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"Ho fatto un bel casino nel momento sbagliato", è questo l'esordio di Francesco Curinga quando gli invio un messaggio per chiedergli se ha voglia di parlare un po' del suo ritiro dal Tourist Trophy 2025 a causa di un incidente autonomo, "ho fatto tutto da solo", a Vallelunga. Ma come spesso accade agli uomini di cuore e di passione, la frase successiva è di consapevolezza: "è andata così, è inutile piangersi addosso".
Per chi non ha molta dimestichezza con l'argomento TT, ricordiamo che il Tourist Trophy è un po' l'obiettivo principale della stagione di un pilota di road race. Un po' come la 8 Ore di Suzuka per le Case giapponesi, specie qualche tempo fa. Una gara che vale l'intera stagione, "un campionato del mondo" dice Francesco - e io sono d'accordo - in prova unica, un impegno che programmi non appena chiudi l'edizione precedente e sul quale riversi l'intero bagaglio di emozioni e di aspettative che ti porti dietro sia sul lato sportivo che su quello personale. Ma è anche uno sforzo economico/organizzativo importante, che Francesco stava affrontando con Delmo Racing, il suo nuovo Team nel quale ha trovato un ambiente e un'intesa straordinaria, fin dal primo minuto: cose che accadono al TT, verrebbe da dire.
Purtroppo non sempre le cose vanno come previsto: sabato scorso, a Vallelunga, una perdita di aderenza del posteriore alla Cimini lancia Francesco per aria e spezza, insieme allo sterno del pilota genovese, tutte le aspirazioni riversate da Curinga e Delmo Racing sul TT 2025 che avrebbero dovuto correre con una Yamaha R7.
Non appena in piedi Francesco capisce subito che c'è qualcosa che non va, si fa portare in ospedale - anche perché aveva ancora la speranza di correre la domenica - dove entra sabato alle 17 e esce la domenica alle 20: leggera frattura scomposta dello sterno, che si porta dietro la necessità di ulteriori accertamenti per togliere ogni dubbio su eventuali danni agli organi interni. "mi hanno rivoltato come un calzino in 24 ore, non potevo avere migliore assistenza".
Con la delusione a mille e i morale sotto i tacchi Francesco avverte il Team e insieme concordano di affidare la R7 che avrebbe dovuto portare tra le curve del Mountain al pilota britannico Shaun Anderson "un ottimo pilota ma anche una bravissima persona; nella sfiga, affidare la moto a una brava persona fa piacere".
La prognosi è di 30 giorni ma Francesco, per ironia della sorte, facendo all in sul TT non aveva nemmeno fatto l'iscrizione al ManxGP (la gara che si svolge ad agosto sempre sull'Isola di Man, sullo stesso tracciato del Tourist Trophy e che Curinga ha già vinto una volta), anche se sarebbe stata una "magra consolazione".
Peccato, ma forse nemmeno tanto se leggiamo tutto in chiave di un'appassionante storytelling, perché a fianco del suo percorso verso il TT 2025 era partita la produzione di un docufilm con la regia di Michele Riccomini, TT For Life, che racconta il percorso di Francesco verso il suo settimo Tourist Trophy, anche se a questo punto il destino ha imposto un inaspettato plot twist. La produzione procede comunque, perché la storia forse adesso è ancora più intrigante e ricca di emozioni. "Curingass", non appena possibile, risalirà in sella per una gara dell'IRRC, ma ovviamente l'obiettivo suo e del Delmo Racing Team adesso è il TT 2026.
Gli italiani al Tourist Trophy 2025 così passano da 4 a 3, Stefano Bonetti, Maurizio Bottalico e Andrea Majola, Francesco fa un in bocca al lupo a tutti, ma sopratutto al suo Team e a Shaun Anderson "preparatemi bene la moto per l'anno prossimo".
Curinga ha 50 anni, insieme ci lanciamo in una rapida rassegna dei over 50 al TT: nomi importanti come McGuinness e Rutter, gente che il gas lo da a palate e che raccoglie ancora molte soddisfazioni sull'Isola di Man. "Noi non siamo vecchi: noi saliamo di livello!", da scolpire nella pietra. Più seriamente "Siamo anche abbastanza maturi da sapere dove possiamo arrivare. Io vado sull'Isola per far bene in base alle mie possibilità, cercando di migliorarmi. Non ti dico che vado per vincere perché ormai è tardi, però voglio migliorarmi quindi quando giungerà il momento in cui non riuscirò più, farò dell'altro. Ma fino a quando sono consapevole delle mie possibilità, ben venga. L'unica cosa che forse mi potrà portare a smettere oltre a una mia decisione è la mia famiglia: se mio figlio mi dicesse di non correre più direi basta". Il supporto della famiglia è fondamentale, se dovesse mancare questo supporto Francesco - contro la sua volontà - metterebbe, mi dice, il punto di fine alla sua carriera.
Sulla scorta di questa considerazione chiedo a Curinga: "secondo te è questa la ragione per cui nel paddock del TT trovi tante famiglie dei piloti, anche sulla linea di partenza? Forse non puoi correre al TT se non hai la tua famiglia che ti sostiene anche con la sua presenza?" Mi risponde che desidera la presenza di sua moglie, ma non di suo figlio: "non voglio vederlo prima della partenza: sento il suo supporto, analizziamo i tempi e mi cazzia anche, è molto obiettivo e se faccio cagare me lo dice in faccia. Ma non voglio vederlo gli attimi prima della partenza" tradendo in qualche modo il peso della responsabiltà paterna, mentre con la moglie Francesco condivide più il senso della gara, è una presenza che lo carica, che lo so/upporta in quei 15 giorni "quando tutto ci è permesso" per non turbare un equilibrio che si ricerca ogni momento mentre corri al TT e respiri l'aria del paddock, con la sua erba perennemente bagnata che quando piove le moto al parco chiuso le porti con le gomme avvolte nella pellicola trasparente. Ci sarebbe da scrivere un libro sulle compagne e mogli dei piloti del Tourist Trophy.
Peccato, mi sarebbe piaciuto incontrare ancora una volta Francesco tra le curve della corsa su strada più celebre del mondo, dove quest'anno Moto.it sarà presente con un'iniziativa che partirà da Milano in sella a una Triumph Tiger 900 GT Pro, stay tuned!
Foto: Michele Riccomini