputo alterna, con commossa equità, il 3 ½ al CB. Due insieme non è possibile: c’è un limite a tutto.

 

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