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Ricorderemo a lungo il weekend end del 14 e 15 giugno, soprattutto con la giornata del sabato che ha visto fin dalle prime ore del giorno centinaia di moto affollare il grande parcheggio su via Gregorio VII, a poche centinaia di metri dalla Basilica vaticana.
Tutti svegli fin dall'alba, per arrivare puntuali all'incontro con Papa Leone XIV partendo da Castel Gandolfo; e tutti orgogliosi di esibire, nell'affollata udienza in presenza del Santo Padre, magliette e cappellini con il logo del “Giubileo dei Motociclisti”, che la versione inglese “Biker's Jubilee” rendeva più internazionale.
E di altre nazioni oltre alla nostra ce n'era diverse, tutte orgogliose di esibire i colori della propria bandiera, ad iniziare dall'est Europa, dove spiccava un prete ucraino in sella ad un imponente trike, fino all'estremo ovest del continente, con il moto club della polizia metropolitana di Lisbona.
Tutti mobilitati da padre Tadeusz Rozmus, meglio noto come “Don Biker": religioso salesiano e parroco di Castel Gandolfo, vicino a Papa Francesco e adesso a Papa Leone XIV, ma anche ingegnere meccanico e fiero motociclista, che in sella alla sua Kawasaki Vulcan 1700 non passa certo inosservato.
"Taddeo", come familiarmente lo chiamano i fedeli, era alla testa dei biker del Giubileo e che hanno vissuto una giornata davvero particolare, perché andare in moto dal Santo Padre non è cosa che capita tutti i giorni.
Sul Giubileo dei Motociclisti abbiamo raccolto anche la testimonianza di uno degli organizzatori, Andrea Trinchero, che ringraziamo per il suo contributo:
«C’è chi organizza eventi; e poi c’è chi li costruisce con passione, precisione e rispetto.
È il caso del Giubileo del Motociclista, un’iniziativa senza precedenti che ha visto collaborare realtà distinte ma unite da valori comuni: fratellanza, sicurezza, spiritualità e amore per la moto.
Tutto è partito due anni fa con un’idea coraggiosa lanciata dal Motoclub Disorientati, in collaborazione con il Motoclub della Polizia di Stato. Da quel momento è iniziato un viaggio fatto di pianificazione certosina, incontri istituzionali, formazione tecnica e coinvolgimento di realtà iconiche del motociclismo italiano come Ducati e il gruppo dei Desmo Brother, che hanno risposto con entusiasmo.
Ogni dettaglio è stato curato con dedizione: il motoclub Motociclista Sostantivo Femminile ha gestito con professionalità l’intera area hospitality, dalla distribuzione dei kit all’organizzazione degli alloggi, fino al coordinamento degli orari e agli inviti alle numerose personalità intervenute. Un’accoglienza degna di un grande evento, che ha fatto sentire ogni partecipante parte di una comunità.
La macchina organizzativa ha trovato nella Polizia di Stato un partner imprescindibile: grazie al motoclub interno sono state gestite tutte le autorizzazioni ufficiali con Roma Capitale e Polizia Stradale, nonché la complessa logistica dei palchi dove, nella serata del venerdì, con due band, e il sabato sera dopo l’incontro con il Santo Padre, la Banda della Polizia di Stato con cento musicisti, hanno regalato emozioni con un concerto carico di simbolismo e festa.
Ma la sicurezza non è stata lasciata al caso: le staffette motorizzate, elemento fondamentale della gestione dinamica dell’evento, sono state addestrate con quattro mesi di anticipo presso il Polo Tecnico di Formazione della Polizia di Stato, per garantire precisione, sicurezza e fluidità in ogni spostamento, grazie al supporto del GSSS Point Roma.
Le aree di parcheggio, distribuite strategicamente per accogliere centinaia di moto, sono state curate con efficienza dalla logistica integrata tra Disorientati e Polizia di Stato, in un gioco di squadra che ha dimostrato cosa significa cooperazione reale.
E poi, il momento che ha lasciato un segno nel cuore di tutti: l’udienza giubilare con il Santo Padre. Circa settecento partecipanti hanno avuto il privilegio di vivere questa esperienza straordinaria, e quindici fortunati membri del comitato direttivo sono stati accolti personalmente dal Pontefice, donandogli simboli del mondo motociclistico e ricevendo parole di incoraggiamento e benedizione.
A chiudere il cerchio, la Benedizione dei Caschi, presso il Santuario del Divino Amore, rito collettivo e potente che fonde fede e passione, e che ha lasciato negli occhi dei presenti una luce che difficilmente si spegnerà.
Un evento nell’evento, dove il rombo dei motori si è fuso con la musica dell’anima.
Dove i cavalli meccanici hanno trovato senso nel cammino spirituale.
E dove, ancora una volta, la moto si è dimostrata strumento di unione, testimonianza e cambiamento».